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La risposta: “A 5 anni un maschietto attraversa una fase dello sviluppo affettivo connotata da un forte investimento sulla mamma: se potesse la sposerebbe! E di fatto è ciò che immagina, non pensa in alcun modo che la mamma, anche se è sposata con papà, possa avere con lui una relazione privilegiata. Accade, invece, come è accaduto a Lei, di amare suo marito e di aver avuto per questo un altro figlio da lui.

Ciò ha portato molta gioia e fatica nella vostra vita di adulti, ma nella vita di bambino di vostro figlio, che fantasticava di crescere e sposare la mamma, ma anche di rimanere per sempre il suo cucciolo, il centro della sua vita, questo ha significato veder crollare il suo “piano A”, il solo e unico.

E, come tutte le volte in cui il nostro “piano A” fallisce, passiamo al “piano B”. Ricordiamoci però che in questo caso parliamo di un bambino di 5 anni, di una piccola persona che vive in modo grandemente inconsapevole le proprie emozioni e azioni, pertanto, lo “sgangherato piano B” di Suo figlio prevede di non mangiare e richiamare così la Sua attenzione. Credo ci sia anche l’aspetto della paura, che lei ha propriamente interpretato (il nodo alla gola), ma quale conseguenza del timore di aver smarrito la sua mamma e che quindi questo sia principalmente un tentativo di recupero del Suo affetto.

In questo momento, pur non essendo facile, sia Lei sia suo figlio avreste bisogno di momenti solo Vostri, in cui la qualità dello stare insieme sopperisca alla quantità di tempo in cui lui aveva la sua mamma a disposizione. Lo si potrà poi coinvolgere in piccole mansioni di “alta responsabilità” nella gestione della sorellina, valorizzandolo per ciò che riesce a fare. In tal modo Suo figlio sentirà venir meno la necessità di richiamare la Sua attenzione attraverso il cibo, perché sentirà di averla recuperata in altro modo. Cordiali saluti e buon lavoro di mamma!”

Chiara Claudia Maselli

Ecco la seconda mail.
“Buongiorno Stefania, anch’io come Lei sto affrontando questo problema. Mio figlio Samuele di 5 anni e mezzo è rimasto molto spaventato da un boccone andato di traverso e ad oggi sono 20 giorni che non mangia praticamente niente (solo cibo liquido). Lui afferma chiaramente che non riesce ad ingoiare e che gli si stringe la gola.

Io sto cercando di tranquillizzarlo dicendogli che la sua gola è normale e che la sua sensazione è dettata soltanto dalla paura; ma credi non è facile far capire certe cose ad un bambino piccolo e terrorizzato. Cosa posso fare per aiutarlo a superare questa difficoltà e che gli procura ansia? Grazie per la gentile collaborazione. Elisa.”

Cara Elisa,
di Sé e di Suo figlio non ci dice molto, se non che i sintomi che mostra sono simili a quelli del bambino di 5 anni, a cui è nata la sorellina. A parità di sintomi però, possono esserci chiavi di lettura molto diverse: in quel caso, infatti, il bambino “rivendicava” la presenza della mamma.

Lei dice: “non è facile far capire certe cose ad un bambino piccolo e terrorizzato”. È proprio vero, soprattutto perché il disagio di Suo figlio passa attraverso il corpo e non attraverso la mente: il corpo non pensa, agisce, e il corpo di Suo figlio sta agendo un disagio.

Il boccone andato di traverso deve essere stato un brutto momento, come però in 5 anni il Suo bambino deve averne provati altri: un ginocchio sbucciato, una caduta dall’altalena… Come mai proprio questo è rimasto fissato nella sua mente? Forse quell’occasione ha spaventato molto anche Lei o chi era con il bambino, lasciandovi “senza parole” e questo potrebbe avergli passato il messaggio che quello è stato un evento di cui non si può parlare e quindi di cui spaventarsi molto.

I bambini, invece, anche a fronte di occasioni “difficili” devono avere l’occasione di mettere in parole ciò che sta accadendo loro, perché in tal modo imparano a “pensare i pensieri”. Per imparare a farlo le occasioni sono infinite, quella più comune è data dal leggere insieme con i bambini delle storie, meglio se adatte a loro e alle loro competenze, riflettendo su quanto dicono, sui singoli personaggi e le loro emozioni.

È un modo solo apparentemente indiretto di agire sul problema, ma di fronte ad un bambino chiuso nel suo terrore può essere una chiave per aprire una porta che sembra chiusa. Cordiali saluti e buon lavoro di mamma!

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Milena Talento26 Maggio 2014

2 Comments

  • Giovanni Lattanzi ha detto:

    Qui forse uno psicologo è la soluzione più indicata, anche solo per un parere tecnico sulla situazione.

  • Chiara Ghilotti ha detto:

    Salve mio figlio Luca soffre di Mammite acuta (cioè continua stare sempre con la mamma e poco col papà quindi continua a fare stupidate a casa ma anche in luoghi pubblici)di consequenza continua adisturbare tutta la famiglia non sappiamo che cosa fare e spero che ci possa aiutare.
    Cordali saluti.

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