Gli elementi caratterizzanti del bullismo
Con il termine “bullismo” intendiamo un atteggiamento caratterizzato da violenza verbale e fisica nei confronti di un soggetto, per un periodo di tempo duraturo. Infatti affinché si possa parlare di atti di bullismo è necessario che vi siano almeno 3 elementi caratterizzanti:
1. intenzionalità , vi deve essere l’intenzione da parte di un soggetto a fare del male ad un altro, preso di mira;
2. persistenza nel tempo, l’atto compiuto deve essere costante e ripetitivo nel corso del tempo, quindi una litigata fra ragazzi in maniera occasionale non deve far pensare ad un episodio di bullismo;
3. relazione asimmetrica, ovvero si prende di mira sempre lo stesso soggetto debole per arrecargli un danno.
Solitamente il bullismo si manifesta nelle scuole, nei parchi e in tutti quei luoghi di associazione frequentati da ragazzi/e di età compresa fra i 7 e i 18 anni. Da alcuni dati emerge addirittura che circa il 40% dei ragazzi italiani ne è colpito e che il tutto parte da una spinta o una semplice offesa per poi diventare una situazione spiacevole e pericolosa. Ma proprio per evitare che esso diventi una piaga sociale è necessario imparare a riconoscere il bullismo, sin dai primi segnali.
Il bullismo: quali segnali riconoscere?
Ma come riconoscere il bullismo e quindi intervenire in tempo? Per prima cosa non bisogna pensare che il bullismo sia una fase legata alla crescita, che poi passa, in quanto se non riconosciuto ed affrontato in tempo, può essere davvero pericoloso. Ciò implica che tutte le persone vicine ad un adolescente devono prestare particolare attenzione a certi segnali.
Fra questi, i più comuni sono: mal di testa, attacchi di mal di pancia, poca voglia di andare a scuola o addirittura resistenza verso un determinato luogo, atteggiamento d’ansia e depressione e per finire un calo del rendimento scolastico. Solitamente è il genitore il primo a percepire questi segnali e ad indagare sul malessere del figlio/a. Ma anche altri soggetti come insegnanti, istruttori di palestra, educatori di centri estivi, ecc.. dovrebbero essere in grado di riconoscere il bullismo e laddove possibile, prevenirlo. Tuttavia, oltre ai segnali illustrati vi sono altri elementi (molto più palesi) che ci possono aiutare a capire come riconoscere il bullismo, per esempio notare sul corpo del soggetto preso di mira, dei graffi o dei lividi insoliti o anche un atteggiamento di chiusura dell’adolescente dinanzi a certe domande dei genitori. Molti ragazzi vittime di bullismo, oltre a non voler più frequentare la scuola (per ovvio timore) non vogliono nemmeno restare da soli, mostrano paura nei confronti di luoghi bui o isolati, appaiono molto timorosi.
Le conseguenze del bullismo
Negli episodi di bullismo, vi sono due vittime. Una è ovviamente il soggetto debole preso di mira, l’altro è lo stesso bullo. Ma quali conseguenze gravano su entrambi? Anche se in maniera differente, sia la vittima che il carnefice vanno aiutati ad affrontare il problema. Il soggetto vittima di bullismo, se non riconosciuto ed aiutato in tempo potrà andare incontro a gravi conseguenze soprattutto psicologiche e relazionali, che influenzeranno non solo la sua vita attuale (cattivo rendimento scolastico) ma anche per futuro (difficoltà di relazioni, disturbi del comportamento…). D’altra parte, il bullo, per conto suo non è sempre da considerare un soggetto sfacciato e violento, perché spesso il suo atteggiamento nasconde dei forti disagi familiari o situazioni pesanti che gravano su di lui, tanto da indurlo a sfogare sui più deboli la sua frustrazione e la sua rabbia.
Ovviamente non vanno giustificati gli atti di bullismo ma piuttosto affrontati con gli strumenti adatti affinché non debbano più ripetersi.