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Come diventare imprenditrice

Donne imprenditrici: si parte dall’idea. 1

Che cos’è il business plan. 2

La legge del 25/ 02/ 1992 n. 215 (sull’imprenditoria femminile) 3

Il Fondo Impresa Femminile. 5

ON (Oltre nuove imprese a tasso zero) 5

Smart&Start 2023. 6

IF- Imprenditoria Femminile. 7

I dati statistici sull’occupazione femminile in Italia non sono per nulla confortanti. Purtroppo, nel nostro Paese le donne, anche se in media possiedono un titolo di studio più alto dei “colleghi” uomini, faticano ad entrare nel mondo del lavoro, e quando ci riescono sono ancora poche quelle che occupano posti di prestigio e responsabilità.

Ma nello stesso tempo sta crescendo il numero di donne che decide di avviare un’attività imprenditoriale, in proprio o in società con altri, nei settori più svariati. E’ proprio questo universo che vogliamo esplorare, soffermandoci soprattutto sugli strumenti e gli aiuti che le donne possono sfruttare per mettersi in proprio.

Donne imprenditrici: si parte dall’idea

Serve innanzitutto una buona idea. Non necessariamente originale (anche perché oggi il mercato è saturo in quasi tutti i settori!), ma che sia soprattutto “fattibile”. La fattibilità (intesa come realizzabilità) è la prima caratteristica che permette ad un’idea imprenditoriale di realizzarsi concretamente. Ciò vuole dire che la nostra idea dovrà passare al vaglio una serie di fattori: il contesto territoriale, il vantaggio economico che può apportare, l’investimento iniziale che dobbiamo sostenere.

Ma è importante partire da se stessi per elaborare al meglio un progetto professionale. Individuare i propri obiettivi, le proprie competenze ed attitudini servirà a conoscerci meglio per elaborare un’idea imprenditoriale più possibile consona a quello che siamo. Questa operazione servirà a circoscrivere l’area di azione e gli interessi professionali.

Se per esempio vogliamo aprire un’agenzia pubblicitaria che si occupi di grafica e promozione, non possiamo prescindere dalla conoscenza dei principali programmi di elaborazione grafica e qualche elemento di marketing per la vendita di servizi. O se volessimo aprire un negozio di abbigliamento, dovremmo essere persone socievoli, disponibili e particolarmente predisposte ai rapporti interpersonali. La conoscenza di se stessi e delle proprie attitudini è il primo passo verso l’elaborazione di una giusta idea imprenditoriale.

In seguito, si passa ad analizzare il mercato di riferimento (per intenderci, quello in cui vogliamo posizionare la nostra attività). Più precisamente, prenderemo in considerazione due elementi imprescindibili del mercato, che sono la domanda e l’offerta rispetto ai beni o servizi che intendiamo offrire.

Questa operazione implica una vera e propria analisi della concorrenza. Ovvero, sempre tenendo conto del territorio in cui vogliamo situare la nostra attività, prenderemo in esame tutte le imprese che operano nel settore e le catalogheremo. Di ognuno di essi individueremo i punti di forza e quelli di debolezza. Questo ci servirà per creare la “differenza” rispetto ad attività affini alla nostra e studiare apposite strategie di differenziazione del nostro prodotto o servizio.

Alla stessa maniera individueremo il target di riferimento della nostra attività, ovvero i clienti cui ci rivolgiamo o che usufruiranno dei nostri servizi. Anche in questo caso, tenteremo di catalogarli in tipologie. Per esempio, se vogliamo aprire un pub, ci informeremo di quanti giovani sui 30 anni vivono nel nostro paese e approssimare un’ipotesi di quanti di essi potrebbero diventare frequentatori del nostro locale.

Possiamo utilizzare le tecnica di “segmentazione demografica”, che consiste nel dividere i gruppi di potenziali consumatori in base ad una serie di variabili demografiche quali: le caratteristiche del nucleo familiare, le dimensioni (single, famiglie numerose, comunità), età (infanzia, adolescenza, terza età), classe sociale di appartenenza, sesso e grado di istruzione.

