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Ersilia festa, lavoratrice italiana in una miniera di Pilbara

Ersilia Festa – Campo minerario di Pilbara (Australia)

Un’esperienza estrema agli estremi del mondo. Estrema dal punto di vista fisico, climatico, lavorativo, sociale. Una prova di sforzo corporea e mentale incredibile a cui Ersilia ha accettato di sottoporsi. Perché? Per soldi naturalmente. Tanti soldi. Ma anche (e soprattutto!) per dimostrare a se stessa di essere forte e pronta a tutto pur di realizzare i suoi sogni.

Entrare in una miniera in Australia è come entrare in un altro mondo, un microcosmo nel cosmo. In un campo minerario, tutto è costruito per dare l’impressione di essere all’interno di una città nella città: c’è quasi tutto ciò di cui un lavoratore può avere bisogno per il suo benessere psicofisico; tutto è fatto per generare una percezione di normalità. Ma qui tutto c’è, fuorchè la normalità. Certo entrando in miniera si trovano molti servizi: la palestra, il campo da golf, da tennis, da calcio; insomma, tutto quello che può essere confortevole per il lavoratore nel poco tempo libero che ha a disposizione dallo stacco lavorativo.

Per il resto di normale non c’è proprio nulla, a partire dalla temperatura. Ci sono mattine in cui nel deserto di Pilbara, dove la nostra Ersilia si trova in missione, la temperatura alle 7 del mattino sfiora già i 40°, per raggiungere gli oltre 50 nelle ore più calde della giornata. Vi rendete conto cosa vuol dire lavorare nel deserto a 50 gradi?

Non a caso, qui il campo minerario è chiamato la “Fornace”; proprio perché arrivando la sensazione è quella di essere immersi in un forno; la temperatura è così alta che i lavoratori vengono sottoposti ad idratazione costante per evitare collassi o altri tipi di problemi. La stessa Ersilia che ci tiene particolarmente al suo aspetto fisico oltre che al benessere della sua pelle, racconta dal suo profilo Instagram com’è dura vivere in un container in cui l’aria condizionata è sempre accesa giorno e notte, e la sensazione è quella di dormire su un aereo.

deserto di Pilbara - Australia

Sito minerario – Deserto di Pilbara Australia

La pelle tira, si secca in continuazione, i dolori aumentano come ovviamente i disagi psichici. Fuori è un forno, dentro uno spazio termicamente e perennemente artificiale. Così Ersilia si rifugia nel suo mondo virtuale che è l’unica ancora di normalità che ancora la lega alla sua vecchia vita. Dal suo profilo IG ufficiale “la tigrata”, dialoga con le sue follower, attraverso video e dirette; chiede consigli su come idratare la pelle, quale crema commerciale scegliere tra le poche disponibili nel deserto e come applicarla per evitare di andare “a secco”. Ersilia parla nel suo tempo libero, chiede consigli di cui molto probabilmente non ha bisogno, eppure continua a farlo per mantenere vivo il suo dialogo con la normalità, in quel mondo virtuale che per ora resta l’unico legame reale con la sua vita passata.

atterraggio nel deserto di Pilbara

Atterraggio nel deserto di Pilbara

Ma come funziona un sito minerario in Australia?

Generalmente, il sito è diviso in due parti: da un lato il dormitorio; dall’altro il campo di trivellazione.

donga - sito minerario Pilbara

Donga – sito minerario Pilbara

Non è detto che tutti i lavoratori della miniera accedano al campo di trivellazione; i ruoli all’interno del campo sono tantissimi: elettricisti, scavatori, addetti alle pulizie, capi reparti. Insomma, la maggior parte dei lavoratori resta sempre nella zona della cittadella al lavoro, quindi lontano dal campo e da tutti i disturbi acustici che può generare. Come anticipata la vita all’interno del campo è ben organizzata; c’è veramente di tutto per tutti.

  1. In primis, tutti i lavoratori sono dotati di una stanza/container, perennemente climatizzata e attrezzata con un bagno privato. Generalmente la stanza viene pulita una volta a settimana dagli addetti alle pulizie messi a disposizione direttamente dall’azienda;
  2. Come anticipato, il sito è organizzato per rendere il più confortevole possibile la vita del lavoratore. Quindi c’è sicuramente una palestra, campi di basket/calcio/tennis e tutto quello può essere utile al benessere di ciascuno.
  3. C’è anche una sala dedicata al pranzo, piuttosto fornita. In genere la sala si trova accanto alla cucina e i lavoratori possono trovare cibi e frutta di ogni genere; gli addetti alla cucina prestano anche particolare attenzione a soddisfare quelle che sono le richieste di ogni singolo lavoratore.
  4. C’è anche un negozio. Ebbene si, nel campo si può anche fare shopping. Certo non ci sono le boutique di lusso, ma tutto ciò che può essere utile all’igiene e al benessere della persona (come la crema idratante per la nostra Ersilia). Si vendono anche gli alcolici; ma attenzione. Nel campo le regole sono rigide; ogni mattina viene effettuato sui lavoratori un alcol test e se qualcuno risulta con un tasso troppo alto viene spedito dritto a casa.

Ma veniamo alla nostra Ersilia e affidiamo a lei il racconto di questa esperienza.

Vi raccontiamo la sua storia che è poi la storia comune di quanti decidono di andare a lavorare in una miniera in Australia.

