Diventare mediatore linguistico-culturale

Viviamo in una società sempre più multietnica. Si calcolano attualmente in Italia circa 2.200.000 immigrati. Ma il numero di sicuro aumenterà nel corso degli anni. La presenza massiccia di stranieri che popolano le nostre città fa emergere un complesso sistema di bisogni, esigenze, diritti che necessitano di risposte concrete. Dobbiamo muoverci nella prospettiva di una rapida ed efficace integrazione tra culture e tradizioni diverse tra di loro. In questo contesto gioca un ruolo determinante la mediazione linguistico-culturale, che è lo strumento per favorire l’accoglienza e l’inserimento degli stranieri nei servizi pubblici e nel mercato del lavoro.

Milena Talento
Classe 1985, una laurea in Filosofia e una passione per il web nata ai tempi dei convegni universitari su Merleau-Ponty e i neuroni specchio. Autodidatta dalla A alla Z, comprende le potenzialità lavorative ma soprattutto economiche delle emergenti professioni tecnologiche e decide di sfruttare le proprie abilità letterarie e logiche applicandole ad un ambito nuovo. Da qui si affaccia alla professione di copywriter che coltiva per diversi anni. Scrive per alcuni e-commerce emergenti (tra cui Dalani e Zalando), si appassiona alla programmazione dei siti web, ma soprattutto agli algoritmi di Google. Circa 10 anni fa apre una web agency con cui si occupa di comunicazione a 360°. Guidaconsumatore.com viene acquistato nel 2018, dopo anni passati a lavorare in redazione come copy e seo.
Milena Talento

Professione mediatore linguistico-culturale

La funzione del mediatore linguistico-culturale prevede l’impiego di persone straniere nei settori pubblici e privati per facilitarne l’integrazione, e di conseguenza fornire un servizio utile per gli immigrati che si rivolgono a tali servizi, e che hanno difficoltà per via della lingua o altri problemi di inserimento.

Questa nuova figura professionale si sta affermando negli ultimi anni. Fondamentalmente il mediatore linguistico-culturale svolge due tipi di attività, che il più delle volte confluiscono in una sola. L’attività di mediazione linguistica si concretizza nella traduzione da una lingua ad un’altra. Questo comporta che il mediatore deve possedere una buona cultura di base e la conoscenza di più lingue straniere. La mediazione culturale consiste nell’insieme di attività legate alle tradizioni, culture, usanze e religione che favoriscono l’integrazione dei migranti.

Il mediatore linguistico-culturale non è solo un interprete che traduce da una lingua ad un’altra, ma esercita una funzione di orientamento culturale nei confronti degli immigrati, per favorire la loro completa integrazione. Può essere straniero egli stesso, oppure un profondo e attento conoscitore delle realtà degli stranieri con cui viene in contatto. In questo modo si instaura un dialogo più profondo e diretto, che permette di stabilire anche un rapporto di fiducia.

Diventare mediatore linguistico-culturale

Non esiste ancora una definizione normativa di “mediatore linguistico-culturale”, può essere infatti identificato con varie denominazioni (mediatore linguistico, mediatore culturale, mediatore linguistico-culturale, mediatore linguistico interculturale, animatore interculturale). Il mediatore viene impiegato nel settore giudiziario (uffici per l’immigrazione nelle prefetture, tribunali), nelle strutture assistenziali pubbliche e private (ASL, ospedali, cliniche, case di riposo), scuola, pubblica amministrazione, settore socio- sanitario, settore della pubblica sicurezza (carceri), aziende private.

Facciamo qualche esempio per spiegare come opera in concreto un mediatore linguistico-culturale. Se in una classe arriva un bambino straniero profugo, il ruolo del mediatore sarà quello di aiutarlo a relazionare con i nuovi compagni e a sensibilizzare l’insegnante ad un approccio sereno e il meno traumatico possibile per il nuovo allievo. Il mediatore può lavorare anche al telefono, fornendo informazioni in diverse lingue, oppure facendosi portavoce delle denunce di stranieri che hanno subito eventuali discriminazioni.

Come diventare mediatore linguistico-culturale

La professione di mediatore linguistico-culturale, proprio in quanto nuova, non è ancora disciplinata in maniera univoca. La maggior parte dei mediatori ha frequentato un corso di formazione per mediatori linguistici appunto, con una durata di ore variabile a seconda degli enti organizzatori. E che rilascia un attestato di qualifica spendibile nel mercato del lavoro. Bisogna stare attenti nella scelta del corso di formazione da frequentare.

Meglio un corso organizzato dalla Regione, con un monte di mille o più ore, che rilasci un attestato di qualifica e non un semplice attestato di partecipazione, e che preveda un percorso di studio vario e articolato, con almeno un mese di stage presso una struttura pubblica o privata. La Regione Piemonte organizza dal 1993 un corso di formazione per mediatori che garantisce l’accesso diretto a questo tipo di attività. Tenere d’occhio quindi i bandi dei corsi di formazione professionale (che di solito vengono emanati ogni anno), per trovare il corso giusto cui iscriversi. Di solito è prevista anche un’indennità oraria di frequenza.

La Regione Lazio, per esempio, ha istituito un corso online per mediatore linguistico-culturale. Il costo è di 300 ore, e rilascia un attestato di frequenza. A Roma ci sono poi altre organizzazioni non governative (come il Cies- Centro informazione educazione allo sviluppo) che preparano professionisti in questo settore. I mediatori del CIES prestano diversi servizi: la presenza programmata con postazioni fisse, la presenza saltuaria su chiamata, l’interpretariato telefonico. Il Cies dispone di una banca dati di circa 600 mediatori, provenienti da circa 50 paesi diversi.