Esistono anche altre tecniche di segmentazione (basate, per esempio, sul comportamento del consumatore o sulle funzioni del prodotto) per individuare la potenziale “offerta” della nostra attività.

Che cos’è il business plan

La “fattibilità” di un’attività imprenditoriale si ricava stilando un documento-sintesi, che si chiama “business plan”. Per il futuro imprenditore è molto importante redarre questo documento con la massima cura ed attenzione, in quanto rappresenta un’analisi della sua idea e quindi gli serve per capire se sta seguendo la strada giusta, o è meglio cambiare rotta.Come si redige un business plan? Possiamo provare a scriverlo da soli, senza l’aiuto di un consulente. Purchè ci ricordiamo di dividerlo in più parti. Vediamo insieme come.

  1. Il progetto di impresa
    In questa prima parte dobbiamo riassumere in breve la nostra attività, quali sono i prodotti/ servizi che intendiamo offrire, le dimensioni del mercato di riferimento, i risultati economici che si prevede di ottenere e in quanto tempo
  2. Il gruppo imprenditoriale e i ruoli
    In questa seconda parte si presentano i componenti del gruppo imprenditoriale, specificando quali sono i ruoli ricoperti da ognuno e le loro specifiche competenze
  3. Il mercato di sbocco
    Questo capitolo è molto importante e richiede la massima attenzione. Si tratta di un vero e proprio studio approfondito sul mercato in cui intendiamo operare. In pratica dobbiamo inserire una serie di informazioni quali: eventuali ricerche e indagini di mercato, segmentazione del mercato per individuare i potenziali clienti, prospettive di sviluppo della domanda e dell’offerta, ecc..
  4. La concorrenza
    Questa quarta parte serve a mettere in evidenza l’offerta presente sul mercato di riferimento e gli eventuali limiti, in modo da poter sfruttare a nostro vantaggio le debolezze dei nostri concorrenti. Dovremmo essere in grado di valutare la competitività del settore di riferimento, individuare eventuali barriere all’entrata nei confronti di potenziali concorrenti, riconoscere prodotti/ servizi sostitutivi
  5. L’approvvigionamento
    In questo capitolo si devono individuare le fonti di approvvigionamento, descriverne le caratteristiche principali, capire il potere contrattuale dei fornitori
  6. Il prodotto/ servizio offerto
    Questa parte del lavoro mette in evidenza i bisogni che intendiamo soddisfare con il nostro prodotto/servizio, i singoli elementi che lo compongono, la presenza di eventuali licenze e brevetti, lo studio dello sviluppo del prodotto (dallo stadio del progetto a quello di messa a punto)
  7. Il piano di marketing
    Anche questa parte va compilata con attenzione. In pratica dobbiamo individuare un piano di marketing, spiegare le scelte di prezzo, elaborare un preciso piano di comunicazione. Se si tratta di un’attività che prevede la vendita di prodotti, dobbiamo evidenziare i canali distributivi scelti ed eventuali prospettive di esportazione o internazionalizzazione. In più, dovremmo essere in grado di prevedere un minimo di evoluzione del mercato ( nell’arco di due anni, per esempio)
  8. La struttura tecnico- industriale
    Se intendiamo creare un’azienda di produzione, in questo capitolo dovremo descrivere il processo produttivo, in che modo si compie, i macchinari necessari, tempi, modalità e costi di produzione. E se si prevedono tecniche e strumenti per monitorare la qualità del prodotto finito
  9. Aspetti organizzativi
    In questa parte del business plan possiamo mettere in luce la qualità e le competenze del personale dipendente, le mansioni cui sono addetti, i meccanismi operativi ed organizzativi che intendiamo predisporre
  10. Network
    Questo capitolo è indicato per le attività più complesse o già avviate. Si tratta di individuare e costituire un network di imprese alleate che possano essere proficue per la nostra azienda
  11. Le previsioni economico-finanziarie
    Questo capitolo presenta di solito una difficoltà di elaborazione ( a meno che non si possiedono precise competenze tecniche), poiché si tratta di stilare bilanci revisionali, corredati di eventuali dati aggiuntivi. In genere, si elaborano previsioni economiche dell’attività per un periodo che va dai 3 ai 5 anni
  12. Allegati
    Questa parte è eventuale e può comprendere: i curricula dei dipendenti, descrizione tecnica del processo produttivo, dettaglio dei costi e degli investimenti previsti, eventuali indagini di mercato, previsioni economico- finanziarie

Scrivere un business plan corretto permette non solo di avere una prospettiva immediata e chiara dell’attività che vogliamo creare (in termini puramente economici, e quindi di fattibilità), ma anche di ottenere un accesso più facile alle varie fonti di finanziamento previste.

