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Intolleranze alimentari

L’Accademia Europea di Allergologia e di Immunologia Clinica ha lavorato per arrivare a una precisa distinzione tra le reazioni tossiche e le reazioni non tossiche. Nella prima categoria rientrano le reazioni da avvelenamento causate da tossine dannose che possono essere presenti in alcuni alimenti e che ovviamente quindi dipendono da che tipo di alimento tossico viene ingerito, come ad esempio gli avvelenamenti da fughi. La seconda categoria dipende molto dalla suscettibilità dell’organismo di ognuno e i disturbi vengono suddivisi tra intolleranze e allergie.

Le intolleranze alimentari possono a loro volta essere divise in due categorie: le intolleranze enzimatiche, causate dall’incapacità da parte dell’organismo di metabolizzare alcune sostanze ingerite: uno degli esempi più comuni di questo tipo di intolleranza è quella al lattosio; il favismo è un altro tipo di intolleranza la cui causa è la carenza di uno specifico enzima.

L’altro tipo di intolleranze sono quelle farmacologiche, che colpiscono persone che hanno una reazione particolare all’ingestione di determinati tipi di antibiotico.

Infine, possiamo trovare frequenti casi di intolleranze alimentari dovute agli additivi che spesso vengono aggiunti agli alimenti di uso comune: in questo caso ancora non è chiaro se è meglio parare di intolleranza o di allergia vera e propria. Ancora, alcune intolleranze possono derivare anche da uno stile di vita errato, come ad esempio una masticazione insufficiente, oppure da alterazioni dell’emotività.

I sintomi di un’intolleranza alimentare ovviamente variano in base alla diversità degli alimenti ingeriti. In alcuni casi si possono verificare disturbi intestinali, come dolori addominali, vomito e diarrea, più raramente vengono colpiti anche altri organi interni.

Per diagnosticare correttamente un’intolleranza alimentare e per distinguerla da una vera a propria allergia bisogna individuare l’alimento colpevole di aver creato il disturbo, eliminarlo completamente dalla dieta quotidiana per un periodo di due settimane e successivamente reintrodurlo in dieta per le successive due settimane. Nel caso delle lattosio, una delle intolleranze più comuni, occorre eliminare completamente il latte e tutti i suoi derivati, quindi anche i formaggi.

Se nelle due settimane di astinenza dall’alimento sospetto i sintomi svaniscono per fare di nuovo la loro comparsa quando l’alimento viene nuovamente riammesso alla tavola, si parla quindi di reazione avversa all’alimento in questione. Dopo aver individuato l’alimento colpevole occorre quindi effettuare specifici esami allergologici per accertarsi che non si tratti di una reazione immunitaria e quindi di un’allergia. Altrimenti si può accertare che si tratta di un’intolleranza alimentare. Come avviene nel caso delle allergie, anche nel caso delle intolleranze il trattamento prevede sostanzialmente l’eliminazione dalla dieta degli alimenti che causano reazioni avverse; in caso di intolleranze lievi potrebbe bastare la diminuzione delle dosi.

Alimenti che provocano reazioni e diversi tipi di intolleranza alimentare

Gli alimenti principalmente responsabili del causare disturbi nell’organismo e reazioni avverse solitamente sono:

  • Alimenti ricchi di istamina
    come la birra, i pomodori, i funghi, gli spinaci e il tonno inscatolato
  • Alimenti solitamente molto allergizzanti
    come il latte, le uova, le arance, i kiwi e le pesche

Altri alimenti spesso responsabili di causare intolleranze sono latte e latticini, frumento, lievito, olio vegetale e olio d’oliva. Le intolleranze alimentar più comuni, condivise dal maggior numero di individui di tutte le età si possono dividere in tre gruppi:

Intolleranza ai farinacei

Questo tipo di intolleranza causa negli individui colpiti reazioni avverse agli alimenti che contengono farina di grano e altri cereali, quindi pane, pasta e biscotti. Solitamente la principale criticità che si incontra nel diagnosticare questo tipo di intolleranza è rappresentata dal tempo che passa tra quando l’alimento viene ingerito a quando compaiono i primi sintomi. In più la nostra dieta mediterranea prevede più porzioni di farinacei e cereali nel corso della giornata, quindi l’unico modo per accertarsi di essere colpiti da questo tipo di intolleranza è l’eliminazione di questo tipo di alimento dalla dieta. Per quel che riguarda i sintomi, solitamente in questo caso ci troviamo di fronte a diarrea o stitichezza, dolori addominali, gonfiore addominale, dolori articolari e cefalea.

