Genitori adottivi: affrontare le problematiche psicologiche

L’adozione è una pratica che può portare ad alcune conseguenze psicologiche rilevanti, sia nei bambini ma anche nei genitori. Continua a leggere questa guida per scoprire come vivere un’esperienza di adozione in modo positivo e senza traumi. Impara a essere un buon genitore adottivo, avrai un buon figlio adottivo!

Milena Talento
Classe 1985, una laurea in Filosofia e una passione per il web nata ai tempi dei convegni universitari su Merleau-Ponty e i neuroni specchio. Autodidatta dalla A alla Z, comprende le potenzialità lavorative ma soprattutto economiche delle emergenti professioni tecnologiche e decide di sfruttare le proprie abilità letterarie e logiche applicandole ad un ambito nuovo. Da qui si affaccia alla professione di copywriter che coltiva per diversi anni. Scrive per alcuni e-commerce emergenti (tra cui Dalani e Zalando), si appassiona alla programmazione dei siti web, ma soprattutto agli algoritmi di Google. Circa 10 anni fa apre una web agency con cui si occupa di comunicazione a 360°. Guidaconsumatore.com viene acquistato nel 2018, dopo anni passati a lavorare in redazione come copy e seo.
Milena Talento

Le problematiche psicologiche dei genitori adottivi

Essere genitori adottivi: un compito difficile e non privo di problematiche psicologiche ed ostacoli 1

Preparazione della coppia adottiva. 1

La conoscenza con il bambino adottivo e la creazione della nuova famiglia. 3

Le prime crisi del bambino adottivo. 4

Consigli utili per i genitori adottivi nel rapporto con il bambino adottato. 4

Link a siti web utili per approfondire le problematiche dell’adozione e del rapporto tra genitori adottivi e bambino adottato   5

Essere genitori adottivi: un compito difficile e non privo di problematiche psicologiche ed ostacoli

Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più d’adozione e dei problemi legati a questa scelta. Che cosa significa essere genitore adottivo? È sufficiente desiderare un bambino e volergli bene per tutta la vita per risolvere i problemi? Purtroppo non sono sufficienti affetto e cure perché si ha a che fare con problematiche diverse rispetto alla genitorialità naturale. Per prima cosa l’adozione è una vicenda diversa dalla “normale” procreazione, perché prima di essere adottati tutti i bambini vivono esperienze di separazione, perdita e abbandono.

Si tratta di momenti che fanno sentire il bambino “incompleto” e portano a relazioni e comportamenti comunemente definibili di afflizione. Un bambino necessita fin dalla nascita del contatto con il corpo della madre, strumento indispensabile per il piccolo al quale viene in questo modo offerta la possibilità di superare le paure e porre nel suo interno l’oggetto buono, fulcro di sicurezza e fiducia.

Il bambino per crescere come persona autonoma e acquisire sicurezza, ha bisogno di veder soddisfatti due bisogni: sentirsi amato e protetto dai genitori e sentirsi incoraggiato a differenziarsi come persona autonoma. L’amore è per il bambino un bisogno principale e la sua mancanza provoca cicatrici che si riescono a superare solo con duri sforzi. Le esperienze dolorose e le carenze affettive hanno una forte incidenza sul bambino. Le conseguenze immediatamente riscontrabili e più frequenti sono:

  • Tratti depressivi con sensi di colpa
  • Cattiva capacità a controllare le tensioni
  • Grande fragilità emotiva
  • Profonda sfiducia in sé e negli altri

Per questo nel bambino adottato sono abbastanza frequenti crisi d’identità, difficoltà di apprendimento, manifestazioni fobiche, tendenza all’isolamento; le difficoltà aumentano ancora di più se il passaggio da un ambiente all’altro comporta anche un cambiamento socioculturale o etnico, quando cioè si possono cogliere differenze nei tratti somatici.

Il genitore adottivo deve essere sempre pronto a fronteggiare questi problemi rassicurando, valorizzando e confermando il proprio amore. Una disponibilità costante permetterà al bambino di accettare la realtà, lo aiuterà a trovare più facilmente gli oggetti d’amore. I genitori devono ricordare che quando il bambino arriva in famiglia, qualunque sia la sua età, porta con sé un bagaglio fatto di ricordi, vissuti ed emozioni.

Nel minore c’è un prima, solitamente doloroso, privo di affetto e cure che spesso è rimosso per difendersi, e un dopo cioè la nuova vita. Proprio questa scansione determina l’abbandono. Un bambino adottivo sarà molto diverso da noi, e bisogna fare di questa diversità un punto di forza; accettare le sue origini, cultura e paese di provenienza.

Preparazione della coppia adottiva

È fondamentale che la coppia acquisisca, durante il percorso adottivo, la consapevolezza delle esigenze e dei bisogni di un bambino istituzionalizzato, del suo vissuto, della sua storia e delle problematiche che incontrerà nella costruzione di un legame, staccandosi dal bambino immaginario fino allora costruito nella mente.