La legge del 25/ 02/ 1992 n. 215 (sull’imprenditoria femminile)

Potremmo avere un’idea imprenditoriale buona, aver capito che è “fattibile” e quindi vantaggiosa dal punto di vista economico ma… non avere gli strumenti per realizzarla. Il che equivale a dire: non avere abbastanza euro in tasca per mettersi in proprio. Come fare? Le donne hanno in questo senso una chance in più.

La legge si intitola “Azioni positive per l’imprenditoria femminile”, e ha come scopo di finanziare attività “al femminile”. Per la precisione possono rientrare nei finanziamenti ammessi dalla legge: le imprese individuali il cui titolare sia una donna; le società in cui almeno il 60% sia “rosa”; le imprese il cui capitale appartenga per i 2/3 ad una donna; le imprese nel cui consiglio di amministrazione siedano almeno 2/3 di donne. La legge n° 215 prevede l’emanazione di un bando pubblico, per poter accedere ai finanziamenti.

In genere, questo bando viene emanato una volta all’anno, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. A partire dalla pubblicazione, si hanno poi a disposizione 60 giorni per inoltrare la domanda di partecipazione. Possono accedere alle agevolazioni previste dalla legge: tutte le “piccole imprese” che rispettino le quote rosa che abbiamo prima specificato. Per piccole imprese (imprese individuali, cooperative, società di persone e di capitali), si intendono quelle che hanno meno di 50 dipendenti, o un bilancio che non supera i 2 milioni di euro all’anno. Questa specificazione arriva da una raccomandazione europea del 2003.

Ci sono poi anche le “micro imprese”. La legge n° 215 finanzia i settori più svariati: industria manifatturiera, commercio, turismo, agricoltura. Trovano accesso ai finanziamenti: le attività nascenti; l’affitto di attività (che sia almeno di 5 anni); il rilevamento di attività che già esistono, interamente o solo in alcuni rami aziendali; le attività che in qualche modo introducono elementi di innovazione al prodotto, dal punto di vista tecnologico o organizzativo.

Si può chiedere un finanziamento tramite la legge 215 anche per ampliare e rendere più moderne le attività imprenditoriali obsolete. Non rientrano invece nei finanziamenti: i beni che sono stati già utilizzati; i costi sostenuti per l’acquisto di terreni ed edifici; i costi per avviare e gestire l’attività; i costi per acquisire e cedere l’attività; le tasse; i beni mobili che non rientrano tra quelli che servono per lo svolgimento dell’attività. Sono invece finanziabili: il progetto di impresa (business plan) se elaborato da un esperto; i macchinari e le attrezzature; i costi per eventuali brevetti e software; gli impianti; le opere murarie.

La legge n. 215 non è l’unica a supporto delle imprese femminili. Nell’ultimo decennio, proprio per favorire l’occupazione femminile le iniziative messe in campo dal governo si sono moltiplicate, e nella maggior parte dei casi sono proprio a favore dell’imprenditoria femminile.

I bandi presenti sono tantissimi e si differenziano tra bandi a statuto nazionale e regionale.

Tra i più recenti, sicuramente, possiamo citare quelli promossi dal PNRR che prevedono differenti forme di agevolazione che possiamo riassumere così:

  • Finanziamenti a fondo perduto
  • Finanziamenti con tasso agevolato
  • sostegno

Cerchiamo di capire nello specifico, quali sono i bandi che nel 2023 sono attivi per promuovere le imprese al femminile.

Il PNRR, nello specifico, prevede una spesa pari a 400 milioni di euro da destinare all’occupazione femminile.

