Storia dell’atletica leggera
Vi sono poi le preziose testimonianze, letterarie e iconografiche, risalenti all’epoca dell’ellenismo classico, certo più affidabile storicamente delle precedenti.
Tutti gli storici, anzi, concordano nell’assegnare alla Grecia antica un ruolo essenziale, quasi totale, nel processo di crescita e diffusione di questa disciplina. La Grecia è, infatti, sinonimo di Giochi olimpici, di fiaccole, di tregue sacre per le gare, di atleti eroi cinti di corone d’ulivo.
I primi giochi olimpici
Ed è con i primi Giochi olimpici storicamente accertati, quelli di Olimpia del 776 a.C., che si assiste alla nascita ufficiale dell’atletica leggera intesa come vera e propria disciplina sportiva. In quell’occasione venne, infatti, disputata una sola prova: la “corsa dello stadio”, vinta, per la cronaca, da Koroibo di Elide.
Altre prove (lancio del disco, lancio del giavellotto, salto in lungo e pentathlon) vennero introdotte ai Giochi nelle successive edizioni, cui si aggiunsero altre feste agonistiche panelleniche (Giochi pitici, istmici, nemei). Il periodo d’oro dell’atletica si concluse di fatto soltanto con l’epoca alessandrina, allorché le discipline atletiche cedettero il passo alle gare ippiche e ai combattimenti tra gladiatori o tra uomini armati e bestie feroci: pratiche, quest’ultime, destinate a diffondersi ovunque con l’avvento dell’Impero romano.
Vennero, quindi, i tempi bui dell’Alto Medioevo e l’atletica decadde in modo totale, come del resto ogni altra disciplina sportiva. Pallide espressioni di rinascita si ebbero, però, qua e là presso alcuni popoli: si sa, ad esempio, che le feste scozzesi di Braemar, istituite nell’XI secolo, comprendevano corse veloci e gare di lancio della trave e della pietra; e competizioni atletiche si tennero pure, di tanto in tanto, in appositi spiazzi erbosi della città di Londra.
Va ricordato a questo proposito che nell’antichità la pratica atletica aveva sempre come scopo la vittoria su di un antagonista, non già il conseguimento di un risultato di valore assoluto, com’è appunto il record della moderna atletica. A stabilire il primo record di tutti i tempi fu comunque, ironia della sorte, un filosofo, uno di quei tipi cioè che la tradizione vuole piuttosto sedentari: e precisamente Thomas Carlyle, che ai primi dell’Ottocento “volò” in un’ora 17 chilometri e 300 metri.
Nasce l’atletica moderna
Data fondamentale per la storia dell’atletica moderna è il 1828, anno in cui il rettore del collegio inglese di Rugby incluse nel programma scolastico dei suoi studenti alcuni esercizi ginnico-atletici di derivazione classica. E fu proprio a Rugby che alcuni anni più tardi nacque la prima gara di corsa con periodicità annuale, cui seguì la consuetudine, oggi universalmente adottata per sfoltire il campo dei partecipanti, di fissare i tempi e le misure minime per l’ammissione alle competizioni di atletica.
La prima riunione d’atletica moderna, svoltasi cioè con criteri e caratteristiche tecniche simili a oggi, si tenne però in una cittadina del New Jersey (Stati Uniti) nel 1838. Nel 1855 venne pubblicato, sempre in Inghilterra, il primo manuale sulle corse e pochi anni dopo iniziarono gli incontri tra gli studenti delle università di Oxford e Cambridge.
La prima pista per gare atletiche venne costruita nel 1866 dalla “Athletic London Club”: era lunga 506 metri e aveva il fondo in carbone battuto. Agli Stati Uniti spetta, invece, il merito di aver organizzato i primi campionati nazionali: si svolsero nel 1871 e precedettero così di nove anni l’istituzione di quelli francesi. La prima competizione di carattere internazionale si tenne nel 1884, allorquando un folto gruppo di studenti britannici effettuò una tournèe oltre oceano, e precisamente nel Canada.
Quanto all’Italia, fu uno degli ultimi Paesi a muoversi in questo campo: la prima associazione atletica nacque infatti soltanto nel 1890 a Milano, mentre i primi campionati si tennero nel 1898. Si dovette attendere il 1907 per vedere sorgere la “Federazione italiana di sport atletici”, divenuta poi nel 1962 “Federazione italiana di atletica leggera” (FIDAL). L’attività internazionale è oggi regolata dai congressi della IAAF (International Athletic Amateur Federation), fondata nel 1913, nonché da accordi bilaterali e multilaterali tra le varie federazioni nazionali.
Dopo le Olimpiadi, i Campionati Mondiali ed Europei, le manifestazioni di maggior risonanza sono i Giochi del Commonwealth, i Panamericani, i Panasiatici, i Balcanici e quelli del Mediterraneo. Ogni anno si svolgono poi, nelle varie parti del mondo, centinaia di riunioni (meetings) di grande interesse, alle quali partecipano i migliori atleti di tutto il mondo.
Va detto, inoltre, che da una ventina d’anni circa si svolgono un po’ dovunque le cosiddette gare “indoor” (al coperto), comprendenti corse anche su distanze insolite (50 metri, 60 metri ostacoli) ma prive, per ovvie esigenze di spazio, di alcune specialità (lancio del giavellotto, disco, martello). Ogni federazione affiliata alla IAAF fa poi svolgere ogni anno i campionati nazionali (dopo di essi, ha particolare importanza il campionato di società).