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Pavimento in ceramica: storia e caratteristiche

Quando pensiamo a un pavimento in ceramica per la nostra casa difficilmente sappiamo che questo termine deriva dal greco keramikos che, in realtà, indica l’argilla e tutti gli oggetti realizzati usandola come materiale primario; essi vengono lavorati a freddo e poi cotti nei forni appositi. Oggi la ceramica è ancora uno dei materiali più diffusi e ricercati grazie alle sue qualità di resistenza ed estetiche, dato che è facile trovare e combinare tra loro diverse ceramiche all’interno anche di uno stesso tipo di arredamento o ambiente. Del grande gruppo delle ceramiche fanno parte

  • terracotta
  • maiolica
  • gres
  • porcellana

La terracotta viene creata semplicemente usando dell’argilla comune, per cui dopo averla cotta, diventa del caratteristico color rosso che la contraddistingue rispetto agli altri tipi di cottura. Il tipo di terracotta che, invece, viene usato per rivestire il pavimento in ceramica degli ambienti di casa, soprattutto quando si vuole creare uno spazio più rustico e intimo, viene ulteriormente ricoperto di materiale vetroso che gli fa assumere un aspetto liscio e brillante.

Diversa la lavorazione invece della maiolica, molto famosa in alcune parti del nostro stivale, perché viene ricavata dall’argilla di cava che successivamente viene smaltata. Per ottenere una buona maiolica, questa dev’essere cotta due volte, ovvero si cuoce prima l’argilla e in secondo luogo il rivestimento dello smalto. Ancora diverso il modo di lavorare il gres: si tratta infatti di una pasta argillosa a cui vengono incorporate delle specifiche sostanze che hanno la funzione di renderla più resistente.

Il gres per essere usato nella pavimentazione, deve prima essere sottoposto a un trattamento di vetrificazione per diventare lucido e idoneo a essere usato come lastra da pavimento; infine la porcellana rappresenta un tipo di materiale molto pregiato perché si tratta di un impasto di ceramica macinata molto fine che permette di rendere praticamente inesistente l’assorbimento dell’acqua.

Detto questo, si evince come le qualità peculiari della ceramica siano principalmente la sua natura ostile e resistente alle alte temperature, la robustezza, l’inerzia chimica e la conducibilità sia termica che elettrica.

Pavimento in ceramica

Come si lavora la ceramica

Sono cinque le fasi che il processo di lavorazione del pavimento in ceramica conta, e le prime due in genere sono uguali per tutti i tipi di piastrelle, sia per quanto riguarda la preparazione delle materie prime che la formatura e la deumidificazione.

Questi, infatti, sono i due processi che tutte le piastrelle di ceramica sono obbligate a passare. Per quanto riguarda la prima fase si tratta di stoccare, macinare, umidificare ed eventualmente essiccare la materia prima se la formatura avviene a secco, e ciò lo si stabilisce nella seconda fase che prevede, appunto, la pressatura o l’estrusione e l’essiccamento.

Le altre tre fasi, invece, prevedono di sintetizzare, ovvero di compattare, le polveri per la cottura, di rivestire e infine di decorare la piastrella. In generale, si tratta di fasi diverse a seconda dei diversi gruppi di prodotti ceramici, che si distinguono proprio per decori e rivestimenti.

La cottura, infine, può essere di tipo mono o bicottura. La monocottura cuoce sia il supporto ceramico che lo smalto in modo veloce e a elevate temperature, e ciò permette al prodotto finale di acquisire diverse qualità quali quella di resistere all’abrasione, al gelo e a forti carichi; inoltre, questa cottura consente di stabilire una maggiore coesione tra il supporto e lo smalto e permette di ottenere spessori delle piastrelle anche molto sottili.

Per questo motivo, in genere, le piastrelle di ceramica ottenute con la monocottura sono quelle ideali per rivestire il pavimento in ceramica esterno, come quello di di balconi o terrazzi o giardini. Per quanto riguarda, invece, la bicottura questa vuole un duplice passaggio di piastrelle: un primo passaggio che serve per cuocere il supporto, ovvero il biscotto; un secondo passaggio, invece, che serve a fissare lo smalto, anche se significa che il biscotto viene cotto due volte.

Come detto, le piastrelle vengono ricoperte da uno strato sottile e vetroso detto vetrina, se è trasparente, o smalto se, invece, si presenta opaco; in alternativa possono essere rivestite da una patina di pasta bianca chiamata ingobbio che viene poi ricoperta ulteriormente da una vernice lucida. Tutti questi rivestimenti servono per rendere la piastrella impermeabile e sono indispensabili per la colorazione.

