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Braille: guida completa

Chi è non vedente, dalla nascita o meno, si trova a dover vivere quotidianamente in una situazione di difficoltà che, però, è spesso percepita solo dagli altri. I non vedenti oggi possono condurre una vita del tutto normale grazie all’aiuto di tecniche sempre nuove e all’avanguardia. Potrà quindi sembrare strano per noi vedere una persona non vedente autonoma e ben organizzata che lavora, esce, va a teatro, scrive e legge.

Il tema della scrittura e della lettura è stato da molti anni soggetto a studi e perfezionamenti. È importante insegnare a un non vedente a scrivere a leggere con metodo alternativi ed è importante per lui per sentirsi parte attiva della società. Scrivere e leggere, oggi, non è un problema per i non vedenti, grazie a un sistema, che si basa su uno speciale alfabeto, che affonda le sue radici nel diciannovesimo secolo.

I non vedenti, non potendo utilizzare la vista, leggono e scrivono utilizzando un metodo alternativo, che privilegia l’utilizzo di un altro senso, il tatto, per comprendere un testo scritto. Questo sistema si chiama Braille ed è un metodo per leggere e scrivere che non solo i non vedenti possono usare; chiunque può impararlo, per curiosità o anche solo per arricchimento personale. Basta solo fare un po’ di pratica e studiare attentamente i segni e i simboli che sono alla base di questo sistema.

Ma vediamo più nello specifico che cos’è il Braille, cosa c’è alla base di questo sistema e in quale contesto affonda le sue radici. Le persone non vedenti, per leggere e scrivere, utilizzano un sistema codificato nel 1800 da Louis Braille, l’inventore che ha dato il nome all’intero sistema. Il metodo si basa sulla capacità di percezione di simboli in rilievo da parte dei polpastrelli delle mani, che riconoscono determinati simboli e li codificano in modo specifico.

La storia del Braille

Lo stesso inventore del metodo, Louis Braille, divenne cieco all’età di tre anni a seguito di un incidente avvenuto nel laboratorio d’artigianato di suo padre e nel 1825, poco più che ventenne, si dedicò alla codificazione di un alfabeto in francese che potesse servire ai non vedenti per codificare quello che con gli occhi non potevano vedere.

Il metodo si basava sulla capacità dei polpastrelli delle dita della mano di intercettare simboli posti in rilievo su una tavola. Il modello di riferimento utilizzato fu quello messo a punto da Charles Barbier de la Serre, un francese che combinando tra loro diversi punti in rilievo era riuscito a riprodurre tutti i fonemi della lingua francese. Braille prese a esempio questo sistema ma lo modificò semplificandolo ulteriormente, riducendo i numeri e mantenendo le lettere dell’alfabeto in modo da riuscire a riconoscere al tatto tutte le lettere dell’alfabeto.

Nel 1829 Braille completa il suo primo manuale dedicato a questo sistema. I segni venivano scritti a mano e incisi con un punteruolo su una tavoletta e aveva un codice di lettura che si basava, così come oggi, su una combinazione di sei punti in rilievo che rappresentavano non solo le lettere dell’alfabeto ma anche la punteggiatura, i numeri e i simboli musicali e matematici.

I sei punti erano disposti in due colonne e tre righe e formavano una colonna. La diversa collocazione dei numeri variabili creava i differenti caratteri dell’alfabeto ed era possibile ottenere ben 64 configurazioni diverse. Oggi le celle in Braille misurano 7X4 mm e variano da un massimo di sei punti a un minimo di un punto, tranne lo spazio che si segnala con una cella vuota.

Il sistema Braille

Il Braille è un sistema che si basa sulla combinazione di sei punti, posti su due colonne verticali, a loro volta formate da tre puntini. Le combinazioni che possono risultare sono 64, spazio vuoto compreso. I segni sono 63 e sono organizzati in serie; la prima comprende le lettere dalla “a” alla “j”, le seconda è il risultato dell’aggiunta dei punti 3 e 6 alla prima, la quarta si ottiene aggiungendo il sesto punto, mentre con la quinta vengono ripetuti i segni della prima serie, nella parte inferiore della casella. I numeri dall’1 al 10 corrispondono alle prime dieci lettere dell’alfabeto.

Come leggere il Braille

Per imparare a leggere il Braille è necessaria per prima cosa la comprensione dei punti e del loro significato all’interno della griglia Braille. Ogni casella non ha sempre un significato preciso, ma cambia il proprio significato in base al sistema in cui si sta leggendo. È quindi fondamentale cominciare a riconoscere i luoghi in cui i punti sono stati messi e dove sono gli spazi vuoti.

