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Marchi di qualità

I marchi di qualità

Il marchio (o certificazione) di qualità è un riconoscimento che viene assegnato ad un prodotto agroalimentare da organismi indipendenti. Questo riconoscimento viene assegnato in base a precisi standard di qualità, nonché alla conformità a determinati disciplinari di produzione.

Mentre in passato le certificazioni erano riconosciute a livello nazionale e riguardavano esclusivamente i vini, oggi sono regolate da normative a livello europeo e si estendono anche ad altri tipi di prodotto come, ad esempio, salumi, formaggi, prodotti vegetali. Attualmente è il Regolamento Europeo (CE) 510/2006 che stabilisce le norme riguardanti il settore.

Le certificazioni sono uno strumento che si è reso necessario istituire per via di una serie di prodotti, in origine tipici, che hanno visto nascere sia sul mercato interno che su quello internazionale tentativi di imitazione più o meno efferati. È questo il caso, ad esempio, del Parmesan Cheese, imitazione del nostro Parmigiano Reggiano, oppure della Pizza Napoletana tanto copiata, sia in Italia che all’estero.

Questi comportamenti, oltre a rappresentare una concorrenza sleale, mettevano (e, purtroppo, in alcuni casi ancora mettono) il consumatore in una situazione di disagio ed incertezza: come riconoscere un prodotto veramente genuino? Ecco che, dunque, i marchi di qualità permettono di identificare con chiarezza quei prodotti la cui qualità e provenienza sono in qualche modo riconosciute.

E non si tratta solo di questo: attraverso le certificazioni si promuove l’economia dei territori dai quali provengono i prodotti; in molti casi, trattandosi di produzioni a livello artigianale o su piccola scala, questi elementi deboli (dal punto di vista economico) non possono difendersi dalla concorrenza esterna, in grado di immettere sul mercato prodotti simili, ma con costi decisamente minori.

A promuovere l’utilizzo dei marchi di qualità è stato anche il cambio di mentalità del consumatore, che comincia a tenere in considerazione non solo il costo ma anche la qualità e l’origine del prodotto che sta acquistando. Attualmente, il nostro Paese a livello europeo vanta il record di prodotti DOP, IGP e STG. Questo primato è il giusto riconoscimento alle tradizioni gastronomiche ed al patrimonio agroalimentare italiano, uno dei più ricchi al mondo; vediamo dunque nel dettaglio quali sono i marchi di qualità ed il loro significato.

Marchi di qualità per vini e liquori

Come primo argomento andiamo ad approfondire i marchi di qualità usati per certificare i vini, che sono probabilmente quelli più noti e diffusi in termini di conoscenza da parte del grande pubblico, dato che gli appassionati del buon bere sono sempre estremanente attenti a ciò che mettono nel bicchiere.

VQPRD (Vino di Qualità Prodotto in Regione Determinata)

Questa certificazione tutela i vini provenienti da una zona specifica, stabilita dai relativi disciplinari, ed è garanzia di produzioni la cui origine geografica e qualità sono garantite. Le caratteristiche dei vini, infatti, sono la diretta conseguenza delle peculiari condizioni climatiche e geografiche locali e dei vitigni utilizzati per la produzione.

Il marchio VQPRD comprende due importanti certificazioni, la DOC (Denominazione di Origine Controllata) e la DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita).

I vini VSQPRD sono inoltre suddivisi in diverse categorie:

  • Vini Spumanti (VSQPRD);
  • Vini Liquorosi (VLQPRD);
  • Vini Frizzanti (VFQPRD).

Risale al 1° agosto 2009 un’importante novità dal punto di vista normativo: è stata infatti introdotta dall’Unione Europea una nuova classificazione riguardante i vini. Si tratta, nello specifico, del cambiamento di denominazione dei vini DOC e DOCG, che diventano DOP (Denominazione di Origine Protetta) e dei vini IGT destinati a diventare IGP (Indicazione Geografica Protetta). Per il momento, comunque, i produttori possono ancora avvalersi in etichetta delle “vecchie” denominazioni.

DOC (Denominazione di Origine Controllata)

DOC (Denominazione di Origine Controllata)

È un riconoscimento accordato a vini di qualità, prodotti in zone limitate dal punto di vista territoriale. Esistono dei disciplinari di produzione che, per ciascun vino, dettano le caratteristiche enochimiche (acidità totale, estratto secco, …) nonché organolettiche (colore, sapore, odore). Oltre alle caratteristiche del prodotto finito, i disciplinari regolano il ciclo produttivo del vino nella sua interezza, dal vigneto sino all’imbottigliamento.

L’aggettivo “controllata” sta a significare che la qualità dei vini è verificata anche dal punto di vista qualitativo: infatti, prima della loro commercializzazione, i vini vengono accuratamente esaminati da apposite ‘commissioni di degustazione’. Queste commissioni sono presenti in tutte le Camere di Commercio, e si occupano delle specifiche analisi enochimiche ed organolettiche per verificare la conformità del vino a quanto prescritto dal disciplinare di produzione.

