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prodotti dell'erborista: tisane, polveri, estratti, oli essenziali

Prodotti erboristici: tisane, polveri, estratti, oli essenziali

Nell’ambito della moderna erboristeria esistono prodotti classificati all’interno di diverse “aree” di azione, rappresentate principalmente dal settore alimentare (integratori, prodotti salutistici…), cosmetico (prodotti per la cura della pelle, ecc.) e farmacologico (preparazioni fitoterapiche, farmaci…).

Dal punto di vista legislativo nessuna legge attualmente regolamenta i prodotti erboristici e fitoterapeutici che, a tutti gli effetti, vengono assimilati alla categoria degli integratori alimentari. L’unico riferimento normativo nel panorama italiano, “Disciplina della coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali” risale addirittura agli anni ’30 dello scorso secolo (L. 6 gennaio 1931, n. 99). Sempre dello stesso periodo è l’“Elenco delle piante dichiarate officinali (R.D. n. 772, del 26 maggio 1932). Da diversi anni, tuttavia, le associazioni di categoria ed i professionisti del settore sono impegnati una vera e propria battaglia affinchè si possa giungere al riconoscimento ufficiale di questa attività che, a tutti gli effetti, è una professione.

Allo stato attuale dei fatti, un erborista può trattare e vendere esclusivamente preparati a base di erbe medicinali; i farmaci veri e propri, infatti, possono essere per legge solo commercializzati da farmacisti certificati. L’erborista è una persona dall’elevato profilo professionale che, dopo anni di studi, è in grado di distillare, miscelare, preparare ricette a base di prodotti naturali in grado di migliorare il funzionamento dell’organismo umano. Grazie alle sue competenza l’erborista è in grado di suggerire al cliente quali prodotti sono utili per il suo benessere, adattandoli alle esigenze di salute e contribuendo alla cura di alcune patologie, e di indicare le più efficaci terapie e posologie di assunzione. Molto importante è la conoscenza a 360 gradi delle specie vegetali utilizzate, e delle loro possibili interazioni sia reciproche che con la fisiologia del paziente. Non solo terapie, ma anche miglioramento della qualità di vita: i prodotti erboristici possono infatti essere anche cosmetici e dietetici, ed in grado di produrre effetti benefici e decisamente salutari sull’intero organismo.

Tutte le attività sopra descritte possono essere svolte da un erborista in possesso di una laurea universitaria specifica; tuttavia, è possibile anche avviare un’attività di vendita di prodotti officinali anche se non si possiede questo specifico titolo di studio. In questo caso il personale che lavora in erboristeria non è autorizzato alla preparazione di prodotti (come tisane, creme, distillati, tinture madri…) a partire dalle erbe sfuse, poiché non sono garantite le competenze necessarie. Queste persone sono autorizzate esclusivamente al commercio di preparati già miscelati e pronti all’uso.

La scienza dell’erboristeria

Mentre un tempo l’erboristeria era una attività prevalentemente a carattere tradizionale, al giorno d’oggi essa è, a tutti gli effetti, una vera e propria scienza che viene assimilata al campo di ricerca medico-scientifico, e le cui conoscenze vengono acquisite attraverso corsi di laurea specifici. Ad esempio molte delle facoltà italiane di Scienze e Tecnologie Farmaceutiche offrono, nell’ambito dei propri corsi di studio, un corso di laurea triennale in erboristeria (denominato Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Erboristiche, appartenente nello specifico alla Classe L29) e una successiva laurea specialistica, della durata di due anni, in Scienza e Tecnica delle Piante Officinali. In aggiunta a questi corsi universitari è possibile frequentare anche corsi di perfezionamento, ad esempio su piante medicinali, fitoterapia, elementi fitoterapici della medicina tradizionale orientale e così via.

Attraverso la fruizione di questi percorsi di studio si formano professionisti con una approfondita conoscenza dei prodotti erboristici, delle modalità di lavorazione sia a livello artigianale che industriale e delle loro diverse applicazioni nell’ambito terapeutico, salutistico, cosmetico o alimentare.