Accanto ai corsi professionali, dal 2000 in poi sono nati anche dei corsi specifici di laurea, come quello dell’Università per stranieri di Siena e dell’Università di Milano. Il corso di laurea triennale istituito dall’Università degli stranieri di Siena reca la denominazione di” Mediazione linguistica e culturale”. All’Università di Milano invece il corso triennale in “Mediazione linguistica e culturale” è in particolare applicata all’ambito economico, giuridico e sociale. Il corso è infatti interfacoltà tra la facoltà di Lettere e Filosofia e la Facoltà di Scienze Politiche. Tra gli insegnamenti previsti: economia aziendale e politica, geografia politica ed economica, la cultura dei paesi stranieri, diritto costituzionale comparato.

Poi c’è la Scuola Superiore per Mediatori linguistici di Pisa (già Scuola Superiore per interpreti e traduttori- SSIT-), dove è istituito il Diploma triennale di Mediatore linguistico equipollente al Diploma di Laurea in Scienze della Mediazione linguistica conseguito nelle università statali. La Scuola organizza anche Master post-laurea in questo settore: il Master in mediazione linguistica in ambito turistico- aziendale e il Master in traduzione giuridica e assistita. La Scuola Superiore per mediatori linguistici “Carlo Bo” ha invece, oltre alla sede centrale di Milano, altre sedi in Italia: Roma, Bologna, Firenze e Bari.

Particolarità della professione di mediatore linguistico-culturale

Dato che c’è ancora confusione nell’individuare le funzioni e le caratteristiche precise di questa figura professionale (che alcuni tendono impropriamente ad associare ad un interprete), gli stessi lavoratori del settore hanno creato a Roma il “Comitato costituente per l’associazione professionale dei mediatori culturali”. In un incontro successivo l’associazione si è data uno statuto. I mediatori chiedono che la loro professione venga “istituzionalizzata”, con la creazione di un apposito “albo nazionale”.

Così come al momento non esiste una precisa definizione ufficiale del ruolo svolto dal mediatore linguistico-culturale, così anche le norme che regolano la retribuzione e il contratto di lavoro sono alquanto vaghe e imprecise. Non vi è un albo di categoria, e di conseguenza nemmeno un preciso tariffario standard da adottare per i pagamenti.

La maggior parte dei mediatori lavora in modo precario e senza stipendio fisso. Il contratto a loro applicato- quando si è fortunati- è quello a progetto, la cui durata varia a seconda degli appalti vinti dalle singole organizzazioni (spesso cooperative sociali). Anche per chi ha seguito un percorso di studio accademico (i primi corsi sono stati istituiti nel 2002), il futuro non è ancora chiaro.

Ci sono alcune conoscenze che il mediatore linguistico-culturale non può trascurare. Innanzitutto le lingue (sono particolarmente richieste quelle medio-orientali, il cinese, giapponese, arabo), e poi in generale il mondo dell’immigrazione (testi di legge, novità normative, ecc.). Riferimento principale per l’immigrazione è la legge “Bossi- Fini”, la legge che ha modificato la precedente legge “Turco- Napolitano”. Di essa è importante conoscere le norme in materia di rinnovo del permesso di soggiorno (che da poco è anche possibile online), e di ricongiungimento familiare.

Il mediatore negli sportelli unici per l’immigrazione

Attivi presso ogni prefettura, sono stati istituiti in base all’art. 18 della legge Bossi Fini (che a sua volta ha modificato l’art.22 della legge Turco-Napolitano). Gli sportelli unici per l’immigrazione si occupano in particolare del disbrigo delle pratiche di prima assunzione dei lavoratori stranieri, di ricongiungimento familiare e di conversione del permesso di soggiorno. Sono diretti da un dirigente prefettizio o da un dirigente della Direzione provinciale del lavoro.

Lo sportello sarà composto da un rappresentante della Prefettura, da uno della Direzione provinciale del lavoro e da uno della polizia, designato dal questore. Naturalmente la figura del mediatore in questo contesto serve a svolgere la mediazione- anche solo linguistica- tra gli addetti allo sportello e gli immigrati.

Approfondire il mestiere di mediatore linguistico-culturale

Universita di Milano
Sito dell’Università degli Studi di Milano. Cliccando su “didattica” si ha una panoramica dei corsi di laurea. Quello di “mediazione linguistico-culturale” si trova alla Facoltà di Scienze Politiche.

Università per stranieri di Siena
Sito dell’Università degli Stranieri di Siena. Qui è istituito il corso triennale di “Mediazione linguistico- culturale”.

Scuola Superiore per Mediatori linguistici – http://www.ssmlcarlobo.it/
Il sito ufficiale della Scuola Superiore per Mediatori linguistici “Carlo Bo” con sedi a Milano, Roma, Bologna, Firenze e Bari.

Cies – http://www.cies.it
Il sito del Centro di informazione educazione allo sviluppo di Roma. Il sito racchiude le iniziative del centro, e i contatti cui rivolgersi per svolgere la professione di mediatore.

Scuola superiore per mediatori linguistici – http://www.mediazionelinguistica.it
E’ la Scuola Superiore per Mediatori linguistici di Pisa. Questa rilascia il diploma di “Mediatore Linguistico”, equipollente al Diploma di Laurea in Scienze della Mediazione Linguistica conseguito nelle Università statali. Questo corso di studi ha durata triennale.

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