L’aggressività è uno dei tanti stati emozionali di questa fase, ed esprime la tipica ribellione e opposizione verso l’autorità genitoriale e i suoi valori, ma anche verso gli altri. Solo in un secondo momento verrà dato un nuovo significato ai valori genitoriali, e ciò permetterà di strutturare l’identità personale.Solitamente lo scontro con i genitori in questo periodo della vita è un tentativo psicologico di creare una separazione o differenziazione dalle figure di riferimento abituali.
Cosa fare
Una possibile strategia potrebbe essere quella di non lasciarsi trascinare nel circuito che i comportamenti aggressivi generano nelle relazioni, come liti, opposizioni, rimproveri e punizioni, e osservare il comportamento del ragazzo, cercando di intuire quale potrebbe essere il reale motore che ha scatenato questo cambiamento. Il tutto senza dimenticare il proprio ruolo, ma con un pensiero rivolto anche alla propria adolescenza!
Inutili le punizioni eccessive, perché il giovane potrebbe recepire questo sistema come il metodo per far rispettare le proprie regole al di fuori della famiglia. Tuttavia mamma e papà, dovrebbero dimostrare di non tollerare i comportamenti aggressivi nei confronti di un membro della famiglia, insegnando così che certe azioni non sono corrette e nemmeno ben accette. I genitori devono sempre incoraggiare il figlio nelle relazioni sociali, perché saper vivere in mezzo agli atri è il primo passo per non cedere nella violenza.
Aggressività fuori dalla famiglia
Talvolta capita che in casa i figli abbiano un atteggiamento sottomesso, ma all’esterno siano violenti con gli amici e i compagni di classe. In questo caso, la prima regola , è cercare di non perdere la calma e capire cosa si nasconde dietro all’atteggiamento dell’adolescente.Per gli psicologi il vero problema è che i bulli non riescono a capire l’impatto negativo della violenza. Per loro, infatti, non si tratta di gesti prevaricatori, ma di semplici scherzi. I genitori devono lavorare su questo punto, aiutando il figlio ad imparare a capire gli altri. Per farlo potrebbero spiegare come si sentono loro davanti a certi atteggiamenti del ragazzo, magari invitando i nonni a fare altrettanto. L’educazione e la trasmissione dei valori sono davvero cruciali. Il modo migliore per insegnarli è l’esempio, ovvero comportarsi in modo corretto davanti al figlio, per esempio mostrandogli che durante una conversazione si dà sempre modo all’altro di esprimere le proprie opinioni, senza alzare la voce.
Cosa spinge alla violenza e all’aggressività
Se solitamente la violenza ha un movente (gelosia, vendetta, ecc.), oggi non solo manca una spinta reale, ma non esistono nemmeno dei vantaggi. Per prima cosa gli episodi di violenza degli ultimi tempi non hanno quasi mai una vittima precisa: può essere chiunque, anche quello che passa per strada in quel momento.
Non si può parlare di violenza come espressione di disagio sociale, e a volte non si può chiamare in causa neppure la droga. È una violenza fine a se stessa, che un tempo esisteva solo nella letteratura, al cinema o nei video giochi. Oggi è una realtà. Ciò che scatena la violenza gratuita è da ricercare all’interno della psiche umana. Accumuli di frustrazioni che scatenano l’aggressività, malesseri che nascono dal non avere principi, passioni e interessi. Non c’è più la voglia e il desiderio di porsi degli obiettivi e il risultato è una vita monotona che prima poi fa scaturire l’aggressività repressa. Se un tempo si usciva con gli amici per andare alla ricerca di ragazze, oggi ci si ritrova per andare a fare a botte e non esiste più il rispetto per se stessi e gli altri.