Piante officinali e medicinali

L’erboristeria è una scienza che si basa sulla conoscenza e sull’utilizzo di specie vegetali che svolgono particolari azioni a livello dell’organismo. Queste piante sono dette anche medicinali, e in ciascun Paese sono inserite in particolari liste e farmacopee; esiste dunque una regolamentazione che ne specifica l’utilizzo da parte delle industrie farmaceutiche. Le piante officinali sono, invece, specie vegetali che possono essere utilizzate dall’uomo, indipendentemente dal fatto che esse siano in grado di svolgere azioni terapeutiche; queste possono essere, ad esempio, le essenze utilizzate per via della loro capacità di conferire un sapore o un profumo gradevoli.

Le piante medicinali rappresentano dunque, nello specifico, una sottocategoria delle piante officinali, e comprendono tutte quelle specie che contengono sostanze direttamente utili ai fini terapeutici, oppure che possono essere i precursori di sostanze attive ricavabili mediante specifici procedimenti e lavorazioni.

Le piante medicinali rappresentano da sempre uno strumento utilissimo per via delle capacità curative e terapeutiche, e la moderna industria farmaceutica ha largamente attinto al mondo vegetale e naturale in genere per le formulazione dei moderni medicinali. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) circa il 25% dei farmaci attualmente impiegati negli Stati Uniti sono di origine vegetale, mentre un report dell’Unione Europea del 2005 elaborato dall’Interactive European Network for Industrial Crops and their Applications rivela come siano ben 7000 i formulati medici attualmente inseriti nella moderna farmacopea, e derivati da piante medicinali.

Esiste infatti, nelle piante medicinali, un insieme di sostanze farmacologicamente attive, racchiuse nella definizione di “fitocomplesso”. Questi principi attivi caratterizzanti non sono sintetizzabili artificialmente nei laboratori, ma possono essere estratti esclusivamente dalle piante medicinali. Perché? La spiegazione è semplice: non si tratta, spesso, di un semplice principio farmacologicamente attivo (che di per sé può essere isolabile ed identificabile), quanto piuttosto di un complesso insieme di sostanze, alcune delle quali possono essere ignote, e che nel loro insieme contribuiscono all’azione benefica. L’azione del fitocomplesso è, semplicemente, dovuta alla singolare ed irriproducibile sinergia di principi attivi e sostanze ad azione coadiuvante.

Le piante medicinali, dunque, sono irrinunciabili poiché la loro azione non può essere riprodotta in laboratorio mediante la sintesi artificiale di composti chimici. Alla luce di tutto ciò è da sottolineare l’importanza della conservazione della biodiversità vegetale allo scopo di non lasciare che lo straordinario patrimonio delle piante medicinali vada perduto. Un esempio su tutti è rappresentato dal taglio della foresta amazzonica, le cui specie vegetali non sono ancora state interamente identificate. È probabile che, fra di esse, possano esistere vegetali (e non solo) nuovi per la scienza ed in grado di aiutare la cura di diverse malattie: per questo, la conservazione della natura è fondamentale anche per via delle sue potenziali applicazioni terapeutiche.

Anche il nostro Paese non è esente da questo rischio: sempre secondo una ricerca promossa dall’OMS, è risultato che negli anni ’90 erano ben 60.000 le piante medicinali in forte pericolo di estinzione; e oltre trecentosettanta di esse sono attualmente minacciate in Italia.

Principi attivi delle piante

La domanda viene spontanea: perché alcune piante sono dei veri e propri scrigni contenenti preziosi principi attivi, medicamentosi e non? La risposta va ricercata soprattutto all’interno del processo di evoluzione delle specie viventi, basato sullo sviluppo di meccanismi di difesa contro stress ambientali, parassiti ed erbivori, nonché di competizione nei confronti di altri vegetali sia della stessa specie che di specie diverse.