In alcuni casi, i vini DOC possono essere corredati in etichetta da indicazioni supplementari, come:

  • Classico
    si riferisce ai vini prodotti nelle zone di tradizione storica più antica;
  • Riserva
    sono vini invecchiati per periodi di tempo più prolungati rispetto al normale;
  • Superiore
    questa indicazione viene attribuita a quei vini che, grazie alle particolari condizioni meteoclimatiche dell’anno di produzione, presentano caratteristiche migliori rispetto alla norma (ad esempio, una maggior gradazione alcolica derivante dalle uve particolarmente ricche di zuccheri).

Fra i vini DOC più famosi troviamo, ad esempio, il Sangiovese di Romagna o il Cannonau di Sardegna.

DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita)

DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita)

La DOCG è una certificazione di livello superiore alla DOC, che viene assegnata a vini già in possesso della qualificazione DOC ma che, oltre alle loro particolari caratteristiche organolettiche, sono caratterizzati da una maggior pregio.

Questo accade, ad esempio, nel caso di prodotti dalla qualità superiore rispetto agli analoghi DOC, oppure originari di zone dove sono forti le incidenze dei fattori naturali e della tradizione o, ancora, di vini che sono rinomati e commercializzati a livello nazionale ed internazionale. È il caso, ad esempio, del Morellino di Scansano o del Prosecco di Conegliano – Valdobbiadene.

In aggiunta ai controlli svolti nell’ambito dei vini DOC, il disciplinare di produzione dei vini DOCG prevede che il prodotto sia sottoposto ad un successivo esame durante la fase di imbottigliamento, eseguito da enologi ed enotecnici qualificati (per i vini DOC, questi controlli sono effettuati invece solo ogni tre anni).

Al superamento del test, al produttore del vino in questione viene assegnato un determinato numero di particolari sigilli in filigrana, in base al quantitativo di bottiglie prodotto. Questi sigilli vengono applicati su ogni esemplare prodotto: per i vini sul collo della bottiglia, mentre per i liquori questi vengono posizionati sul tappo in modo tale da poter controllare se la bottiglia è già stata aperta o meno.

I vini DOCG possono essere commercializzati in contenitori la cui capienza non deve eccedere i cinque litri.

IGT (Indicazione Geografica Tipica)

IGT (Indicazione Geografica Tipica)

I vini IGT sono vini tipici prodotti in grandi regioni vitivinicole, ad esclusione di quelle già identificate nell’ambito delle certificazioni DOC e DOCG. Questi vini possono essere anche identificati dal colore o dal nome dei vitigni utilizzati per la produzione; ad esempio, alcuni vini IGT sono il Bianco di Castelfranco Emilia o il Rosa del Golfo prodotto nella penisola salentina.

In Italia esistono circa 120 vini certificati dal marchio IGT, e si tratta di vini da tavola caratterizzati da disciplinari di produzione decisamente meno restrittivi rispetto ai “cugini” più famosi DOC e DOCG.

Questa certificazione è nata dall’esigenza di tutelare il consumatore e di porre una separazione tra i “vini da tavola” generici, prodotti spesso con uve provenienti da aree geografiche anche molto distanti tra loro e i vini che, pur essendo di qualità non elevatissima, sono tuttavia prodotti in aree geografiche circoscritte. Dopo cinque anni dall’assegnazione del marchio IGT, inoltre, si possono avviare le richieste per assegnare a quei vini la DOC.

Marchi di qualità dei prodotti agroalimentari

Dopo aver esplorato il mondo delle certificazioni di qualità per i vini, andiamo ad approfondire quelle relative ai prodotti agroalimentari, ossia i cibi, in particolare salumi e formaggi, che sono quelli più interessati (ma non i soli ovviamente) da questo tipo di valutazione qualitativa.

DOP (Denominazione di Origine Protetta)

DOP (Denominazione di Origine Protetta)

La Denominazione di Origine Protetta è un marchio di qualità disciplinato dal Regolamento (CE) 692/2003. Questa certificazione riguarda esclusivamente i prodotti agroalimentari, quindi ne sono escluse tutte le bevande alcoliche; si tratta della certificazione che impone in assoluto le norme più restrittive riguardo all’origine del prodotto, alla provenienza delle materie prime ed alla localizzazione ed al rispetto della tradizione nel processo produttivo.

La DOP è riconosciuta a quei prodotti che hanno un saldo legame col territorio di provenienza: ad esempio, la Mozzarella di Bufala Campana, l’Olio Extravergine della Riviera Ligure, il Culatello di Zibello. Questi legami non sono solo dovuti allo stretto rapporto fra origine delle materie prime e territorio, ma anche al patrimonio di tecniche produttive e conoscenze che sono state sviluppate nel tempo.

