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il bambino che disegna

Disegnare, un modo per esprimere se stessi

In età prescolastica lo strumento più usato dai piccoli per esprimere le proprie emozioni, le proprie idee e soprattutto utile per svilupparne la creatività è il disegno. La prima cosa che il bambino usa come una sorta di gioco sono, infatti, le matite colorate e i fogli di carta: è così che dà libero sfogo alla sua fantasia. Il motivo per cui il disegno è importante nell’infanzia è perché contestualmente a questa abilità grafica, il bambino sviluppa anche le sue abilità mentali. Quindi non si tratta solo di una questione anagrafica se si vedono progressi nei disegni dei bambini, ma dipendono soprattutto da un maggiore sviluppo delle sue capacità mentali.

Se si paragonassero i disegni eseguiti dal bambino nelle diverse età della sua vita, si potrebbe verificarne in modo concreto un graduale progresso delle sue capacità cognitive e delle sue abilità rappresentative. Non bisogna dimenticare poi che lo sviluppo del grafismo va di pari passo con una sempre maggiore capacità di controllo della mano, e soprattutto dal rapporto di coordinazione tra l’occhio e la mano. Anche l’evoluzione del linguaggio favorisce un eguale sviluppo della produzione grafica: ciò significa che il bambino non tenderà a rappresentare degli oggetti di cui non riesce a pronunciare il nome, infatti li escluderà a priori. Per questi motivi il disegno rappresenta uno strumento utile per capire il grado di conoscenza che il bambino ha acquisito sulla realtà che lo circonda: è prevedibile infatti che il piccolo rappresenti su carta tutto ciò di cui prende coscienza in quanto lo vive come una nuova scoperta.

 

Il disegno: le differenze tra i piccoli e i grandi artisti

Come avviene lo sviluppo fisico e mentale del bambino, così ci sarà anche un’evoluzione nel suo modo di disegnare e rappresentare la realtà. Di solito tra i cinque e i sette anni d’età, i genitori si accorgono che è avvenuto un certo scatto evolutivo. Ciò comporta che il bambino non disegnerà più in maniera disordinata dei semplici e confusi “scarabocchi”, ma sarà diventato già un po’ meno confusionario e inizierà a raffigurare in maniera più chiara e ordinata gli stessi scarabocchi, da cui si comprenderà meglio la sua percezione della realtà circostante.

I genitori non devono preoccuparsi però se il piccolo non è ancora capace di rispettare i giusti rapporti spaziali: è normale infatti che fino ai sei anni il bambino non abbia un’esatta percezione dello spazio e delle dimensioni.Queste correzioni infatti avvengono gradualmente e sono operate dal bambino stesso: verso gli otto anni infatti compaiono i primi segni di apprendimento della concezione di grandezza, lunghezza e profondità. L’oggetto quindi riesce ad arrivare alla mente del bambino nelle sue tre dimensioni e non sono bidimensionale, quindi il bambino sarà capace di rappresentarlo come tale. Inoltre inizia a sviluppare anche un giusto rapporto spaziale tra gli elementi disegnati, e inizia a comprendere il concetto di distanza e della prospettiva, che iniziano così a diventargli più familiari.

Come già detto, il disegno è importante per capire gli stati emozionali e le sensazioni che il bambino ha rispetto a ciò che lo circonda. Infatti attraverso l’analisi del disegno, si è capaci di evidenziare alcuni disturbi infantili anche gravi che possono essersi fatti strada nel bambino. Per esempio, è molto frequente capire se il bambino accusa un lieve ritardo mentale, o è affetto da psicosi o da sintomi ossessivi o addirittura da stress. Dall’analisi del disegno inoltre è possibile comprendere anche la presenza di eventuali disagi emotivi che naturalmente il bambino non riesce a esprimere a parole ai genitori.

L’attività grafica può rivelarsi quindi non solo un modo per migliorare e accrescere le capacità creative e cognitive del bambino, ma anche una maniera di conoscerlo meglio. Sapere quello che pensa, quello che sente e quello che percepisce della realtà: questi i pensieri che possono venir fuori dagli scarabocchi del bambino, dai suoi disegni che si definirebbero come “strambi” e inconcepibili, ma che nascondono il suo sentire più profondo.

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