Le piante, per la loro sopravvivenza, hanno sviluppato sostanze attive in grado ad esempio di proteggerle dagli erbivori e dai parassiti grazie a particolari odori o sapori (repellenza), oppure producendo sostanze tossiche e velenose. Altre specie hanno sviluppato invece metaboliti in grado di vincere la competizione con altre specie, o di garantire la resistenza nei confronti degli attacchi di patogeni (virus, funghi…). Infine, alcune specie vegetali hanno sviluppato un vero e proprio sistema chimico di attrazione nei confronti degli insetti impollinatori, aumentando in questo modo le proprie performance riproduttive.

Ma quali sono questi metaboliti? Dal punto di vista chimico, le principali categorie chimiche di principi attivi in grado di svolgere azioni farmacologiche sono rappresentate da:

  • Fenoli, polifenoli, flavonoidi, tannini (sostanze aromatiche)
  • Terpenoidi e terpeni (sostanze resinose, presenti negli oli essenziali)
  • Antrachinoni, cuumarina, saponine, glucosinati, glocoalcaloidi, catechine…. (glicosidi)
  • Alcaloidi
  • Alcamidi

Tutte queste sostanze sono in grado di interagire in modo efficace con la fisiologia umana; le più importanti azioni svolte sono ad esempio quella antimicrobica (effetto battericida, fungicida, virostatico), lassativa, antiossidante, antinfiammatoria, ormonoregolatrice, stimolante del sistema nervoso (sia centrale che periferico), e moltissime altre ancora.

Principali preparati erboristici

Al pari delle medicine della moderna farmacologia, anche i preparati di tipo erboristico possono essere somministrati in una grande varietà di forme, ciascuna delle quali efficace nell’esaltare i principi attivi delle piante medicinali in essa contenute. E, per quanto possibile gradevole e pratica nelle sue modalità di utilizzo. I preparati fitoterapici più utilizzati sono tisane, oli essenziali, tinture madri e compresse.

Tisane

Rappresentano una delle modalità di assunzione di prodotti erboristici più diffusa, poiché permette di coniugare il piacere di una bevanda calda ai principi utili in essa contenuti. La tisana altro non è che una miscela di erbe opportunamente essiccate, spezzettate e mescolate tra loro secondo dosi e modalità precise. Questo aspetto di miscelazione è di importanza fondamentale e deve essere compiuto da persone esperte e qualificate: infatti, trattandosi di sostanze metabolicamente attive, i principi attivi contenuti in una miscela di diverse erbe potrebbero interagire fra loro causando effetti negativi e potenzialmente dannosi per l’organismo. Le tisane, oltre che per via delle loro proprietà benefiche, si fanno apprezzare per via della loro efficace azione drenante nei confronti dell’intero organismo.

Le miscele di erbe possono essere utilizzate sotto forma di decotti, infusi o macerazione, preparati mediante la semplice aggiunta di acqua (calda o fredda). Il calore, in particolare, permette infatti di estrarre i fitocomplessi attivi presenti nelle erbe, rendendoli così disponibili per l’organismo. Ma quali sono le differenze fra queste tipologie di preparazione? Il ricorso a infusione, decozione o macerazione sono scelte che variano in funzione dell’azione estrattiva che si intende ottenere, e delle erbe utilizzate.

  • decotti
    vengono preparati mettendo le erbe all’interno di acqua (fredda o bollente), e facendola bollire, coperta, per un tempo preciso. Il decotto viene poi lasciato raffreddare, filtrato e si può bere sia tiepido che freddo. Questo metodo viene utilizzato quando si utilizzano materie prime dure o coriacee (ad esempio, semi, foglie spesse, cortecce, rami e rametti, radici…), per permettere l’estrazione dei fitocomplessi che si raggiunge solo dopo una bollitura prolungata. Questa bollitura, comunque, non deve in alcun modo deteriorare i principi attivi contenuti.
  • infuso
    è preparato in modo simile al tè: si versa acqua bollente sulle erbe, lasciandole in infusione (coperte) per il tempo necessario e bevendo poi il liquido filtrato. Si utilizza il metodo dell’infusione per ingredienti di consistenza morbida (ad esempio fiori, foglioline, piccoli steli, capolini…) e contenenti principi attivi termolabili che andrebbero altrimenti distrutti in seguito ad una bollitura prolungata.
  • macerazione
    è raccomandata per tutte le erbe che contengono principi attivi estremamente sensibili al calore, oppure quando i fitocomplessi richiedano lunghi tempi per la loro estrazione. Il macerato si prepara versando le erbe in acqua tiepida o freddo, lasciando il tutto coperto per diverse ore e poi filtrando il liquido.

