Che cosa sono i Bitcoin e come si usano

I Bitcoin sono monete virtuali, non soggette a controlli bancari, che possono essere usate per acquistare oggetti. Si tratta di una novità in questo campo, nata un po’ dalla crisi economica un un po’ dall’esigenza, nell’era di Internet, di farsi pubblicità. Ecco allora di che cosa si tratta: come funzionano i Bitcoin, come utilizzarli per effettuare pagamenti e, soprattutto, quali sono, a oggi, i pareri discordanti in merito.

Milena Talento
Classe 1985, una laurea in Filosofia e una passione per il web nata ai tempi dei convegni universitari su Merleau-Ponty e i neuroni specchio. Autodidatta dalla A alla Z, comprende le potenzialità lavorative ma soprattutto economiche delle emergenti professioni tecnologiche e decide di sfruttare le proprie abilità letterarie e logiche applicandole ad un ambito nuovo. Da qui si affaccia alla professione di copywriter che coltiva per diversi anni. Scrive per alcuni e-commerce emergenti (tra cui Dalani e Zalando), si appassiona alla programmazione dei siti web, ma soprattutto agli algoritmi di Google. Circa 10 anni fa apre una web agency con cui si occupa di comunicazione a 360°. Guidaconsumatore.com viene acquistato nel 2018, dopo anni passati a lavorare in redazione come copy e seo.
Milena Talento

 

Bitcoin: che cosa sono e come funzionano

Se ne parla da un po’ ma non tutti hanno capito esattamente che cosa sono i Bitcoin. A tutti gli effetti sono delle monete virtuali che però possono essere utilizzate per acquistare oggetti veri, dal cibo alle automobili. Questa tipologia di valuta elettronica è nata nel 2009, grazie al suo inventore Satoshi Nakamoto, ed è regolata dal protocollo peer-to-peer. Il valore di questa moneta è variabile nel tempo ed è soggetta a variazioni; basti pensare, per esempio, che solo nel 2012 un Bitcoin valeva 2 dollari, mentre oggi il suo valore supera i 400 dollari. Ma vediamo più da vicino di che cosa si tratta.

Quando si parla di argomenti prettamente tecnici, come la finanza, non sempre è facile seguire le redini del discorso, a meno che, ovviamente non siate esperti del settore o abbiate indirizzato i vostri studi in questo senso. Se così non fosse, non temete. Alle volte basta semplicemente spiegare con parole un po’ più semplici concetti e nozioni all’apparenza incomprensibili ed ecco che la musica cambia completamente. Come in questo caso, in cui cerchiamo di parlare di che cosa sono i Bitcoin in modo semplice e accessibile a tutti.

Immaginatevi, dicevamo, delle vere e proprie monete virtuali; con i Bitcoin è possibile comprare diversi generi di beni, e sono sempre di più i negozi che li accettano, oppure è possibile usare la stessa moneta come merce di scambio per ottenere denaro. È anche possibile coniare delle nuove monete Bitcoin, ma questa possibilità è ovviamente soggetta a limitazioni; il limite fissato è pari a 21 milioni di unità.

Ogni moneta Bitcoin è tracciata e reca il nome del suo proprietario. In questo modo, chi possiede dei bitcoin potrà spenderli una volta, e solo una soltanto, al riparo da truffe e raggiri. Al momento non esiste alcuna legge che vieti ufficialmente questo tipo di moneta e questa situazione è dovuta anche al fatto che il tipo di circuito su cui si regge rende praticamente impossibile una sorta di controllo o regolamentazione.

In parte, usare Bitcoin garantisce l’anonimato. Diciamo in parte perché le transazioni effettuate con Bitcoin sono comunque pubbliche, conservate e tracciate dal database che conserva tutti i dati, così come è spiegato nel sito ufficiale dei Bitcoin. Questo significa che le attività e i movimenti effettuati dai possessori di Bitcoin possono essere consultati da tutti, dal momento che ogni moneta è tracciata. Quello che invece non può essere consultato è il nome del titolare di Bitcoin, a meno che non sia la persona stessa a rivelare la sua identità durante una transazione.

Come usare i Bitcoin

La prima cosa da fare per utilizzare questo tipo di denaro è accedere al sito ufficiale e creare un wallett, ossia una sorta di portafoglio virtuale che serve per conservare il denaro e utilizzarlo in caso di necessità. Una volta creato il wallet, a ogni cliente viene corrisposto un codice di 34 lettere e numeri. Il codice va conservato molto attentamente: una volta perduto, andranno persi anche i Bitcoin, che scompariranno così dalla rete per sempre. A ogni portafoglio, il wallet, possono essere associati uno o più Bitcoin Address, una sorta di codice, che si può generare quante volte si desidera.

La seconda fase, è quelle che permette di procurarsi i Bitcoin, fase chiamata Mining. Per ottenere le monete dovrete unirvi a un pool, una sorta di consorzio all’interno del quale ogni persona associata rinuncia a una parte di risorse del proprio pc affinché vengano eseguiti dei calcoli complessi, configurati come crittografie.