Per raccontarvi la storia di Ersilia abbiamo deciso di farlo affidandoci direttamente alle sue parole, attraverso un’intervista a distanza (in questo momento lei si trova ancora in Australia), in cui mette a nudo il suo progetto.

Ersilia, perché una miniera? Perché l’Australia?

L’Australia è una scelta che arriva da lontano. Sono arrivata qui dieci anni fa con un invito temporaneo e dopo un numero infinito di lavori sono riuscita a diventare residente prima, e poi cittadina. Al momento sono titolare di doppio passaporto, sia italiano che australiano. Ho scelto l’Australia perché nel 2013, ma ancora oggi, l’Australia è terra di opportunità. E’ meta di un’immigrazione che cerca la svolta.

Perché ho scelto di lavorare proprio in una miniera? Sono stata in Australia per 9 anni e ho avuto 18 mesi di pausa in Europa; dopodichè sono rientrata in Australia un po’ per riconciliarmi con questo paese e per pura casualità ho inviato tre domande alle maggiori compagnie minerarie. Al momento l’industria mineraria è quella che paga di più per cui la mia scelta è stata determinata da un fattore puramente economico. Lavorare in miniera sottopone la persona ad un grandissimo sacrificio; si tratta di lavorare in una zona remota dell’Australia, nel deserto, nel mio caso nel deserto di Pilbara per raggiungere obiettivi economici che in città non sarebbero possibili con così tanta velocità. Ovviamente il sacrificio richiesto corrisponde alla retribuzione che è sicuramente superiore alla media. Quindi perché in miniera? Per soldi.

Come si svolge la vita in miniera?

La vita in miniera è una vita molto particolare perché scandita da orari poco flessibili. I turni di lavoro sono di 12 ore al giorno continuative e gli sping cioè la disponibilità che concedi sul sito minerario è di due settimane dentro e una settimana fuori. Quindi io sono una lavoratrice “fly in, fly out”, volo per due settimane nel deserto di Pilbara e poi ritorno indietro a Perth. La vita si svolge in maniera abbastanza restrittiva perché si lavora dalle 4 del mattino alle 16 del pomeriggio, in alternativa dalle 5 del mattino alle 17. Sono 12 ore con un’ora di pausa; nel villaggio ci sono palestra, piscina, mensa ma alla fine il tempo da dedicare alle attività extra lavorative è davvero poco. Per il resto del tempo si dorme; i minatori dormono, così come dormono tutte le persone impegnate all’interno del villaggio minerario. E’ consigliato dormire almeno 7-8 ore perché considerando le condizioni estreme climatiche ovviamente il livello di fatica è inimmaginabile ed altamente condizionante per il corpo umano. La miniera non è un posto per umani; gli umani che come sempre forzano la natura si sono impossessati di un’area geografica per motivi puramente economici. Ma l’uomo non dovrebbe stare lì.

Che lavoro fai nello specifico?

Io non lavoro nel sito minerario ma nel villaggio, nel campo. Sono stata impiegata come all roundend, ho diverse manzioni che riguardano la manutenzione del campo. Al momento sono in amministrazione, quindi faccio accoglienza e check-in per i minatori che risiedono nel campo. Mi occupo della logistica quando i minatori arrivano e devono essere sistemati nei doungas, che sarebbero le casette di lamiera nelle quali i minatori vivono per tutta la durata del loro turno. Ovviamente la sistemazione più tutto ciò che ha a che fare con l’accomodation. La mia, insomma, è una figura di utility, di supporto della vita nel villaggio.

Quanto lavori, quanto dormi, quanto bevi?

La vita in miniera si svolge in maniera strutturata e monotona. Tutti lavorano 12 ore al giorno in modo continuativo; non c’è tempo per la vita sociale; la stanchezza è tanta; i minatori e il personale al loro supporto dopo 12 ore sono esausti per cui c’è solo lavoro, lavoro lavoro.

Lavoro 12 ore al giorno tutti i giorni per 14 giorni consecutivi, compresi sabato e domenica. Dormo in media 7-8 ore a notte e sono molto fortunata perché avendo una routine molto regolare ed essendo una persona in salute dormo anche bene. Bevo anche 5 litri di acqua; le condizioni di vita in miniera non sono propriamente standard; ci sono 46 gradi in estate fissi per cui l’idratazione è fondamentale; si rischia la disidratazione e tutti i problemi correlati che – nei casi estremi – possono portare anche alla morte. Si mangia regolarmente tre volte al giorno in mensa, pasti leggeri e massima idratazione.

Questa scelta radicale era proprio necessaria?

Questa scelta radicale non era necessaria; è una scelta che ho fatto in maniera consapevole. Non è necessario nel 2024 andare a lavorare in miniera; per me è una grandissima opportunità di risalita economica dopo aver passato un anno e mezzo in Italia. Ho colto questa esperienza come un’opportunità pur sapendo dei rischi a cui andavo incontro. In ogni caso lavorare in miniera comporta oltre una crescita economica anche una grandissima crescita personale. Sono grata in questo momento di vivere nel deserto, di trovarmi in determinate situazioni estreme perché testo la mia forza, la mia perseveranza, la mia voglia di farcela.

Quando pensi di tornare?

Spero prima possibile. Sono molto legata alla mia terra, all’Irpinia. Amo tutta l’Italia; il mio lifestyle è completamente europeo, italiano, e non potrà mai essere diversamente nonostante questo momentaneo cambio di vita. Non posso prevedere quando, sicuramente accadrà e spero che accada presto.

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