Jeet Kune Do

Il Jeet Kune Do è un’arte marziale eclettica, ed unica quanto ad approccio e filosofia; secondo le intenzioni del suo ideatore, Bruce Lee, chi combatteva doveva poter contare su poche, ma efficaci tecniche ed essere adattabile a qualsiasi tipo di contesto. In questa guida scopriremo le origini, i principi di base e le tecniche utilizzate nel Jeet Kune Do, lo “stile senza stile” che nel mondo ha conquistato milioni di persone.

Milena Talento
Classe 1985, una laurea in Filosofia e una passione per il web nata ai tempi dei convegni universitari su Merleau-Ponty e i neuroni specchio. Autodidatta dalla A alla Z, comprende le potenzialità lavorative ma soprattutto economiche delle emergenti professioni tecnologiche e decide di sfruttare le proprie abilità letterarie e logiche applicandole ad un ambito nuovo. Da qui si affaccia alla professione di copywriter che coltiva per diversi anni. Scrive per alcuni e-commerce emergenti (tra cui Dalani e Zalando), si appassiona alla programmazione dei siti web, ma soprattutto agli algoritmi di Google. Circa 10 anni fa apre una web agency con cui si occupa di comunicazione a 360°. Guidaconsumatore.com viene acquistato nel 2018, dopo anni passati a lavorare in redazione come copy e seo.
Milena Talento

Jeet Kune Do

Identikit del Jeet Kune Do

Il Jeet Kune Do, conosciuto anche come Jeet Kuen Do o semplicemente con l’acronimo JKD, è un’arte marziale “ibrida” e una filosofia di vita fondata da Bruce Lee e basata su tecniche dirette, proiettate verso l’avanti e di stampo non classico. Jeet Kune Do significa, letteralmente, “Arte di intercettare il pugno” e, dal punto di vista stilistico, questa arte marziale presenta molte analogie con il Wing Tsun, il Kung Fu, ma anche il pugilato e la scherma.

Lo stile del Jeet Kune Do si compone di movimenti di ampiezza minima che, grazie alla elevata velocità di esecuzione, permettono di massimizzare il risultato. Il sistema ricorre all’utilizzo di diversi “strumenti” idonei per le più svariate situazioni, come ad esempio calci, pugni, bloccaggi, contrattacchi istantanei ed altri ancora. Il Jeet Kune Do è sovente definito come uno “stile senza stile” dal momento che, a differenza di altre arti marziali tradizionali, non esistono regole fisse né pattern prestabiliti; esiste, al contrario, una ‘filosofia’ sulla quale devono essere basate tutte le proprie azioni.

Molto spesso Bruce Lee non chiamava quest’arte marziale per nome, ma vi faceva riferimento come a “L’arte di esprimere il corpo umano”; Jeet Kune Do era semplicemente un “involucro”, un “mezzo” per giungere a destinazione. L’ispirazione per l’invenzione di questo nuovo stile venne a Bruce Lee dopo anni di studio delle arti marziali, che lo convinsero che gli stili erano ormai diventati troppo rigidi e irrealistici; lui stesso definiva le competizioni di arti marziali come un “nuotare senz’acqua”. Lee era invece convinto che il combattimento fosse un qualcosa di spontaneo e non stabilito a tavolino; un praticante di arti marziali non poteva predire come sarebbe andato un combattimento, ma poteva solo reagire e per questo doveva diventare “come l’acqua” e muoversi in modo fluido senza alcuna esitazione.

Una curiosità: all’inizio della sua storia, questa arte marziale venne battezzata dal suo ideatore come Jun Fan Gung Fu, dove “Jun Fan” è il nome di battesimo cinese di Bruce Lee. Nel 2004 la Bruce Lee Foundation decise di ribattezzare il JKD con il nome di Jun Fan Jeet Kune Do in omaggio al suo fondatore.