Se ciò non avviene l’incontro rischierà di essere fallimentare perché non conforme a quelle che sono le proprie aspettative e in contrasto con le reali esigenze del futuro figlio. Il bambino non ha il dovere di soddisfare e colmare i bisogni degli adulti ma ha il diritto ad avere una famiglia, di essere amato ed accettato nella sua diversità biologica, somatica e culturale.

I genitori adottivi devono avere una preparazione adeguata e forte sensibilità e maturità per accogliere e rispettare un bambino non solo con caratteristiche somatiche evidentemente diverse dalle proprie ma portatore di una cultura distante dalla nostra, che va rispettata e continuata per dare dignità alle sue radici. Se il bambino non si sente accettato dalla coppia genitoriale, se avverte un distacco, se si sente “un diverso” non riuscirà mai a instaurare una sana relazione con loro e non si svilupperà mai in modo armonico ed equilibrato.

Un primo tradimento che la coppia fa al bambino è il cambio del nome, che è il primo segno di riconoscimento e di esistenza, come se volesse cancellare il passato del proprio figlio, un passato scomodo, da dimenticare, che, invece, va rispettato ed integrato in una sorta di patto adottivo. Un motivo per cui le leggi straniere prevedono per le coppie dei lunghi soggiorni nel Paese di origine è perché possano conoscere direttamente il contesto dove è cresciuto il futuro figlio ed assimilare le sue abitudini (alimentari, relazionali, climatiche), comprenderle, rispettarle e riproporgliele successivamente nel nuovo nucleo adottivo. In questo modo il bambino si sente accettato nella sua individualità e non deve adattarsi a richieste che per lui sono estranee e difficilmente comprensibili.

L’adattamento, infatti, da parte del bambino ad un contesto non accogliente e a delle rigide aspettative della coppia, può far sviluppare un “falso sé”. Compito dei genitori è dare continuità all’identità del bambino, sostenerlo nella fase di elaborazione del suo triste vissuto per evitare che ci siano fratture tra il suo passato, il presente ed il futuro.

Spesso i bambini adottivi sono portatori situazioni di abbandono, di solitudine, talvolta di maltrattamento fisico e psicologico; sono bambini traditi dalla vita. Le figure adulte che dovevano soddisfare i loro bisogni fisici e di protezione gli hanno inflitto un messaggio forte di rifiuto, di non esistenza e non riconoscimento. Sono bambini che non hanno sviluppato un legame di attaccamento sicuro così come è necessario per una sana ed armonica crescita della personalità.

Il bambino abbandonato presenta sempre un ritardo nello sviluppo psico-fisico perché fin dalla nascita si necessita delle cure individuali e personalizzate; se ogni bisogno fisiologico (fame, sete, ecc.) e affettivo (contatto fisico, visivo, coccole ecc.) è prontamente soddisfatto, il bambino sperimenta dapprima la continuità nella soddisfazione dei suoi bisogni e poi l’affidabilità nei confronti delle figure adulte che si occupano di lui.

Questa naturale interazione bambino-adulto è alla base della costruzione del legame di attaccamento. L’assenza di relazioni affettive sane, di stimolazioni sensoriali e tattili, provocano un rallentamento dello sviluppo psicomotorio in parte accentuato a seconda del modo di reazione del bambino a tali deprivazioni.

E’ fondamentale che la coppia sappia che il bambino che incontrerà ha dei bisogni da soddisfare:

  1. ha bisogno di essere accettato e benvoluto nonostante il suo comportamento negativo
  2. ha bisogno di essere smentito dalla convinzione che lui è cattivo e che, pertanto, merita di essere punito
  3. ha bisogno di essere amato e soprattutto di non subire un nuovo abbandono

L’adozione è un atto d’amore che richiede una grande capacità di donarsi e non la soddisfazione di un bisogno di essere genitore a tutti i costi.

L’adozione ha, infatti, successo solo se il bisogno della coppia si trasforma in forte e sincero desiderio di dare amore.

La conoscenza con il bambino adottivo e la creazione della nuova famiglia

La famiglia adottiva con i figli che provengono dall’adozione internazionale si costituisce in un paese straniero, secondo modalità, luoghi e tempi che non sono i nostri e ai quali spesso le famiglie si adattano con fatica.

Il periodo di permanenza nel paese straniero e il primo incontro con il bambino sono eventi di fondamentale importanza per la strutturazione della relazione genitore-figlio.

L’opinione che la coppia si fa del paese d’origine del minore influenzerà, anche inconsapevolmente, la relazione con il bambino e la percezione che la famiglia ha del suo passato e delle sue origini.

Le reazioni del bambino ai nuovi genitori possono essere varie:

  1. può esserci un innamoramento istantaneo seguito poi dalla paura di attaccarsi
  2. una fase di osservazione in cui il bambino scruta e mette alla prova anche con comportamenti provocatori
  3. attaccamento a uno solo dei genitori e difficoltà di rapporto con l’altro.

Qualsiasi sia il suo atteggiamento, bisogna accettare lui, la sua storia e ciò che ne consegue. Solitamente i bambini che si chiudono in se stessi aggrediscono i genitori per paura di essere nuovamente rifiutati.

