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Come aprire una casa editrice

Diventare editore

D’accordo che un editore prima di tutto dovrebbe essere una persona colta, sensibile, amante dei buoni libri e della cultura, che disdegna scelte editoriali che abbiano un mero intento commerciale, però bisogna essere consapevoli che la casa editrice è anche un’azienda e può restare in vita grazie alle scelte e al piano editoriale che garantiscano un equilibrato rapporto tra entrate e uscite, tra pianificazione editoriale e successo delle vendite, oltre a visibilità nel mercato editoriale, avvalersi di professionalità specifiche per la cura delle singole fasi di realizzazione di un libro che vanno dalla selezione dei dattiloscritti e autori da pubblicare, alla cura del testo a livello redazionale e grafico, alla promozione del libro in eventi, manifestazioni, presentazioni, presso la carta stampata e Internet, fino alla sua collocazione nelle librerie.

Oggi la collocazione di un libro sugli scaffali delle librerie è una nota dolente per tanti piccoli editori che dichiarano di essere totalmente “schiacciati” dai grandi editori che occupano la maggior parte delle librerie (fenomeno che si è ancor più intensificato con la nascita e lo sviluppo di tantissime librerie in franchising dei grandi marchi editoriali).

Secondo l’ultimo Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2009 a cura dell’Ufficio studi di Aie (Associazione Italiana Editori), le case editrici attive in Italia sono 2.600 e nel 2008 le case editrici censite sono state oltre 10.000 (sia quelle attive ovvero che risultano aver pubblicato libri nell’anno del censimento sia quelle che risultano come imprese ma che non avevano titoli pubblicati nel corso dell’anno). Ben 38.000 sono inoltre coloro che professionalmente risultano occupati nel settore dell’editoria.

Perché aprire una casa editrice

Valutare attentamente tutti i vari aspetti e studiare un vero e proprio piano di marketing sono passi fondamentali prima di aprire una casa editrice perché è bene ricordare che la maggior parte delle case editrici che nascono chiudono poi la loro attività entro solo il primo anno di vita.

Pertanto alcune delle considerazioni da fare sono:

  • Voglio aprire una casa editrice specializzata in una linea editoriale oppure no?
    Ovvero voglio offrire un catalogo completo dei vari generi letterari (poesia, narrativa, saggistica) oppure voglio prediligere alcuni settori (per esempio editoria locale, guide turistiche, editoria scolastica, editoria universitaria, editoria per ragazzi, cataloghi illustrati)?
  • All’interno della casa editrice saranno poi previste anche tutte le fasi di lavorazione del testo?
    Pertanto Redazione (con correttori bozze e redattori che curano il testo), Ufficio grafico (con grafici che si occupano dell’impaginazione e della grafica), Ufficio Marketing (per svolgere tutte quelle operazioni legate alla promozione dei libri presso le librerie, organizzazione di conferenze stampa per le varie presentazioni, cura e allestimento di eventi, programmazione per la partecipazione a fiere del settore editoriale) oppure soltanto alcuni di questi servizi e ad esempio per la grafica intendo affidarmi a uffici grafici esterni o grafici freelance?
  • Ho già una buona competenza in materia?
    Per esempio ho frequentato corsi di formazione specifici, ho maturato esperienza all’interno di case editrici o librerie oppure questa è la mia esperienza nel settore e sono spinto soltanto da una passione per la lettura? Essere spinti soltanto da una passione, anche seppur grande per la lettura, non basta per poi saper gestire un’azienda che deve far i conti (come tutte le imprese) con tanti altri aspetti più commerciali, fiscali, tecnici e burocratici.
  • Sono solo nel voler avviare questa nuova impresa oppure ho dei soci con cui poterlo fare?
    In tal caso è bene scegliere delle persone fidate che abbiano delle competenze possibilmente complementari alle nostre cosicché ci si possa aiutare e ci si possa suddividere, in maniera professionale, i vari compiti da gestire (evitando così di dover ricorrere ad altro personale per svolgere mansioni che io non sono in grado di svolgere).
  • Ho fatto un’analisi del mercato editoriale?
    Ovvero quante altre case editrici sono presenti nel territorio dove intenso aprire la mia nuova casa editrice? Questa valutazione è imporntante per capire se posso offrire anche un servizio esclusivo e proporre anche prodotti di nicchia.
  • Valutare quali sono i servizi da offrire
    Ovvero oltre a pubblicare libri per il catalogo editoriale della mia casa editrice, l’Ufficio grafico o la Redazione interna alla casa editrice potrebbero seguire e realizzare anche progetti per conto terzi (ad esempio per enti pubblici oppure per altri uffici grafici o per service editoriali che hanno un esubero di lavoro in alcuni periodi dell’anno).
  • Fare un’analisi approfondita del mercato editoriale
    Ad esempio fare un’analisi ragionata sulla concorrenza e valutare i potenziali rischi e le opportunità della mia nuova impresa.