La filosofia del Jeet Kune Do

Secondo le intenzioni del suo fondatore, il nuovo sistema di combattimento non doveva presentare le stesse limitazioni delle altre arti marziali già esistenti. Bruce Lee affermò di non aver inventato un nuovo stile che si differenziasse da un metodo o dall’altro, ma piuttosto le sue intenzioni erano quelle di liberare i praticanti del Jeet Kune Do da qualsiasi schema, pattern o modello prestabilito. ‘Jeet Kune Do’, in sostanza, non era nemmeno un nome cui fare riferimento, ma un semplice “specchio” nel quale vedersi riflessi, cioè un modo di esprimere le proprie intenzioni in modo economico ma efficace.

I movimenti di questo nuovo stile erano semplici, diretti, e non avevano nulla a che vedere con le tecniche classiche o con movenze prestabiliti. È proprio nella sua straordinaria semplicità che il Jeet Kune Do ha il suo punto di forza: la verità esiste al di là di qualsiasi schema, e l’approccio da utilizzare non è mai uno solo. Progredire nel proprio cammino di crescita personale non consiste nell’aggiungere sempre nuove tecniche ma, piuttosto, nel “buttare via ciò che non serve”.

L’elevata dinamicità del Jeet Kune Do consente ai suoi praticanti di adattarsi rapidamente a tutti i cambiamenti che avvengono nel corso di un combattimento. Bruce Lee era totalmente contrario alla memorizzazione di forme come i kata, basate su sequenze prestabilite di tecniche, che rappresentano la base dell’apprendimento della maggior parte delle arti marziali. Queste forme, secondo Lee, altro non erano che una distorsione della realtà perché i combattimenti “veri” sono dinamici e in continua evoluzione.

I principi base del Jeet Kune Do

Bruce Lee affermava che esistono delle verità universali nel combattimento, che se seguite portano alla vittoria. Per diventare un “artista totale” delle arti marziali era indispensabile padroneggiare con familiarità ciascuno dei quattro possibili range di combattimento.

Secondo i principi del Jeet Kune Do, la miglior difesa è un forte attacco. Il cosiddetto “pugno che intercetta” altro non è che l’applicazione di questo principio: se un avversario attacca, si deve necessariamente avvicinare al proprio bersaglio. Questo consente a chi viene attaccato di intercettare la tecnica in arrivo, e di contrattaccare in modo simultaneo. Le origini di questo principio possono essere facilmente individuate nell’arte marziale cinese del Wing Tsun.

Le “Cinque vie di attacco”, descritte nel paragrafo successivo, sono categorie che possono aiutare i praticanti di Jeet Kune Do ad organizzare il proprio bagaglio tecnico. Il sistema di combattimento deve essere il più duttile possibile, e per questo Lee usava spesso il paragone dell’acqua per far comprendere il concetto di “flessibilità”. I metodi di insegnamento tradizionali e codificati sono l’opposto di questo principio, perciò vanno scartati; è indispensabile che il praticante studi quante più forme di combattimento possibile, trattenendo solo quelle che possono essergli utili. Bruce Lee disse una volta:

Svuota la tua mente, sii senza forma, come l’acqua. Se metti l’acqua in una tazza, l’acqua diventa la tazza. Metti dell’acqua in una bottiglia, e diverrà la bottiglia. Mettila in una teiera, e diventerà la teiera. Ora, l’acqua può scorrere, infiltrarsi, erodere o colpire. Sii acqua, amico mio.”

Nel Jeet Kune Do non c’è spazio per gli sprechi: l’economia del movimento è infatti uno dei principi base. L’allenamento è finalizzato a raggiungere obiettivi come l’efficienza (l’attacco deve raggiungere il suo bersaglio nel minor tempo e con la massima forza), la linearità (eseguire le tecniche in modo spontaneo e naturale, ma razionale) e la semplicità (pensare in modo semplice, senza fronzoli). Questi tre aspetti permettono di risparmiare tempo ed energie, le componenti che fanno la differenza nel confronto fisico. Massimizzare la forza serve a mettere fuori combattimento l’avversario, mentre la rapidità consente di colpire l’obiettivo prima che l’avversario possa reagire.