Intolleranza al glutine

L’intolleranza al glutine prevedere una reazione avversa all’ingerimento, da parte delle persone affette, del glutine, una proteina del grano capace di danneggiare la mucosa intestinale. Questa intolleranza viene chiamata anche celiachia o morbo celiaco e solitamente per una corretta diagnosi è necessario sottoporsi a una biopsia nel corso della quale viene prelevato un po’ di tessuto della parete dell’intestino tenue per poi essere analizzato in laboratorio. In alternativa alla biopsia si può anche effettuare un prelievo del sangue ma sicuramente la biopsia è più efficace. In caso di dichiarata celiachia l’unica cura disponibile al giorno d’oggi è l’eliminazione totale di qualsiasi alimento che contenga glutine, quindi pur troppo buona parte di quello che quotidianamente portiamo in tavola se seguiamo la tradizione della cucina mediterranea.

Intolleranza al latte e derivati

Anche questo tipo di intolleranza è molto diffusa e consiste in diversi disturbi che si verificano al m omento dell’ingerimento di latte e di latticini, come ad esempio vomito, diarrea e dolori addominali. Solitamente chi è affetto da intolleranza al latte bovino può sostituirlo con latte di soia o di capra, mentre è sconsigliato utilizzare il latte in polvere in quanto la disidratazione del latte non elimina la sostanza che causa l’intolleranza.

Come riconoscere i sintomi delle intolleranze alimentari

Talvolta i sintomi causati dalle intolleranze alimentari potrebbero anche cronicizzarsi, mentre nei casi più gravi di allergie in caso di ingerimento della sostanza a cui si è allergici si può arrivare anche allo shock anafilattico. Bisogna quindi porre particolare attenzione alla propria alimentazione quando i sintomi non sono più un disturbo lieve o saltuario ma si fanno più frequenti, incrementando anche in intensità. Solitamente i sintomi più diffusi dei diversi tipi di intolleranze alimentari possono colpire diversi apparati del nostro organismo:

  • Apparato gastrointestinale
    nausea e diarrea, coliti, dolori addominali e crampi, gastriti, sensazione di pesantezza e diminuzione del senso di appetito.
  • Sistema respiratorio
    asma, tosse, sinusite, bronchite, difficoltà respiratorie, ostruzioni nasali, faringiti e larigniti.
  • Sistema cutaneo
    orticaria, pruriti, eczemi, acne e dermatiti.
  • Sistema nervoso
    sonnolenza o insonnia, cefalee, emicranie, vertigini, senso generalizzato di stanchezza e di affaticamento.
  • Sistema muscolare e articolare
    rigidità muscolare, crampi, artriti e dolori articolari.
  • Sintomi vari
    spesso si può sperimentare gonfiore delle palpebre, congiuntiviti, tachicardia, palpitazioni, abbassamento dell’udito e difficoltà a deglutire.

Test per individuare le intolleranze

Ci sono molti modi per testare le proprie intolleranze alimentari, alcuni sono test non convenzionali mentre altri sono test validabili convenzionalmente.

I test non convenzionali sono tipi di test che non hanno fondamento medico e che quindi non sono in grado di dare una spiegazione scientifica alla causa dell’intolleranza. Spesso si tratta di test poco precisi e generalizzati, senza alcuna vera validità di carattere medico. Quando si individua in’intolleranza, infatti, la prima coda da fare è determinarne la causa effettiva a livello fisiologico, isolare le tossine responsabili delle reazioni avverse e in generale affrontare l’argomento in modo il più scientifico possibile.

I test validabili convenzionalmente invece si fondano su precise basi medico-scientifiche e offrono risposte precise basate su altrettanto precise analisi. Alcuni di questi test vengono quindi effettuati su campioni di sangue prelevati dalla persona che si sospetta intollerante determinate sostante. Il plasma sanguigno del campione viene poi messo a contatto con estratti di alimenti come frutta, verdure e lasciati in incubazione. Al termine del periodo di incubazione tramite un analisi al microscopio di potrà verificare se ci sono state modificazioni del plasma causate dal contatto con gli estratti di alimenti.

Un altro test che viene spesso effettuato per individuare eventuali intolleranze è quello della tensione muscolare: se nel momento in cui viene assunto un alimento che potrebbe causare una reazione avversa si verifica una visibile flessione della forza muscolare, allora saremo in grado di individuare l’alimento problematico.