Ad esempio, per quanto riguarda il Culatello di Zibello la DOP è assegnata a salumi prodotti con carni locali, ma riconosce anche il merito dell’esperienza e della tradizione degli artigiani locali, le cui conoscenze si uniscono alla qualità della materia prima ed alle peculiari condizioni meteoclimatiche per ottenere un prodotto davvero d’eccellenza.

I prodotti DOP sono inoltre un importante strumento a disposizione del consumatore poiché, ad oggi, per alcuni prodotti alimentari non è obbligatorio per legge indicare l’origine in etichetta. Questa è una lacuna che, purtroppo, ancora permane per diversi prodotti tra i quali i formaggi e la carne suina coi suoi derivati. La scelta di un prodotto DOP è quindi, in questi casi, l’unico modo che il consumatore ha di conoscere in modo sicuro la provenienza dell’alimento.

Ogni prodotto DOP è legato a specifici disciplinari di produzione, che regolamentano l’intero ciclo produttivo del prodotto dalla produzione alla trasformazione. In genere ciascuno di questi prodotti d’eccellenza ha un proprio Consorzio di Tutela, un sistema organizzativo formato proprio dai produttori e dai trasformatori che ha lo scopo di tutelare, promuovere e valorizzare il prodotto.

Questi Consorzi, come ad esempio quello del:

svolgono inoltre un importante ruolo di intermediari fra produttori e consumatori, attraverso campagne di informazione, promozione e vigilanza.

IGP (Indicazione Geografica Protetta)

IGP (Indicazione Geografica Protetta)

L’Indicazione Geografica Protetta IGP (Regolamento (CE) 692/2003) può essere considerata una DOP meno restrittiva: infatti, i disciplinari di produzione sono caratterizzati da una maggior flessibilità, e inoltre esiste un più contenuto legame dei prodotti IGP con il territorio.

Questo significa che l’IGP prevede che almeno una determinata qualità (e non tutte, come accade nella DOP) sia legate all’origine geografica del prodotto. Inoltre, mentre nei prodotti DOP l’origine della materie prime è legata al territorio, nel caso delle IGP solo la produzione e/o la trasformazione del prodotto devono avvenire in quella determinata area geografica. Ad esempio, un salume IGP può essere prodotto in un territorio ben definito, ma la carne può provenire anche da diverse aree geografiche (e, potenzialmente, anche dall’estero!).

Per questo, i prodotti IGP vanno valutati caso per caso, conoscendo i precisi disciplinari di produzione e i requisiti di provenienza delle materie prime, se presenti (ad esempio le Nocciole del Piemonte IGP devono, secondo il disciplinare, essere di provenienza piemontese).

STG (Specialità Tradizionale Garantita)

STG (Specialità Tradizionale Garantita)

La certificazione STG (Regolamento (CE) 1216/2007) è volta alla tutela di quelle produzioni agroalimentari che non sono legate strettamente ad un territorio di provenienza, bensì alle particolari modalità di produzione o ad una ricetta specifica. Il marchio STG è quindi assegnato all’“elemento o l’insieme di elementi che distinguono nettamente un prodotto agricolo o alimentare da altri prodotti o alimenti analoghi appartenenti alla stessa categoria”.

Come si può facilmente intuire, si tratta di specialità alimentari il cui unico requisito è quello di essere prodotte in modo fedele alla “tradizione”, ma questo non dà garanzie in merito né alla provenienza del prodotto stesso né riguardo alle materie prime utilizzate.

È questo l’esempio della “Mozzarella STG”: questa specialità a pasta filata deve essere prodotta seguendo particolari metodologie ma, per assurdo, può anche essere di provenienza estera. Purtroppo questa certificazione non gioca a favore dei Paesi che storicamente sono depositari di tradizioni agroalimentari secolari, perché qualunque altro Paese europeo può “appropriarsi” di una particolare metodologia produttiva e mettere quindi sul mercato prodotti in competizione con quelli provenienti dalla zona ‘originaria’.

Siti internet per approfondire i marchi di qualità

  • Bacchus (Banca dati vini IGP della Comunità Europea): http://ec.europa.eu/agriculture/markets/wine/e-bacchus/
  • Banca dati dei prodotti DOP e IGP: http://www.politicheagricole.it/ProdottiQualita/ProdottiDop/ricerca.htm
  • Banca Dati Prodotti Agroalimentari Tradizionali: http://www.politicheagricole.it/ProdottiQualita/ProdottiTradizionali/ricerca.htm
  • Oli extravergini di oliva italiani DOP e IGP: http://www.frantoionline.it/dop-e-igp/olio-dop-zone-di-produzione.html
  • Formaggi italiani DOP: http://www.formaggio.it/formaggiitaliaDOP.htm
  • Salumi italiani DOP e IGP: http://www.assica.it/ProdottiDopIgp.asp
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