Il primo passo è poi imparare le prime dieci lettere dell’alfabeto, dalla “a” alla “j” ricordandosi che queste lettere hanno solo quattro dei punti in alto nella griglia. Poi si può procedere imparando le altre lettere dell’alfabeto, dalla “k” alla “t”, che sono uguali alle prime dieci tranne per il fatto che hanno un punto in più nella posizione 3.

Il terzo step prevede di imparare a riconoscere le lettere u,v,x,y e z, che sono identiche alle lettere comprese dalla “a” alla “z”, ma hanno un punto in più a differenziarle nelle caselle 1,3,6. La “w” non segue uno schema preciso, dal momento che il sistema originario era modulato sulla lingua francese. Per ultima cosa, è necessario imparare a riconoscere la punteggiatura, che viene segnalata con simboli speciali.

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Come scrivere in Braille

Oggi esistono vari strumenti per scrivere in Braille e nel tempo la tecnica si è affinata perfezionandosi sempre di più. Anche se grazie alle tecniche più moderne oggi si possono usare le stampanti Braille, rimane sempre valida la tradizionale tavoletta dalla forma rettangolare e caratterizzate da un telaio su cui è possibile fissare un foglio su cui è possibile fare scorrere un supporto formato da due caselle della dimensione della cella Braille.

Gli strumenti del Braille

Per i non vedenti la tavoletta, la carta Braille e il punteruolo sono gli strumenti necessari per scrivere, al pari di un foglio e di una penna per un normo vedente. Leggere e scrivere in Braille presuppone non solo lo studio e la pratica del sistema, ma anche un determinato lavoro sulla postura, sul busto e sulle braccia.

I bambini piccoli imparano direttamente a scrivere usando la macchina dattilo-braille, anche perché l’utilizzo della tavoletta e l’impiego del Braille a mano presuppongono competenze motorie e non che i bambini piccoli non hanno ancora sviluppato. La scrittura a mano, per questo motivo, si rimanda a un’età più adulta, anche per evitare di rallentare l’apprendimento per i più piccoli.

Il Braille al computer

La tiflo-informatica è una disciplina nata per permettere ai non vedenti l’accesso ai dispositivi tecnologici più avanzati e, a oggi, rappresenta una grande contributo per il mondo della didattica, soprattutto per quanto riguarda i sistemi di insegnamento per i più piccoli. Per gli adulti, invece, esistono altri metodi, che consentono di utilizzare il computer in autonomia.

Se è vero che il Braille è un sistema che nasce per aiutare i non vedenti a leggere e a scrivere utilizzando un supporto tattile, era impensabile che le più moderne tecnologie non si evolvessero anche per quel che riguarda l’aspetto digitale della lettura e della scrittura. Per i non vedenti, infatti, anche scrivere al computer potrebbe rappresentare una limitazione se non esistessero degli strumenti che ad oggi rappresentano l’evoluzione in digitale del Braille.

Per i non vedenti scrivere al computer con una normale tastiera rappresenta certamente un ostacolo insormontabile ed ecco perché, con il tempo, si sono sviluppate diverse tastiere che sfruttano il sistema Braille per offrire ai non vedenti un buon supporto per scrivere al computer utilizzando la tastiera. Sono conosciute con il nome di dattilo-braille e sono strumenti utilizzati anche per insegnare il sistema Braille ai bambini.

Esistono anche particolari display Braille, delle particolari periferiche che permettono ai non vedenti di leggere ciò che viene riprodotto nello schermo del computer attraverso una tastiera Braille. Questi strumenti si collegano al computer mediante un semplice cavo USB e sono disponibili in diversi formati, che vanno dai 12 agli 80 caratteri, anche se il formato più in auge è quello da 32 o da 40 caratteri.

Secondo lo stesso principio esistono anche delle stampanti che utilizzano il sistema Braille. Questi strumenti si collegano al computer tramite cavo USB e permettono ai testi di essere impaginati, oppure formattati, secondo determinate istruzioni coordinate da software specifici, che a volte sono parte integrante della stampante e altre devono essere acquistati in separata sede. Questo tipo di stampanti possono scrivere su un unico lato del foglio oppure scrivere a fronte-retro, mentre alcune stampanti di tipo professionale possono stampare fino a quattro facciate alla volta.

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Milena Talento11 Ottobre 2015

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