Oltre il 40% dei fondi sarà destinato alle regioni del sud (Campania, Basilicata, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia).

Oltre ai fondi del PNRR, ci saranno altri finanziamenti – anche a fondo perduto – stanziati a livello nazionale.

Il Fondo Impresa Femminile

Tra i più importanti il Fondo Impresa Femminile 2023, che nasce proprio per sostenere tutte le imprese con a capo una donna.

I beneficiari del Fondo Impresa Femminile sono:

  • Società e cooperative formate per almeno il 60% da donne:
  • Società di capitali con quote titolate da donne
  • Imprese individuali aperte da donne
  • Lavoratrici con partita iva

Il Fondo Impresa Donna prevede uno stanziamento fino a 250 mila euro per le nuove attività, o per quelle nate da meno di un anno.

Il contributo sarà distribuito secondo la seguente modalità:

  • Copertura fino all’80% delle spese per i progetti fino a 100.00 euro;
  • Copertura fino al 50% delle spese per i progetti fino a 250,000 euro

Per partecipare al Fondo Impresa Donna, è necessario presentare domanda telematica mediante il sito ufficiale Invitalia.

Il Fondo Impresa Donna (attualmente chiuso per mancanza di fondi), non è comunque l’unica agevolazione a sostegno delle imprese femminili. Per avere una panoramica completa della quantità dei bandi presenti e delle rispettive caratteristiche e tipologie di finanziamento, vi invitiamo a visitare il sito inventivi.gov.it

ON (Oltre nuove imprese a tasso zero)

Tra i bandi attualmente attivi in favore dell’imprenditoria femminile c’è ON (Oltre nuove imprese a tasso zero) e Smart&Start. Vediamo di cosa si tratta.

ON, oltre nuove imprese a tasso zero è un incentivo nato nell’aprile dell’anno 2000 ed è finalizzato alla progettazione di nuove imprese, prevalentemente giovanili o femminili. L’incentivo può essere richiesto in tutta Italia e l’agevolazione, nello specifico, prevede un contributo a fondo perduto con un tetto di spesa massima fissato ai 3 milioni di euro.

Possono partecipare al bando:

Piccole e micro imprese a patto che siano state costituite da meno di 60 mesi dalla data in cui si presenta la domanda;

Persone fisiche che intendono avviare una nuova attività.

I costi che sono ammessi in questo bando sono davvero numerosi e sono:

costi del personale,

all’acquisto e/o affitto in un immobile immobili

acquisto delle attrezzature o dei macchinari necessari alla produzione

spese relative alla consulenza per l’apertura

acquisto di materie prime e beni di consumo

acquisto licenze o brevetti

Anche in questo caso, la partecipazione al bando avviene tramite la presentazione di una domanda telematica mediante il sito INVITALIA.

Smart&Start 2023

Un altro incentivo interessante nato per aiutare le aperture di nuove imprese è Smart& Start. Si tratta di un contributo nato nel 2014 che abbraccia la possibilità di finanziare un’ampia gamma di attività imprenditoriali. L’obiettivo dell’incentivo è sicuramente aprire nuove imprese, ma anche finanziare il noau tecnologico necessario alle stesse per diventare competitive sia a livello nazionale che internazionale.

Smart&Start prevede un contributo completamente a fondo perduto.

I soggetti che possono beneficiare del bando sono:

aziende costituite da non più di 60 mesi dalla presentazione della domanda

aziende straniere che intendono investire in Italia

Persone che intendono avviare una start up

I settori convolti da questo bando sono numerosi: turismo, cultura, informatica, metallurgia, agricoltura, commercio, fornitura energia, gestione dei rifiuti, artigianato, gestione dell’acqua, settore edile, settore meccanico, settore tessile ect.

In tutti i casi, però, i contributi sono erogati solo nei confronti delle imprese che presentano almeno una di queste caratteristiche:

  • Importante sviluppo tecnologico
  • Sviluppo di servizi o prodotti nel settore digitale
  • Valorizzazione dei risultati nel sistema della ricerca

L’iniziativa Smart&Start prevede contributi a fondo perduto che vanno dai 100 mila euro fino ad 1,5 milioni di euro.