Come è strutturata una casa editrice

L’organizzazione interna di una casa editrice varia molto da caso a caso.

Nelle piccole case editrici si conta su un ridotto numero di personale interno a cui sono affidate varie mansioni, ad esempio il Redattore e il Correttore bozze sono la stessa persona che può tenere il rapporto anche con gli autori, gestire la promozione del libro e la scrittura di comunicati stampa e prendere parte alle manifestazioni fieristiche del settore).

Nelle grandi case editrici invece c’è una più netta distinzione fra i ruoli dei singoli professioni che lavorano all’interno della casa editrice e c’è una suddivisone anche dei vari uffici destinati a svolgere le specifiche mansioni.

In genere i principali settori di attività che compongono una case editrice sono:

  • Direzione generale
  • Segreteria editoriale
  • Redazione (editor, redattori, correttori bozze)
  • Ufficio grafico (illustratori, impaginatori, grafici)
  • Ufficio Marketing
  • Stampatore/Tipografia
  • Magazzino

Nel caso dello Stampatore o Tipografia spesso le case editrici per la stampa dei loro libri si affidano a tipografie esterne anzi molto spesso hanno una serie di nominativi e contatti di varie tipografie di cui si avvalgono in base ai preventivi che di volta in volta vengono presentati.

Oggi, grazie anche alla stampa digitale o book on demand (macchine da stampa digitali che dal file del testo precedentemente impaginato graficamente e preparato per la stampa forniscono il libro finito ovvero con le pagine già tagliate, rilegate e con la copertina) è possibile stampare quantitativi anche minimi di copie di libri evitando o comunque riducendo pertanto anche i costi relativi al deposito nel magazzino delle copie invendute o in attesa di spedizione.

Da considerare inoltre un fenomeno che è sempre stato presente e che forse in questi ultimi anni si è diffuso (a causa della difficoltà di gestire un maggior numero di dipendenti fissi con tutte le spese che questo comporta per un’azienda) ovvero il fatto che le case editrici sempre più spesso si affidano anche ad una fidata ed esperta rete di collaboratori esterni o cosiddetti freelance per affidare a costoro tutta una serie di compiti quali:

  • editing
  • correzione bozze
  • lettura e valutazione dattiloscritti
  • impaginazione del testo

In altri casi la casa editrice si affida oltre che a collaboratori esterni freelance anche a Service editoriali, Uffici grafici esterni per lo svolgimento di alcune delle fasi preposte alla lavorazione del libro.

Procedure fiscali e legislative dell’editore

Per aprire una casa editrice ci sono da adempiere varie procedure fiscali tra cui ci sono alcune operazioni fondamentali da compiere:

  • aprire la Partita Iva e per questo recarsi presso l’Agenzia delle Entrate dove si potrà ritirare anche il codice fiscale;
  • a decorrere dal 2 settembre 2006 non è più ritenuto obbligatorio recarsi in Prefettura e iscriversi al Registro degli Editori e Stampatori;
  • recarsi alla Camera di Commercio e comunicare l’apertura della nuova attività versando una quota di iscrizione.

È consigliabile farsi seguire da un commercialista di fiducia per adempiere a tutti i doveri in materia legislativa e svolgere le varie operazioni in modo corretto oltre a informarsi in modo dettagliato sulle novità ed eventuali aggiornamenti in materia fiscale al momento in cui si desidera aprire la casa editrice dato che alcune normative in materia potrebbero nel tempo subire variazioni.

