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Come aprire un ristorante

Dove aprire il ristorante

La scelta della città e della zona in cui aprire il ristorante è uno dei primi pensieri di cui ci si deve preoccupare, valutando tutte le variabili in gioco: per esempio, la disponibilità di parcheggi gratuiti nelle vicinanze, ma anche il traffico nei dintorni. Chiaramente, una location isolata o in una strada poco frequentata potrebbe avere qualche difficoltà all’inizio, anche se ovviamente dipende tutto dal target di riferimento a cui si mira. Occorre, poi, prendere in considerazione l’affollamento della concorrenza: in un quartiere già pieno di trattorie e pizzerie forse è il caso di pensarci due volte prima di aprire un’attività di ristorazione, ma è pur vero che ciò implica che in quella zona le persone sono ben disposte ad andare a mangiare fuori. Come si può notare, quindi, è bene osservare ogni aspetto da tutti i punti di vista, per accertare pro e contro di ciascuna circostanza.

La selezione e l’acquisto di attrezzature e macchinari

Uno dei compiti che non possono essere sottovalutati è quello relativo alla scelta delle attrezzature ristorazione professionali, importante tanto quanto la selezione degli arredi per la sala. Per questo può essere utile rivolgersi a un professionista del settore che metta a disposizione la propria esperienza per indicare quali elementi conviene acquistare, anche in funzione del numero di coperti. I macchinari, arredi e attrezzature devono essere in grado di durare a lungo nel tempo e di assicurare la massima affidabilità, viste le ripercussioni economiche che un fermo macchina potrebbe innescare.

Gli adempimenti burocratici per l’apertura di un ristorante

Come accade per qualsiasi altra attività imprenditoriale, anche l’apertura di un ristorante presuppone un iter burocratico piuttosto lungo ed elaborato. Se è vero che le liberalizzazioni hanno escluso la necessità di possedere licenze ad hoc, è altrettanto innegabile che tra scartoffie e documenti da presentare si corre il rischio di disorientarsi, specialmente senza l’aiuto di un commercialista. Si deve cominciare, comunque, dalla Scia, che è la Segnalazione Certificato di Inizio Attività: si tratta di un modello di autocertificazione che deve essere consegnato negli uffici comunali del territorio in cui il ristorante sarà aperto.

Che cosa serve per aprire un ristorante

La possibilità di avviare una pizzeria o un bar tavola calda è vincolata alla certificazione di specifici requisiti. Occorre un’esperienza nel settore non inferiore a 2 anni e disporre di un diploma che attesti le competenze necessarie. In alternativa si può frequentare un corso ad hoc, come per esempio il SAB, Somministrazione Alimenti e Bevande. Nella certificazione che si consegna in Comune è necessario precisare i requisiti del locale, specificando il livello di insonorizzazione e le sue dimensioni.

La Comunicazione Unica d’impresa

Un altro documento a cui si deve pensare è il modulo di Comunicazione Unica d’impresa, che va consegnata alla Camera di Commercio ed è necessaria per essere inseriti nel Registro delle Imprese. A questo punto è possibile aprire la partita Iva e iscriversi presso l’Agenzia delle Entrate. Ancora, è indispensabile iscriversi all’Inps per richiedere la gestione come commerciante. Trascorse più o meno quattro settimane dalla consegna dei moduli, sarà effettuato un controllo che avrà lo scopo di accertare che ciò che si è dichiarato corrisponde al vero. Il locale, a sua volta, deve essere a norma, con riferimento in particolare agli impianti idrici e a quelli elettrici. Lo smaltimento dei rifiuti e la canna fumaria sono ulteriori dettagli a cui si deve prestare la massima attenzione per non incappare in situazioni di irregolarità.

Il documento HACCP

Infine, per tutti i lavoratori che sono presenti all’interno del locale è indispensabile il documento HACCP: si tratta di un libretto sanitario conseguito dopo la partecipazione a corsi ad hoc, che consentono di sapere come va “trattato” il cibo, anche ai fini di una corretta conservazione.

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