Esiste anche un metodo chiamato kiensiologico, che prevede il test dell’abbassamento della forza muscolare in modo manuale. In questo caso viene esaminata la muscolatura delle braccia, delle gambe o della mani. Su questi stessi principi si basa anche il test DRIA, solo che mentre nel caso del test kinesiologico tutte le misurazioni vengono effettuate in modo manuale da un operatore, nel caso del DRIA devono essere messe in bocca alcune fiale che contengono diversi estratti alimentari e sostante chimiche per un paio d’ore. La particolare efficacia di questi test è dovuta al fatto che considerano l’organismo nella sua completezza e non si limitano ad analizzare eventuali reazioni solo nell’apparato digestivo.

Ci si può sottoporre anche a test elettrici come l’EAV – acronimo di elettro agopuntura di Voll – che prevede la misurazione, attraverso uno specifico apparecchio, della micro corrente elettrica che percorre un organismo in modo da rilevare eventuali alimenti che possano causare reazioni avverse.

Allergie alimentari

Come già precedentemente affermato, le allergie causano reazioni diverse rispetto alle intolleranze alimentari e si possono manifestare in forma molto acuta successivamente all’ingestione di quantità anche minime di un alimento a cui si è allergici, e i sintomi possono anche essere piuttosto gravi, come ad esempio attacchi asmatici. C’è da dire però che tranne in casi estremi, solitamente in caso di allergie alimentari i sintomi sono piuttosto lievi, come nel caso delle allergie da raffreddore da fieno. Spesso in caso di allergie alimentario le reazioni possono interessare tutto il corpo, come nel caso di eczemi o orticarie.

Tra gli alimenti che più frequentemente possono causare reazioni allergiche ci sono le uova, il latte, il pesce e i crostacei, i molluschi, e alcuni frutti come le fragole o i lamponi. L’allergia viene causata da alcune sostanze di cui questi cibi sono ricchi, ossia gli allergeni, che nel momento in cui il cibo viene ingerito possono provocare una certa sensibilizzazione che causa una reazione immediata nell’organismo, ossia la produzione di grandi quantità di un anticorpo che si chiama immunoglobulina E.

Diagnosticare un’allergia alimentare però non è sempre semplice, a meno che la reazione allergica con compaia improvvisamente non appena si è ingerito l’alimento responsabile. In altri casi le reazioni allergiche possono avvenire molto lentamente, solitamente con sintomi come otite, attacchi di asma, riniti croniche ed orticarie. Questo vuol dire che possiamo aver ingerito un alimento che il nostro organismo non tollera per anni e anni, prima di accorgerci della sua tossicità e soprattutto della relazione tra l’alimento e il disturbo che causa.

Solo una sospensione dell’alimento colpevole per almeno una decina di giorni e dopo aver constatato la scomparsa del disturbo si può fare il collegamento tra causa ed effetto, per fare un esempio pratico, la rinite causata da un’allergia alimentare può verificarsi anche parecchi giorni dopo l’assunzione del cibo che l’ha causata.

Intossicazioni alimentari

L’ultima categoria dei disturbi da intolleranza alimentare sono le intossicazioni alimentari. Se infatti nella maggior parte dei casi quello che ingeriamo non viene considerato tossico, spesso insieme all’alimento in sé possono introdursi all’interno del nostro organismo anche sostanze a cui il corpo reagisce in modo patologico. In più anche un’alimentazione non equilibrata e carente di alcune componenti essenziali come alcuni minerali, certi aminoacidi e alcune vitamine, in particolar modo quelle appartenenti al gruppo B, può dare alcune difficoltà all’organismo nell’adeguata assimilazione di alcune sostanze, lasciando così alcuni residui anormali, spesso tossici e colpevoli di una grande gamma di diversi disturbi, spesso anche gravi.

Tanti episodi di intossicazione alimentare invece possono essere causati anche da reazioni allergiche come nel caso delle intolleranze alle fragole, ai crostacei e alle uova. Ancora, alcune intossicazioni possono essere causate da alcuni elementi artificiali che vengono aggiunti ai normali alimenti per renderli più gustosi o per incrementarne la durata di vita, tra cui solforazione del mosto di vino, il nitrato di potassio negli insaccati che ne modifica il sapore per renderlo più appetibile, alcuni coloranti alimentari, il solfuro di carbonio per proteggere le arance dall’attacco di insetti e di parassiti. Tutti questi additivi, anche se vengono impiegati nel rispetto delle normative vigenti in campo alimentare, possono in ogni modo adulterare la naturalità degli alimenti e modificare i complessi e spesso delicati meccanismi che regolano la vita cellulare.