Per pubblicare un libro è poi necessario fare richiesta del cosiddetto codice Isbn (International Standard Book) affinché il libro possa essere immesso nel mercato. L’Isbn è un codice che identifica livello internazionale un titolo di un libro o una edizione di un titolo di un autore e una volta che è stato utilizzato per uno specifico libro non può più essere riutilizzato anche nel caso il libro sia ad esempio esaurito (nel sito Isbn tutte le informazioni dettagliate per richiedere l’Isbn).

Il codice Isbn è composto da dieci cifre, suddivise in quattro gruppi: il primo gruppo identifica la nazione o il gruppo geografico o linguistico (per l’Italia è il numero 88); il secondo gruppo identifica l’editore; il terzo gruppo indica l’opera e l’edizione; il quarto gruppo è un numero di controllo.

Approfondire le case editrici

Siti internet

  • AIE
    Sito dell’Associazione Italiana Editori dove poter trovare informazioni su corsi di formazione e aggiornamento dedicati al personale che opera nel settore editoriale, su eventi e fiere del settore e tante news dedicate al settore editoriale. L’Aie periodicamente organizza il corso “Come diventare editore”, per informazioni inviare una e-mail con i propri dati a formazione@aie.it
  • ISBN
    Sito dove trovare le informazioni pratiche su come far richiesta del codice Isbn.

Libri

Achille Ormezzano, Il codice dell’editore, Editrice Bibliografica

Come cancellarsi da twitter
Internet

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Milena Talento4 Aprile 2016

21 Comments

  • Simonetta ha detto:

    Simonetta
    ho già una p.iva come tipografia e voglio estendere la mia attività come editoria. Vorrei avere informazioni riguardo la distribuzione e la vendita nelle librerie sia a livello fiscale/amministrativo che economico.

  • Giovanni Lattanzi ha detto:

    Queste sono domande da porre direttamente al vostro commercialista, non sono collegate all’esigenza di avere una registrazione di testata al tribunale.

  • Maurizio ha detto:

    Nello statuto della ns. associazione culturale è prevista l’editoria.
    Oltre alla p. iva da richiedere (abbiamo solo c.f.) quali altri adempimenti dobbiamo rispettare?
    Essendo l’associazione senza fini di lucro, come dobbiamo regolarci con dichiarazioni e/o imposte?
    Dobbiamo costituire una srl di proprietà dell’associazione o possiamo imputare direttamente costi e ricavi all’associazione?
    Grazie.

  • Stefania ha detto:

    Per favore, mi può consigliare un commercialista competente di case editrici su Roma, grazie.

  • Elio iurino ha detto:

    Salve,
    Gradirei avere maggiori informazioni circa la creazione di una vera e propira casa editrice.
    Sono esperto di marketing e cross media publishing. Mi manca l’ anello di congiunzione per quanto riguarda investimento in termini economici e burocratuci per realizzare il tutto. Aspetto delle risposte concrete con una certa sollecitudie.
    Grazie.
    Elio

  • Pablo ha detto:

    Chiedo gentilmente il costo di gestione a livello economico per mantenerla attiva, ossia capire quante tasse si pagano, o basta pagare i diritti siae al momento della edizione che pubblichiamo.

    grazie

  • Giovanni Lattanzi ha detto:

    Per Dorothy. Può seguire entrambe le strade, se trova a vedere i diritti, le consoglio di farlo, perchè ediatre in proprio ha costi molto alti. Le cifre vanno concordate con gli editori.

  • Dorothy ha detto:

    Sto acquistando il copyright per libri stranieri che intendo tradurre personalmente.A questo punto mi conviene diventare editore, e quindi fare la trafila burocratica e pubblicarli indipendentemente oppure rivendere i diritti a una casa editrice e chiedere i diritti solo per la traduzione? Le cifre variano da libro a libro o esiste uno standard fisso? Grazie!