L’incentivo smart&start prevede 3 tipi di agevolazioni:

  1. Finanziamento a interessi zero dell’80% dell’importo da sostenere; percentuale che può arrivare al 90% se l’impresa è rappresentata da una donna o da un giovane con un’età massima di 35 anni. Il finanziamento può durare al massimo 10 anni. Le aziende che accedono al finanziamento in una fra queste regioni campania, Basilicata, Puglia, Molise, Abruzzo, Sicilia e Sardegna possono restituire solo il 70% dell’importo concesso con finanziamento a tasso zero;
  2. Servizio di tutor. Le aziende che accedono al bando smart&start possono essere seguite da un sistema di tutoraggio tecnico per un valore complessivo di 15 mila euro (regioni del Sud) o 7.500 euro per le altre regioni d’Italia.
  3. La terza agevolazione prevista dal bando prevede la conversione di una parte della somma finanziata in un contributo completamente a fondo perduto.

Anche per questo bando la domanda va presentata attraverso il sito INVITALIA. Il bando è sempre aperto e le domande sono ammissibili fino ad esaurimento fondi.

Linkografia sui siti web per l’imprenditoria femminile

IF- Imprenditoria Femminile
(il portale dei Comitati per la promozione dell’imprenditoria femminile)

www.if-imprenditoriafemminile.it

Il sito contiene una serie di informazioni dei Comitati per la promozione dell’imprenditoria femminile presenti in Italia. Nella sezione “news” possiamo trovare pubblicazioni, mostre, eventi e premi che possono interessare le aspiranti imprenditrici o coloro che lo sono già. La sezione “documentazione” contiene invece le direttive della Commissione Europea per le pari opportunità e l’imprenditoria femminile, per avere uno sguardo “europeo” su questo tema.Da non perdere il “glossario dell’imprenditrice”, una specie di dizionario con i termini che un’aspirante imprenditrice deve conoscere!

Osservatorio donna

www.osservatoriodonna.it

Dopo una registrazione facile e veloce ( ed ovviamente gratuita), si può accedere ad una serie di utili servizi per le donne che intendono mettersi in proprio. Si può partire dalla sezione “Inventa la tua idea”, che è una vera e propria guida per creare un’idea imprenditoriale che sia “giusta”, “vincente”. Poi c’è la sezione “Primi passi per fare impresa”, con le varie procedure (anche burocratiche), da mettere in atto prima di avviare un’attività. La sezione “progetta la tua impresa” ci aiuta nella realizzazione di un vero e proprio piano di impresa. Interessante la sezione dedicata alla “legge più giusta per te”: ogni idea imprenditoriale può trovare la legge giusta per essere finanziata. Occhio, allora: chi cerca trova!Da non trascurare la sezione dedicata ai corsi di formazione imprenditoriale, “Come e dove formarci” ( come imparare l’arte dell’essere imprenditore!)

Impresa donna

www.impresadonna.it

E’ il sito del Coordinamento Nazionale dell’Imprenditoria femminile (che ha sede in Roma), in collaborazione con la Confesercenti. Nella sezione “Comunicazioni” troviamo le varie iniziative a sostegno dell’imprenditoria femminile presenti in Italia. E’ possibile anche consultare l’archivio con le notizie catalogate per anni. Si può per esempio prendere visione del bando della legge n. 215 del 2006.

Rete pari opportunità

www.retepariopportunita.it

E’ il sito del Dipartimento per i diritti e le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Contiene informazioni sui progetti in atto che hanno come destinatarie appunto le donne. E’ possibile visionare la normativa del settore, sia nazionale che comunitaria. Da tenere particolarmente d’occhio la sezione “Archivio bandi e avvisi”.

Libri sull’argomento dell’imprenditoria femminile

“Imprenditoria femminile. Le nuove agevolazioni” di Cusimano Antonio- Scerra Maurizio- Editore Buffetti, 2006. Prezzo 19,00 euro.

“L’imprenditoria femminile in Italia. Il caso emblematico del Piemonte”- curatore: A. Castagnoli- Edizioni Franco Angeli, euro 23,00.

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