Uno degli aspetti fondamentali del Jeet Kune Do, ed anche il più difficile da apprendere, è rappresentato dall’intercettare l’attacco dell’avversario con un contrattacco immediato, invece che con un bloccaggio. Quando un avversario attacca, inevitabilmente si deve avvicinare e questo offre una preziosa opportunità per colpirlo: il principio assomiglia molto alla strategia utilizzata nella scherma e nel Wing Tsun. In questo modo si è coerenti anche con il principio di economia: con una sola mossa si combina la difesa con l’attacco, risparmiando tempo ed energie. In alcuni casi nel Jeet Kune Do si utilizza l’energia dell’attacco per “rifletterla” contro l’avversario, anche qui massimizzando l’energia e riducendo al minimo gli sprechi.

Nella pratica del Jeet Kune Do sono molto utilizzati i calci bassi che colpiscono tibie, ginocchia, cosce e basso addome: questi target sono infatti più vicini ai piedi, sono facilmente raggiungibili e difficili da difendere, e permettono a chi attacca di mantenere un migliore equilibrio. Minore distanza, minor tempo impiegato e minor spreco energetico: anche in questo caso viene rispettato il principio base. Naturalmente, poiché nel JKD non esistono regole assolute, ogni qualvolta se ne presenta l’occasione è possibile colpire anche bersagli situati al di sopra della vita.

Le tecniche e l’allenamento del Jeet Kune Do

Nel Jeet Kune Do sono contemplati quattro ambiti di combattimento: pugni, calci, immobilizzazioni e combattimento a terra. I praticanti di quest’arte marziale dedicano il medesimo impegno allo studio di tutti questi ambiti, e questo è un altro degli aspetti che differenzia il JKD dalle altre arti marziali, dal momento che la maggior parte di esse si concentra su uno o al massimo due di questi ambiti.

Nel Jeet Kune Do esistono cinque vie di attacco:

  • Attacco Semplice Angolato (ASA) e Attacco Semplice Diretto (ASD): il primo consiste in un semplice attacco (un calcio o un pugno) diretto verso il bersaglio che segue il percorso più diretto. Questo colpo deve essere portato a sorpresa, improvvisamente, ad esempio sfruttando un momento di disattenzione dell’avversario o mentre si sposta. Nel caso dell’ASD, che è una variante del caso precedente, il pugno parte da un’angolazione inaspettata che si raggiunge attraverso un lavoro di gambe in modo tale da creare un corridoio libero per far giungere il colpo a bersaglio.
  • Attacco Mediante Combinazione (AMC): consiste nell’utilizzare tecniche multiple, molto rapide, il cui volume di attacco serve per sopraffare l’avversario. Questa combinazione di pugni e calci a catena, o a raffica, possono essere portati con varie traiettorie e colpire diversi bersagli e mettono in grande difficoltà l’avversario che non riesce ad organizzare un contrattacco.
  • Attacco Indiretto Progressivo (AIP): è una finta con la quale inizialmente si simula l’attacco contro un certo bersaglio, per poi in realtà colpirne un altro. Con questo sistema si costringe l’avversario a scoprirsi e lo si può colpire facilmente con un attacco fulmineo.
  • Attacco Con Immobilizzazione (ACI): utilizza tecniche di immobilizzazione di una o di entrambe le mani dell’avversario, come ad esempio Lop Sao (“mano che afferra”, la mano dell’avversario viene tirata verso di sé), Jut Sao (“mano che tira”, ad esempio verso l’esterno), Pak Sao (“mano che spinge”, ovvero la difesa a schiaffo), e molte alte ancora. Queste tecniche di immobilizzazione sono sempre precedute da colpi di copertura che servono per disturbare l’avversario e consentire la corretta esecuzione della tecnica senza ricevere contrattacchi.
  • Attacco Mediante Provocazione (AMP): all’avversario viene lanciata un’esca, ad esempio lasciando volontariamente scoperta una parte del proprio corpo, inducendolo ad attaccare. Il suo movimento viene intercettato e contemporaneamente viene eseguita una tecnica di contrattacco.