I tipi di ceramica

Come detto, i materiali usati per il pavimento in ceramica si distinguono in base alle materie prime impiegate e al tipo di processo di lavorazione che subiscono, per cui esistono i prodotti a:

  • pasta porosa come il cotto, la maiolica, la terraglia e il cottoforte
  • pasta compatta come la monocottura rossa, la monocottura chiara e il gres

Vediamoli ora nel dettaglio

Cotto

Il cotto deriva dalla cottura di un impasto di argille scelte che vengono cotte a 1100°C e da cui si ottiene quindi un materiale dalla massa porosa e compatta e dal color rosso, in cui sono mischiate anche sostanze vetrose che agiscono da cementante. Le piastrelle in cotto, che possono essere di varie tipologie quali il rustico, il toscano, il fiorentino o il veneto, sono usate da sempre per la pavimentazione e rappresentano uno dei materiali più tipici impiegati soprattutto in ambienti di campagna e più rustici.

I formati delle piastrelle normali si aggirano tra 25×25, 30×30, 20×40 e 40×60 cm, ma è possibile trovare anche delle misure minori come quelle che caratterizzano il cosiddetto tozzetto, ovvero 10×10 cm.

Maioliche

Le maioliche sono uno dei prodotti caratteristici della produzione di ceramiche italiane e sono simili alle Faenze, tranne che per la rifinitura superficiale realizzata in smalto opaco e non lucido. Le misure delle piastrelle in maiolica si aggirano tra 15×15, 15×20 e 20×20 cm.

Terraglie

Le terraglie sono un tipo di pasta porosa più prestigioso rispetto alla maiolica e vengono realizzate a pasta bianca. È possibile avere terraglie dolci o forti in base alla loro struttura, e si possono trovare rifinite anche solo con la vernice trasparente e non colorata. Questo tipo di prodotto ceramico è molto usato per il rivestimento del bagno e per la lavorazione degli stessi sanitari.

Cottoforte

Il cottoforte, invece, trova uso per i rivestimenti del pavimento in ceramica interno di un ambiente e si tratta di un tipo di ceramica la cui superficie è ricoperta da smalto opaco. Le dimensioni delle piastrelle realizzate in cottoforte sono un po’ più grandi di quelli delle maioliche e si usano soprattutto nei formati 20×20 e 20×30 cm.

Monocottura

La monocottura rossa si ottiene da argille arricchite di ossidi di ferro che alle alte temperature permettono la cottura sia del supporto che dello smalto. A seconda delle necessità, la monocottura permette di usare tipi di impasti formati da più sostanze che consentono la produzione di una vasta gamma di prodotti di alta qualità e dalle notevoli peculiarità: si va dagli articoli greificati adatti agli ambienti esterni perché non assorbono acqua, a quelli invece più porosi ideali per gli ambienti interni. A differenza della bicottura, la monocottura non permette una vasta scelta quanto a colori e decorazioni. I formati più usati sono 10×20, 20×20, 30×30 e 40×40 cm.

La monocottura chiara, invece, si ottiene dalla stessa tipologia di lavorazione e produzione della monocottura rossa, però nell’impasto sono utilizzate argille senza ossidi di ferro, per cui le piastrelle assumono un colore che varia tra il grigio e il beige, e che provengono dalla Francia o dalla Germania. Le dimensione più comunemente usate sono le stesse delle piastrelle in monocottura rossa con in più la possibilità di optare per il formato 60×60 cm per rivestire aree più grandi.

Gres

Il gres si caratterizza rispetto alle altre paste compatte per il suo essere impermeabile, compatto, resistente alla rottura, ai forti pesi e all’abrasione, opaco, antigelivo, e con un alto coefficiente di inerzia chimica. Le dimensione di una piastrella in gres sono 7.5×15 o 10×20 cm, formati che di solito vengono usati per le piastrelle da balcone o terrazzo.

Il gres porcellanato si ottiene dalla lavorazione di argille naturali greificanti mischiate con argille artificiali, in modo da realizzare un prodotto quasi interamente vetrificato, impermeabile e dalle elevate peculiarità meccaniche. Il gres porcellanato si trova in diversi formati, dai più piccoli di 5×10 o 10×10 a quelli normali 20×20, 30×30 e 40×40 fino al formato più grande di 60×60 e 60×120 cm.

Ceramiche tecniche

Grazie alla ricerca di materiali più moderni e di un tipo di lavorazione della ceramica più nuovo, sono stati prodotti materiali ceramici che presentano le più svariate e diverse qualità, tanto che a questi prodotti è stato dato il nome di ceramiche tecniche, proprio perché si ottengono attraverso processi industriali e chimici.

Questi tipi di ceramiche possono assumere gli aspetti più diversi come quello dei marmi, di pietre naturali, del granito, del travertino, possono riprodurre le venature tipiche del legno o delle pietre di cava, o assumere un aspetto simile a quello dei bassorilievi, della pelle o del cuoio.

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One Comment

  • Giacomo Buonomo ha detto:

    Per quanto riguarda le piastrelle in gres c’è anche molta varietà, esteticamente parlando. Io ad esempio sto facendo posare del gres effetto legno in bagno e cucina (dove il parquet poteva essere un rischio), questi qui in particolare: www fioranese.it/prodotti/cottage-wood-it

    ciao

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