  • Antonello ha detto:

    Amo da matti la scrittura di libri di qualsiasi genere ma come posso fare all’età di 39 anni a poter gestire senza problemi una editoria tutta mia?
    Avrei bisogno di un Piccolo aiuto che il nostro Bel Paese non da per colpa di Banche molto attente a sapere il tuo piccolissimo patrimonio da indebitare.
    La mia editoria sarà rivolta ai ragazzini che amano lo sport agli adolescenti che fanno e parlano dello sport ma anche di notizie con piccoli giornali da far conoscere, fino agli adulti che possano commentare tutto quello che la cultura offre senza essere soffocati da Burocrazie assurde.
    Ringrazio il vostro blog per questo mio commento forse un pò pesantuccio ma forse è una opinione di uno stufo di fare lavori non consoni con la sua vita
    Grazie da Antonello

  • Valerio ha detto:

    Buongiorno, vorrei diventare piccolo editore di classici italiani in Estonia. Qualcuno conosce le normative di quel Paese? In generale, l’accesso ai grandi classici italiani (es. Petrarca, Ariosto, ma anche più recenti, es. D’Annunzio, Pascoli, ecc.) può ritenersi libero se l’autore è deceduto da almeno 70 anni o possono esservi dei vincoli di altro tipo? Per esempio: se un grande editore ha già pubblicato le opere di Pascoli, posso farlo anche io o devo chiedere un’autorizzazione all’editore?
    Ringrazio per le risposte che mi darete, l’entusiasmo è grande, spero che gli ostacoli non siano troppi…

  • Paolo&Paolo ha detto:

    Io con il mio socio stiamo creando una casa editrice tra non poche difficoltà soprattutto burocratiche, registrata la testata presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ritirato presso l’Agenzia delle Entrate la partita IVA e compilato il questionario ENC, consegnato infine al notaio l’atto costitutivo alla Camera del Commercio non è bastato comunicare la nuova attività, hanno difficoltà a comprendere la periodicità, chiedono l’iscrizione al ROC ma soprattutto altre “certificazioni” non meglio specificate che nessuno, neanche il commercialista, conosce… voi ne sapete qualcosa?
    grazie
    Paolo&Paolo che “vorrebbero” fare gli editori

  • Antonio ha detto:

    La stessa normativa vale per gli editori che si rivolgono al mercato editoriale delle edicole?

  • Giovanni Lattanzi ha detto:

    Per Angela. La casa editrice non richiede particolari adempimenti, se non ottenere un codice ISBN. Il resto sono solo questioni relative ala posizione fiscale

  • Angela ha detto:

    Salve, desidero sapere cosa è necessario fare per aprire una CE. Non si tratta di un privato, bensì di una Fondazione e di una Associazione. Grazie.

  • Giovanni Lattanzi ha detto:

    Per Marco. Diventare editore è una cosa, avere un codice ISBN è una cosa diversa e non necessariamente collegata. Sono del tutto indipendenti e non è necessario aver il codice per essere editore, ma solo per distribuire ed essere catalogato con le proprie pubblicazioni.

  • Marco ha detto:

    La domanda era se per diventare editori digitali, in grado di fornire codice ISBN, il procedimento fosse lo stesso che deve seguire un editore tradizionale

  • Giovanni Lattanzi ha detto:

    Per Marco. Quale è la domanda che voleva porci ? Corso e iscrizione non sono obbligatori.

  • Marco ha detto:

    Avrei una domanda, per chi vuole diventare editore digitale? Inoltre il corso organizzato dall’aie e l’iscrizione sono obbligatori? Grazie mille, non è sempre cosi facile trovare delle risposte.

  • Giovanni Lattanzi ha detto:

    Per p.paolo antonucci. Non inseriamo costi e prezzi perchè rischiano di essere obsoleti e superati molto rapidamente, e non riusciremo a tenere aggiornato tutto.

  • p.paolo antonucci ha detto:

    egr.signori, buone informazioni, ma manca la fondamentale per chi vuole aprire una c.e. e cioè: quanto costa iscrizione ecc? almeno approssimata … grazie

  • Arturo ha detto:

    Un aspetto nuovo dovrebbe essere esaminato e precisamente la questione degli studi di settore in relazione al fatto che gli editori piccoli stampano ormai quasi solo su richiesta.
    Quindi un editore che stampa solo su richiesta come può essere assoggettato allo studio di settore e dunque richiedergli di pagare un tot prefessitato?

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