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La storia del muro di Berlino

La storia del Muro di Berlino

Il Muro di Berlino si studia a scuola, all’Università e rappresenta un simbolo storico ancora oggi meta di turisti che, da tutto il mondo, si recano a Berlino per vederne i resti. Ancora oggi viene mantenuta in vita una parte di quello che è stato il muro di Berlino, come monito e come simbolo di una divisione che oggi non esiste più ma che ha creato solchi profondi nella memoria e nella storia della Germania, dell’Europa e del mondo intero.

Il 1945, anno della fine del secondo conflitto mondiale, è la data a cui si riconduce l’inizio di un’altra guerra, questa volte strategica e combattuta senza armi: la Guerra Fredda. Da una parte gli Stati Uniti e dall’altra l’Unione Sovietica, con la Germania che diventò il terreno di questa contesa fino agli anni ‘80. Ma vediamo di fare un salto indietro per cercare di capire quali furono le cause storiche, politiche e sociali che portarono alla costruzione del muro.

Il 1948 fu l’anno del Blocco di Berlino, un’operazione messa in atto dall’Unione Sovietica per contrastare la costruzione di un ponte aereo con cui gli Stati Uniti cercavano di rifornire la Germania. Inizialmente, ai cittadini che abitavano a Berlino fu concessa la libera circolazione, ma con l’avanzare della Guerra Fredda i singoli movimenti vennero impediti. Il confine venne chiuso nel 1952.

Il Muro di Berlino era un sistema di fortificazione costruito dalla Germania Est, la Repubblica Democratica tedesca, filosovietica, per impedire alle persone di circolare tra Berlino Est e Berlino Ovest, la Repubblica Federale di Germania, filostatunitense. Per molti anni il Muro di Berlino fu considerato il simbolo della cortina di ferro, che separava la zona sovietica da quella americana.

Per giustificare una costruzione così ostile e divisoria, sia l’Unione Sovietica, sia il blocco occidentale cercarono di accampare diverse scuse per cercare di dare una spiegazione plausibile alla popolazione che, da un momento all’altro, si trovò imprigionata letteralmente nella città.

Da una parte l’Occidente dichiarava di volersi proteggere da una continua migrazione da est e scongiurare così di dare maggiore potere alla Russia, dall’altro lato l’Unione Sovietica affermava che l’erezione di un muro avrebbe rappresentato un forte simbolo anti-fascista e tenuto alla larga possibili spie occidentali. E così fu, come ci insegna la storia.

Il Muro per molti anni ha diviso per 28 anni la città di Berlino, fino al 9 novembre 1989, l’anno in cui il governo della Germania orientale decise di aprire le frontiere verso la Repubblica Federale. La divisione della città poteva essere visibile grazie a due muri di cemento armato che correvano paralleli; secondo i dati in possesso degli studiosi furono oltre 200 le persone che furono uccise nel tentativo di superare il confine.

Il 9 novembre 1989 fu una data molto importante non solo per la Germania, ma per l’Europa intera. Sono molte le immagini dei cittadini di Berlino est che, dopo l’annuncio ufficiale, si arrampicarono sul muro per raggiungere i berlinesi che si trovavano a Berlino ovest. Intere parti del muro furono demolite e portate via come souvenir che rappresentava un luogo ricco di storia e carico di significati. La caduta del Muro di Berlino fu un evento epocale, che aprì la strada all’unificazione della Germania, conclusasi nel 1990.

Berlino est e Berlino ovest

La parte est della Germania aveva molte più difficoltà; era pressata continuamente dalle continue richieste economiche da parte dell’Unione Sovietica, pretese in nome dei danni di guerra che la Germania era tenuta a pagare. In più, gli aiuti economici ricevuto non potevano certo paragonarsi a a quelli forniti dagli Stati Uniti alla parte ovest del paese.

Più si delineava la divisione politica, tra il blocco sovietico e quello americano, e più si facevano largo due standard di vita completamente diversi. Per questo motivo, in quegli anni molte persone tentavano la fuga da Berlino est per raggiungere l’ovest del paese; per la maggior parte si trattava di giovani, laureati, studenti, operai specializzati e artigiani che volevano raggiungere Berlino ovest per cercare lavoro e per avere un futuro più libero, florido e redditizio.

La situazione divenne particolarmente precaria il 13 agosto del 1961, l’anno in cui l’esercito della Germania dell’est decise di interrompere tutti i collegamenti con Berlino ovest e iniziarono a costruire un muro di cemento armato che avrebbe diviso la città separando intere famiglia e impedendo ai cittadini di recarsi al lavoro, a scuola e nelle università.