Per associarsi a un pool è necessario creare un account personale, dopodiché è possibile scaricare un programma in Java. Una volta scaricato, bisogna eseguire il programma e attendere che il computer accetti le risorse  di calcolo messe a disposizione del gruppo. In questo modo la crittografia viene risolta in modo molto più semplice rispetto a quanto farebbe da solo un solo pc.

Ogni qualvolta che il pool riesce a trovare la soluzione della crittografia, acquisisce dal sistema un pacchetto di Bitcoin, in genere da 50. In questo modo le monete virtuali si bipartiscono tra tutti i membri in base al contributo dato da ognuno.

La questione economica ed etica che ruota attorno ai Bitcoin

I Bitcoin sono ancora una novità e appartengono a una realtà non ancora ben conosciuta ai più. Le argomentazioni che, però, potrebbero scaturire intorno a questo sistema potrebbero ben presto assumere importanti connotazioni economiche ed etiche. Al momento, come per tutte le questioni importanti e di una certa rilevanza, l’opinione pubblica è spaccata a metà; c’è chi sarebbe a favore di un sistema come questo e chi, invece, ne è assolutamente contrario. Ogni fazione, ovviamente, porta a sostegno della sua tesi diverse argomentazioni. Vediamo quali sono.

Chi dice sì

Tra i sostenitori del sì qualcun sottolinea, come argomentazione valida all’esistenza di un sistema come quello dei Bitcoin, le gravi falle che il sistema finanziario che governa l’intero mondo ha: ne sono un esempio le gravi crisi economiche cui tutti abbiamo assistito negli ultimi anni. Seguendo questa logiche, si potrebbe pensare che alcune persone guardino ai Bitcoin come a un’alternativa, a un modo di risolvere a monte il problema della creazione delle monete.

Del resto, il denaro, inteso come banconota, ha un valore che nasce da un accordo tra chi emette la moneta e chi la usa; entrambe le parti, quindi, concordano sul fatto che una determinata banconota ha un preciso valore. L’unico istituto che può stampare moneta è la BCE, altrimenti conosciuta come la Banca Centrale dell’Unione Europea, formata da un’associazione di banche centrali di ogni nazione, come Banca d’Italia per l’Italia.

Ma se le banche non sono pubbliche, e quindi non sono di proprietà dello Stato, quando uno stato d’Europa ha bisogno di denaro deve chiederlo necessariamente alla BCE, promettendo ovviamente di restituirlo. La BCE acquista il debito di uno Stato e in cambio gli eroga del denaro.

Se lo Stato però non è in grado di sanare un debito, questo aumento di anno in anno. Ed ecco che è qui che si inserisce l’argomentazione di chi è a favore di questo genere di sistema cui appartengono i Bitcoin. I Bitcoin si sottrarrebbero a questo genere di logica, introducendo di fatto il principio che la moneta appartiene al popolo. In questo caso, poi, il denaro sarebbe sempre disponibile e i cittadini potrebbero disporne quando e come vogliono.

Un’ultima considerazione, utilizzata sempre come argomentazione a favore di questo sistema: la quantità massima di denaro che è possibile generare con i Bitcoin è pari a 21 milioni. Questo significa, in altre parole, che oltre questa soglia non si potrebbe più generare denaro, e che si annullerebbe, di fatto, il rischio di inflazione.

Le ragioni del no

A questo punto è doveroso introdurre anche le ragioni di chi, invece, è completamente contrario alla pratica dei Bitcoin e a questo tipo di sistema. La prima argomentazione avanzata dalla schiera dei “no” è che i Bitcoin possono diventare la valuta ufficiale di chi effettua commercio illegale on line.

Il problema principale è che ciascuna transazione non è di fatto attribuibile a una persona fisica, ma solo al Bitcoin Address, e la situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che, al momento, non esiste una regolamentazione in materia che possa escludere queste eventualità. Del resto, sarebbe già solo complesso definire le singole competenze territoriali in tema legislativo e, quindi, la questione si complica ulteriormente.

La mancanza di una struttura legislativa, che regoli questo genere di pratica, rappresenta sicuramente un motivo in più per preoccuparsi di eventuali traffici illeciti che verrebbero veicolati da questo sistema di pagamento. Chi è contrario ai Bitcoin, quindi, teme, in altre parole, che se questo metodo di pagamento si diffondesse a macchia d’olio nel mondo virtuale, aumenterebbe il pericolo che si venga a creare una specie di Babele finanziaria che farebbe comodo ai criminali e a persone dedite al traffico illecito.

A queste motivazioni si aggiunge il fatto che, se da una parte il rischio di inflazione fosse davvero azzerato, d’altro canto non si avrebbe mai la certezza di una moneta stabile, dato che il valore di Bitcoin è decisamente fluttuante, come spiegato inzialmente.

Cosa si evince, allora, da tutto questo? Una cosa è certa: è ancora troppo presto, forse, per fare valutazioni ufficiali e per pensare a una moneta che si discosti a tutti gli effetti dal sistema ufficiale. La discussione, insomma, è aperta, ma quello che conta davvero è essere sufficientemente informati, anche in un campo tecnico e delicato come la finanzia, per molti difficile da comprendere in tutte le sue logiche, per poter elaborare un pensiero libero e strutturato.

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