I genitori non devono essere troppo rigidi, ma cercare di dare meno regole possibili, partendo da quelle base. I bambini desiderano essere guidati ma non hanno bisogno di rigidità e regole per loro inadatte in quel momento ed è bene che non gli siano imposti dei modelli.

I minori più grandi che arrivano in famiglia sono solitamente autonomi e quindi bisogna valorizzare questo aspetto. È importante sapere che abitudini avevano e sapere ciò che facevano per non cambiare bruscamente il loro modo di vivere.

Il primo anno adottivo è solitamente un periodo idilliaco in cui il clima emotivo è quello del coronamento di un sogno, sia per i genitori sia per il bambino. Prevale l’idealizzazione, sono dimenticati i tempi di attesa e le difficoltà vissute per raggiungere il sogno.I genitori sono assorbiti da una dedizione e valorizzazione totale del bambino.

Negli anni successivi la famiglia affronta l’appuntamento con le domande e la narrabilità della storia adottiva che non riguarda soltanto l’adozione ma anche l’abbandono. Dovranno rispondere ad alcune domande e favorire l’integrazione del passato, presente e futuro.

Inoltre l’idealizzazione lascerà il posto ad una consapevolezza della realtà esistente con la possibilità che si verifichino alcune reciproche delusioni.

Le prime crisi del bambino adottivo

Nonostante oggi non si nasconda più ai figli adottivi la loro origine, questo non significa proteggerli dal dolore e da un trauma. L’ingresso nell’età adolescenziale vede intrecciarsi la turbolenza emotiva di questa fase evolutiva con la specificità della condizione adottiva. Ciò rischia di acuire i conflitti tipici dell’età. Questo rischio dipende dalla relazione che si è andata strutturando nella famiglia negli anni precedenti.

Il processo di separazione dai genitori appare più conflittuale per gli adolescenti adottati se il passato non è stato sufficientemente elaborato, a livello intrapsichico e all’interno della relazione famigliare.

I ragazzi pensano di essere stati abbandonati perché diversi e indegni d’amore. Sanno di essere nati in condizioni degradate, di provenire dalla parte povera del mondo, ma per loro la più grande ferita è essere stai lasciati, anche se questo gli ha permesso una vita migliore.

Anche i genitori adottivi hanno alle spalle traumi dolorosi: la sterilità. Per questo motivo la via di uscita è cercare di far incontrare i due dolori, di comunicarseli a vicenda, in modo che scontri e conflitti apparentemente inevitabili possano essere elaborati insieme.

L’errore più grande è quando i genitori si offendono perché il figlio mette in evidenza il fatto di non essere nato da loro. Padri e madri devono far capire che anche loro hanno sofferto per non essere stati capaci di generare un figlio, ma che hanno trovato in lui proprio quello che desideravano.

A volte i figli adottivi vivono periodi in cui divengono aggressivi, hanno problemi a scuola e comportamenti antisociali.

Tutto questo non deve essere accettato come tale: bisogna cercare le ragioni per cui questi atteggiamenti si manifestano. È importante il dialogo, ascoltare i dubbi e accettare quella parte di vita precedente all’incontro con i genitori adottivi, che seppur breve e piccola, ha rappresentato una grossa ferita.

L’idea dei genitori naturali deve essere presente sia nei figli sia nei genitori adottivi affinché si possa costruire una storia di vita affettiva mentale comune.

Qualche volta sono sufficienti comprensione e tempo per cicatrizzare le ferite. Altre è necessario l’aiuto di uno specialista.

Consigli utili per i genitori adottivi nel rapporto con il bambino adottato

È fondamentale in una situazione adottiva parlare sempre chiaramente, tirare fuori i propri sentimenti e sensazioni.

Il bambino deve sentirsi libero di esprimersi anche se sa che questo può provocare tristezza e sensi di inadeguatezza nei genitori.

Un percorso di psicoterapia nell’infanzia e adolescenza può essere molto utile al figlio adottivo per chiarire eventuali carenze affettive subite e ricostruire con una terza persona (lo psicoterapeuta) il proprio vissuto. L’elaborazione del trauma è fondamentale per crescere.

Per i genitori adottivi vengono organizzati gruppi condotti da psicologi, in cui le famiglie adottive condividono esperienze e problematiche e non lasciano sola la coppia che affronta questo delicato cammino.

A volte non sono sufficienti l’amore e la volontà, perché i problemi possono essere grossi e ingestibili. Con il supporto e la preparazione giusta, l’adozione può trasformarsi in un’esperienza unica e meravigliosa, che regala immense gioie e felicità.

Link a siti web utili per approfondire le problematiche dell’adozione e del rapporto tra genitori adottivi e bambino adottato

Anfaa

www.anfaa.it

portale dell’Associazione Nazionale famiglie adottive e affidatarie; riporta sul sito le date di convegni, corsi e conferenze a tema, ma anche moduli, informazioni e indirizzi cui chiedere consulenze.

Ciai

www.ciai.it

sito di tutela dei diritti del bambino; offre una sezione dedicata alle adozioni internazionali con corsi e date di convegni informativi di pre- adozione e gruppi sia per genitori sia per i figli adottivi.

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