I soldati dell’esercito avevano l’ordine di sparare a vista a tutte le persone che avrebbero cercato di superare il confine. Negli anni la zona del muro fu implementata con filo spinato, mine-antiuomo e impianti militari che sparavano in modo automatico su quella che ben presto veniva definita la “striscia della morte”.

Il cambiamento

Anche se la situazione sembrava immutabile, due eventi importanti aprirono la strada alla riunificazione. Il primo fu l’ascesa di Gorbaciov a leader dell’Unione Sovietica e il secondo furono le sempre più precarie difficoltà economiche che investivano la Germania dell’est.

La Polonia e l’Ungheria furono i paesi maggiormente colpiti dalla crisi economica e furono proprio quelli i focolai all’interno dei quali nasceva una forte spinta al cambiamento. Nell’estate del 1989 alcune persone, esasperate, trovarono una via di fuga alternativa per accedere alla parte occidentale del paese; presero d’assalto le ambasciate a Praga, Varsavia e Budapest, l’unica porzione di territorio occidentale a cui si poteva accedere più facilmente.

La vera, svolta, però arrivò il 10 settembre del 1989, la data in cui l’Ungheria decise di aprire i suoi confini verso l’Austria. In questo modo venne liberata la strada che dalla Germania dell’est conduceva a Berlino Ovest. Il flusso di persone che decidevano di spostarsi era molto consistente e, nel frattempo, crescevano sempre di più le proteste contro il governo, a pieno rischio della popolazione che, scendendo in piazza, rischiava repressioni violente da parte della polizia.

A nulla servì cambiare i vertici del partito comunista e a nulla è servito varare una riforma che riguardava la possibilità dei viaggi all’estero. Ormai, nella popolazione ormai esausta, i tempi erano maturi e la fine del Muro di Berlino era davvero vicina. Migliaia di persone, dalla parte est e ovest, si riuniva con frequenza davanti al muro, aspettando con ansia e preoccupazione per il futuro

Per questo motivo, l’ordine ai soldati di ritirarsi e la possibilità di scavalcare la divisione segna il giorno che sarà ricordato per sempre come quello della caduta del muro di Berlino. Migliaia di persone, per la prima volta dopo 29 anni, poterono riunirsi il 9 novembre 1989.

Dopo la caduta del muro, esistevano però ancora due stati tedeschi, che riflettevano due mondi, due sistemi politici ed economici completamente diversi. Tutto era diverso a Berlino nelle due aree di Berlino; la scuola, la vita pubblica, gli usi e i costumi e la legge. Per questo motivo la riunificazione apparse subito qualcosa di molto difficile da realizzare.

I tedeschi si sentivano più liberi, ma chi per così tanto tempo aveva vissuto a Berlino est ora reclamava con forza più benessere e più liberta. Dopo la caduta del muro non cessarono i flussi di persone che da est si spostavano a ovest, soprattutto i giovani che volevano il cambiamento, e lo volevano subito non da lì a qualche anno.

Unire i due Stati, però, non era facile, perché la parte est di Berlino apparteneva ancora a un sistema che faceva capo all’Unione Sovietica e anche la Germania Federale non poteva prendere nessuna decisione senza prima aver consultato gli alleati della seconda guerra mondiale. Il processo, terminato nel 1990, fu lungo e doloroso e ancora oggi segna la storia della Germania.

Il Muro di Berlino nella letteratura

Il Muro di Berlino, in quanto simbolo storico, di qualcosa che divide, che crea sofferenza e allontana i popoli, è stato fonte di ispirazione per tanti artisti, scrittori, pittori e registi, ma anche cantanti e musicisti, che a loro modo hanno raccontato le storie di persone la cui vita è stata indissolubilmente legata a quella del muro.

In realtà, la pratica di dipingere sulla parte ovest del muro si affermò già a partire dagli anni ’80, ma sono pochi i murales che nel tempo sono rimasti intatti. Del resto, la stessa città di Berlino ha investito molto poco nel restauro del muro e dei suoi “messaggi dipinti” e sono pochissimi i dipinti che sono riusciti a sopravvivere alla furia dei vandali che nel tempo li hanno sfregiati.

Ancora oggi, la parte sopravvissuta del Muro di Berlino viene utilizzata dagli artisti di strada, e da chiunque voglia lasciare su quel muro storico un messaggio di pace e di speranza, per dipingere murales e graffiti con importanti messaggi politici e sociali.

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