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Caratteristiche fisiche del rubino

Il rubino altro che non è che una varietà, la più nobile, dell’ossido di alluminio, ovvero un minerale più conosciuto col nome di corindone, che si presenta in natura molto allocromatico e particolarmente duro: infatti è l’unica sostanza naturale che si contraddistingue per una durezza di tipo 9 secondo la Scala di Mohs. Come accennato, si caratterizza per il coloro rosso che deve all’ossido di cromo, tanto che questa pietra può assumere diverse tonalità di rosso dal più acceso al più rosato. Si tratta di una caratteristica della rocce metamorfiche che hanno avuto origine per metamorfismo di contatto con sedimenti alluminiferi e marmi dolomitici.

La tonalità di colore preferita è quella di un rosso sangue scuro con leggere sfumature bluastre, conosciuto col nome di ‘sangue di piccione’ o rubino birmano. Infatti la tipologia birmana è la più famosa al mondo proprio per il colore particolare e la finezza della pietra. Il coloro del rubino è in genere causato da minuscole incursioni di cromo: si tratta di impurità che sono spesso responsabili della fluorescenza della pietra, fenomeno che può aiutare nella sua identificazione, dato che se, vista da angolazioni differenti, può mostrare un colore più intenso e brillante. Il rubino è anche la più dura delle pietre preziose dopo il diamante, ma le sue dimensioni non possono definirsi eccezionali al pari di altre pietre preziose perché dipendono molto dalla sua trasparenza, infatti oggigiorno i rubini limpidi di una caratura maggiore di 10 si considerano pietre molto rare.

I rubini migliori sono in genere tagliati ‘a faccette’ e a seconda del livello di trasparenza la forma cambia fino a quella cosiddetta ‘cabochon’, un tipo di taglio che è ritenuto il migliore per far risaltare di più il fenomeno dell’asterismo. Il rubino è una pietra molto rara tanto che in tempi non sospetti, quando non la si conosceva bene come oggi, veniva confusa con altre gemme rosse. Fortunatamente i mezzi gemmologici moderni consentono di analizzare accuratamente il tipo di cristallo per permetterne una classificazione, sebbene anche oggi si rischia di spacciare per rubino altri tipi di pietre come, per esempio, varietà di granato come l’almandino e il piropo o lo zircone e il topazio, se non addirittura la tormalina.

Varietà di rubino

I rubini si distinguono tra loro a seconda delle sfumature e del colore di rosso: i più famosi sono quelli di Birmania, che presentano una tonalità di rosso unica, detta sangue di piccione. C’è il rubino fuchsite, che si ottiene quando i cristalli di corindone si trovano nella pietra verde della fuchsite, e lo stesso vale per il rubino zoisite, una pietra proveniente dalla Tanzania che crea un contrasto con il rosso opaco del rubino ed è usato negli ornamenti insieme ad altre pietre di minore importanza. I rubini stellati sono invece impreziositi dall’asterismo, che li rende simili a una stella a sei punte.

Genesi del rubino e giacimenti

Centro principale della produzione di rubini è la Birmania, specialmente la sua parte centrale in cui si possono trovare le pietre più grosse e più belle, tanto che dai giacimenti birmani ne sono state estratte della grossezza di circa 50 carati allo stato grezzo. Anche lo Sri Lanka si qualifica quale centro importante per la produzione di rubini sebbene le pietre che si trovano nei suoi giacimenti presentino una tonalità di rosso meno intensa, mentre i rubini della Tailandia sono di un rosso scuro ma di minor purezza. Altri luoghi di produzione dei rubini ma di minor importanza sono l’Afghanistan, l’Austria, gli Stati Uniti e il Brasile. Il nome rubino però viene affibbiato anche a varie altre pietre di minor valore come il Rubino del Brasile ovvero il topazio roseo, il Rubino di Boemia che altro non è che una varietà di piropo, e il rubino di Siberia ovvero una varietà di tormalina.

Il rubino sintetico

Il rubino è stato sintetizzato per la prima volta nel 1902. Il processo grazie al quale è possibile creare rubini sintetici è conosciuto come ‘processo di Verneuil’, e solo i veri esperti riescono a distinguere un rubino naturale da uno creato in laboratorio sinteticamente. Fin dall’antichità si è cercato di rendere rosse le gemme naturali tanto che sono state ritrovate paste vitree fuse, molto simili al rubino, in gioielli micenei ed egiziani. I primi tentativi di ricreare artificialmente un rubino risalgono al 1869 e sono riconducibili a Marc Gaudin, che riprodusse con successo dei piccoli rubini cristallizzati nell’argilla. Su questa scia i chimici francesi Fremy e Feil nel 1878 affermarono di riuscire a creare cristalli di rubino tali da poter essere usati come la gemma originale. il metodo usato da Fremy e Feil consisteva nel far sciogliere a un’alta temperatura parti del rubino per ottenerne il cristallo. Si trattava di un metodo che però non riscosse alcun successo in ambito commerciale come il più noto processo di Verneuil.

Rimasto famoso nell’ambito della sintetizzazione delle pietre preziose, Verneuil partì dalle ricerche dei due chimici francesi per arrivare a un processo del tutto nuovo che si rivelò rivoluzionario, il processo di Verneuil appunto, attraverso il quale a partire dal 1902 si iniziarono a creare le gemme in laboratorio. Questo famoso processo di sintetizzazione è anche noto come metodo di fusione alla fiamma: il monocristallo di rubino viene praticamente creato in un forno tramite un procedimento che prevede la caduta di polveri dall’alto. I rubini così ottenuti risultano trasparenti e dalla forma cristallina e vengono utilizzati per la bigiotteria.

Dopo il metodo di Verneuil, si tentò di ottenere attraverso altri processi dei risultati ancora migliori: si ricordi il metodo Czochralski del 1917 o quello dell’americano Rameika del ’63. In pratica dopo la pratica Verneuil, si tentò di sintetizzare i rubini attraverso numerosi e diversi processi di crescita dei cristalli di corindone, realizzandoli tramite un mix di Sali fusi, ma il processo di Verneuil restava ed è il migliore per creare rubini dalle caratteristiche fisiche ed estetiche simili ai naturali.

Usi del rubino

Il rubino è una delle gemme più note ed è usato molto in gioielleria per creare braccialetti, ciondoli, anelli e orecchini: viene usato, infatti, sia come pietra di accompagnamento ad altre pià preziose come il diamante, sia come pezzo principale nella lavorazione e creazione di ciondoli e anelli. Il rubino stellato è una delle gemme più apprezzate e preziose, mentre i rubini grandi sono estremamente rari e di valore: un rubino che presenti un colore rosso intenso e un’eccezionale trasparenza può raggiungere anche un valore di mille dollari a carato.

Rubini celebri

Proprio perché pietre preziose diventate molto rare, sui rubini si eseguono molte analisi, e uno degli errori più celebri è stato riscontrato nei gioielli della corona britannica: il Rubino del principe nero e il Rubino del Timur sono stati infatti riconosciuti entrambi come spinelli e non come rubini naturali. Il rubino è la pietra preziosa dei nativi di luglio.

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One Comment

  • fiammetta cerulli ha detto:

    buongiorno, vorrei un’informazione: esiste una pietra nera che osservata in trasparenza rivela, al contrario al suo interno un colore rosso scuso? l’ho vista in sogno e vorrei sapere se esite veramente. ringrazio per l’attenzione

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