Tinture madri

Le tinture sono soluzioni alcoliche (contenenti alcol puro) o idralcoliche (alcol miscelato ad acqua) che contengono principi attivi estratti da vegetali. Questi composti sono ottenuti tramite macerazione, concentrazione o diluizione di alcuni estratti delle piante, che a loro volta possono essere molli o fluidi. Le tinture sono preparate a partire dalla pianta fresca o secca (essiccata e sminuzzata) che viene messa a macerare in una soluzione dal determinato titolo alcolico (1 a 10). L’alcol estrae i principi attivi contenuti nei vegetali, e questa macerazione dura anche tre settimane; per favorirla, il preparato viene agitato regolarmente. Le tinture madri si conservano in luoghi freschi ed asciutti, all’interno di recipienti scuri; la loro durata, se appropriatamente stoccati, è anche di anni.

Oli essenziali

Questi prodotti, detti anche oli eterici, si ottengono dall’estrazione delle essenze aromatiche contenute in alcuni vegetali. Gli oli essenziali vengono ricavati mediante distillazione in corrente di vapore, distillazione a secco (detta anche distruttiva) o spremitura a freddo. Attraverso specifiche metodologie di estrazione è possibile isolare dalla pianta un estratto selettivo, ovvero solo la frazione fitochimica desiderata che, in genere, rappresenta una percentuale che va dallo 0.01% al 2% dell’intero vegetale. Gli oli essenziali devono essere utilizzati con molta cautela, dal momento che sono dei veri e propri concentrati di principi attivi che possono facilmente causare intossicazioni. Il loro indice terapeutico, ovvero il rapporto tra la dose terapeutica e quella tossica, è molto basso: ciò significa che quantità anche solo lievemente superiori a quelle consigliate possono essere potenzialmente molto pericolose. Gli oli essenziali vengono principalmente assunti per ingestione, o applicati sull’epidermide: non si usano mai puri, ma sempre miscelati ad un solvente (acqua, alcol, creme…).

Compresse

Le compresse sono pasticche o cachet contenenti il principio attivo erboristico, in genere presente in forma di gel o di polvere. L’estrazione di queste sostanze metabolicamente attive può avvenire secondo modalità molto diverse. Le compresse sono estremamente pratiche, poiché trasportabili ed assumibili con un po’ di liquido in qualsiasi momento della giornata.

Come aprire una erboristeria

  • Kit per aprire una erboristeria
    Si tratta di un kit per l’imprenditoria che aiuta a risolvere le difficoltà e le problematiche dell’avvio di una erboristeria, e a decidere come realizzare al meglio questa iniziativa imprenditoriale. Una soluzione economica, efficace e intelligente per progettare, valutare, realizzare e lanciare con successo la tua erboristeria.

Siti internet per approfondire i prodotti dell’erboristeria

Leggi che regolamentano il settore erboristico http://www.erboristerie.com/
Cosa dice la legge? Raccolta delle principali leggi italiane a regolamentazione dell’erboristeria.

Miscele di erbe della Farmacopea Ufficiale Italiana
Prontuario enciclopedico delle erbe officinali e delle piante medicinali: descrizione delle erbe presenti nellaFarmacopea Ufficiale (aggiornata ogni cinque anni), contenente nome delle tisane, composizione, parte di pianta utilizzata e grammatura (peso) degli ingredienti.

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Milena Talento7 Dicembre 2013

One Comment

  • Ale ha detto:

    Sono una farmacista ,posso assemblare materie prime prese da fornitori per preparare e vendere tisane?che tipo di laboratorio? C e una normativa?

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