Oltre all’apprendimento della tecnica, nell’allenamento del Jeet Kune Do è indispensabile curare la preparazione atletica, che deve comprendere sia lavoro aerobico (corsa, salti con la corda…) che anaerobico (piegamenti sulle braccia, addominali, potenziamento muscolare con i pesi…). Un buon stretching completa questa preparazione fisica e permette di essere sempre più sciolti nei movimenti. Con la pratica del JKD si possono migliorare sia le proprie capacità fisiche di forza, resistenza, potenza, esplosività, agilità, scioltezza, equilibrio e coordinazione, sia quelle mentali come l’autocontrollo, la prontezza di riflessi e la gestione dell’emotività.

Siti internet

General JKD Italia – Il sito ufficiale del Jeet Kune Do in Italia

http://www.jkditalia.com/

Sul sito sono contenute approfondite informazioni riguardanti la pratica del Jeet Kune Do, sulla sua storia e sui principi fondamentali. È inoltre possibile informarsi sulle modalità con le quali si svolgono i corsi di formazione; interessante è la fotogallery, dove si possono “vedere” all’opera alcune delle tecniche del Jeet Kune Do.

 

Jeet Kune Do – CAAM

http://www.twjkd.it/

L’Associazione TWJKD (Ted WongTM Jeet Kune Do) fa parte del CAAM, il Centro Addestramento Arti Marziali riconosciuto dal CONI. In Italia rappresenta l’unica associazione italiana autorizzata dal grande maestro cinese Ted Wong, che fu allievo di Bruce Lee. Sul sito è possibile approfondire le conoscenze sul Jeet Kune Do e scoprire gli appuntamenti in programma e le news riguardanti quest’arte marziale.

 

Jeet kune Do – JKDO Italia

http://www.junfanjeetkunedo.it/

Sito della scuola JKDO, che organizza corsi di Jeet Kune Do in Liguria. Sui sito è possibile trovare informazioni riguardanti questa tecnica ed il suo insegnamento, e fare la conoscenza di alcuni dei “grandi” del Jeet Kune Do (fra i quali Bruce Lee) attraverso la consultazione delle loro biografie.

 

 

Video sul Jeet Kune Do

Collezione di video sulle tecniche di Jeet Kune Do

http://www.ehow.com/videos-on_1697_jeet-do-martial-arts-techniques.html

 

World JKD Online – Jeet Kune Do

http://www.youtube.com/watch?v=Yr598vC1GZo

 

JKD – A street fight lesson

http://www.youtube.com/watch?v=8XvAVWRGL4I

 

 

Letture consigliate

Titolo: La mia Via al Jeet Kune Do. Volume 1 & 2

Collana: Arti marziali

Autore: Bruce Lee

Tradotto da: M. Faccia

Editore: Edizioni Mediterranee

Anno: 2000

Lunghezza: 270 pagine

 

Titolo: Jeet Kune Do. L’arte marziale di Bruce Lee

Autore: Tim Tackett

Editore: Jute Sport

Anno: 2008

Lunghezza: 128 pagine

 

Titolo: Seguendo le orme di Bruce Lee. Jeet Kune Do senza limiti

Autore: Burton Richardson

Tradotto da: C. Nani

Editore: Jute Sport

Anno: 2006

Lunghezza: 128 pagine

 

Titolo: Gli eredi di Bruce Lee

Collana: Arti marziali

Autore: Lorenzo De Luca

Editore: Edizioni Mediterranee

Anno: 2000

Lunghezza: 128 pagine

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