Le intossicazioni alimentari che si incontrano più spesso e che creano disturbi da non sottovalutare sono causate da due microorganismi estremamente nocivi e potenzialmente letali, ossia le Salmonelle e il Clostridium Botulinum. Vediamo nel dettaglio come agiscono sul nostro organismo.

Salmonellosi

Le salmonellosi sono tossi-infezioni che vengono provocate dall’ingestione di alcuni alimenti che contengono i germi delle Salmonelle, come pesci infetti, carni che provengono da animali infettati, alimenti conservati in modo non adeguato che hanno permesso al germe di proliferare, creme inquinate e uova infette. In particolar modo le carni rappresentano il veicolo in infezione privilegiato della Salmonella: eventuali carni fresche provenienti da animali non ammalati, infatti, possono essere soggette alla contaminazione durante la lavorazione o il trasporto grazie ai recipienti in cui vengono poste. È per questo che la macellazione della carne va effettuata solo da vero professionisti e bisogna invece sospettare di chi tratta carne senza essere qualificato o da macellai che espongono la carne in un ambiente sporco. Di Salmonella infatti si può anche morire e chi non rispetta le basilari norme igienico-sanitarie sta a tutti gli effetti commettendo un vero proprio crimine contro la salute del consumatore.

Botulismo

Il botulismo è una gravissima tossi-infezione dall’alto tasso di mortalità, circa del sessanta o settanta per cento, che raggiunge il suo massimo grado di tossicità dopo circa otto o dieci giorni dal momento dell’infezione, provocata da un germe chiamato Clostridium Botulinim. Questo potentissimo germe può vivere e svilupparsi in assenza di ossigeno e può essere presente negli alimenti inscatolati da lungo tempo o in involucri impermeabili o sotto vuoti, insomma in tutte le condizioni che escludono la presenza di aria e che non siano stati adeguatamente sterilizzati (le spore di questo germe possono essere distrutte solo a una temperatura superiore ai 120°C e possono sopravvivere per diverse ore a 100°C).

Il botulismo colpisce prevalentemente il sistema nervoso a partire da 12 o 24 ore dopo l’assunzione dell’alimento infetto. Il primo sintomo sono coliche con vomito di breve durata, a causa della successiva paralisi dello stomaco. Nei due o tre giorni successivi possono essere accusati disturbi oculari con paralisi dell’accomodazione: vuol dire che la visione diventa confusa per gli oggetti vicini mentre rimane invariata nel caso degli oggetti lontani, e la pupilla appare anormalmente dilatata. La bocca è spesso arrossata e secca, il viso si gonfia e diventa pallido, la respirazione si fa difficoltosa e compare la tosse, il battito cardiaco rallenta e si indebolisce, il ventre si distende e le membra sono paralizzate. Il tutto, in totale assenza di febbre.

Altri tipi di intossicazione alimentare possono essere causate da microbi dotati di una forza patogena molto più nociva della maggior parte dei veleni chimici in circolazione. Questi microbi possono causare gastro-enteriti febbrili e rientrano nella categoria degli avvelenamenti accidentali. Solitamente sono provocate dall’ingestione di molluschi contaminati da una certa categoria di protozoi in grado di sviluppare sostanze tossiche e fortemente velenose per il nostro organismo.

Siti web utili sulle intolleranze alimentari

Epicentro
http://www.epicentro.iss.it/problemi/intolleranze/intolleranze.asp
Un sito dvoe approfondire la propria conoscenza sulle intolleranze alimentari

Cibo.360
http://www.cibo360.it/cibo_salute/digestione/intolleranze_alimentari.htm
Intolleranze alimentari e allergie: un sito per imparare a riconoscerle e a distinguerle

Biobrisk
http://biobrisk.ch/bio-screening/letteratura-litterature-betreffende-artikel/
Cosa sono le intolleranze alimentari? Come scoprirle? Come si può stare meglio grazie al test delle intolleranze alimentari? Troverete anche sul nostro sito diversi articoli che trattano della disbiosi intestinale, dello stress e del rapporto tra alimentazione e psiche.

Eufic
http://www.eufic.org/article/it/page/BARCHIVE/expid/basics-allergie-intolleranze-alimentari/
Un sito dove è possibile approfondire le principali differenze tra intolleranze alimentari e allergie alimentari

Scienze vegetariana
http://www.scienzavegetariana.it/argomentinbreve/intolleranze.html
Per scoprire come si manifestano le principali e più diffuse intolleranze alimentari

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