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Che cos'è la Kinesiologia?

La kinesiologia, tramite dei piccoli e facili test dei muscoli, dà la possibilità al professionista, ma anche al paziente, di avere informazioni sullo stato di equilibrio dell’individuo nei suoi tre livelli principali: il livello fisico-strutturale, il livello mentale ed emotivo, il livello biochimico e nutrizionale. Il kinesiologo ottiene queste informazioni con una pressione manuale sugli arti o su altre zone del corpo del paziente, e cerca di capire sia la velocità che la qualità della risposta del muscolo dell’individuo a seconda dello stimolo e della pressione che ha applicato.

Dalla kinesiologia sono derivate diverse varianti, come la kinesiologia applicata, disciplina olistica che punta maggiormente all’equilibrio psico-fisico, nata negli anni Sessanta del secolo scorso su iniziativa di George Goodheart, giovane chiropratico americano autore di una teoria secondo cui uno squilibrio muscolare non è un disagio esclusivamente fisico, ma deriva anche da delle problematiche interiori ed emotive della persona. Allo stesso modo, anche la debolezza di alcuni muscoli non è un’informazione tanto strutturale, quanto più un segnale d’allarme, una manifestazione di un disagio interiore. Ecco perché il trattamento kinesiologico, che cerca, individua e lavora per riportare all’equilibrio questi disagi muscolari, è utile per curare questo disagio nel suo complesso. Un trattamento che serve al corpo come stimolo, slancio per tentare di auto-guarirsi.

Un’altra variante, oggetto di approfondimento di questo scritto, è invece la kinesiologia emozionale, sviluppata a partire dal 1976 dalle menti di Gordon Stokes e Daniel Whiteside i quali, mantenendo come “guida” la tecnica tradizionale, puntano ad eliminare lo stress e le tensioni non testando i muscoli, ma le emozioni dell’individuo.

C’è, poi, anche la kinesiologia educativa, che nasce nello stesso periodo per volere di un pedagogista statunitense, Paul Dennison, che vuole aiutare gli studenti a migliorare le loro capacità di concentrazione e di apprendimento, con lo sfruttamento di benefici derivati da alcuni esercizi fisici sull’apprendimento.

Storia della kinesiologia emozionale

Come si accennava, la kinesiologia emozionale nasce nel 1976 per merito di Gordon Stokes e Daniel Whiteside, fondatori della Three in One Concepts al fine di sviluppare il metodo One Brain, metodo che testa “le emozioni, e non i muscoli” e quindi scioglie lo stress che si lega proprio a loro.

Attraverso il test muscolare, Stokes e Whiteside pensano di arrivare ad affrontare origini e disagi emozionali che sono presenti in tutti noi, sciogliendo (o defondendo, in gergo tecnico) tutte le ansie e lo stress che si legano alle emozioni vissute nell’evento o negli eventi che le hanno provocate.

Bisogna considerare, infatti, che un’emozione che non è stata elaborata è come se “bloccasse” l’organismo, e quindi opera in modo che all’interno di un dato tema, si ripropongano continuamente gli stessi esiti, gli stessi che ci accompagnano da tutta la vita e che si devono a delle scelte fatte nell’evento originario, alla causa di queste ansie (è molto probabile che sia un evento legato all’infanzia), scelte fatte sotto pressione e con incapacità di capire in modo oggettivo come sono andate realmente le cose.

Il percorso di una seduta One Brain è stato creato da Stokes e Whiteside per consentire alle persone di riguardare in modo più distaccato l’origine del loro disagio, come ponendoli di fronte all’opportunità di una nuova scelta nello stesso momento in cui lo stress che accompagna quella tematica viene portato a 0 (da un ipotetico 100 massimo della scala dello stress) grazie ai metodi usati durante la seduta.

I due cominciano la loro esperienza con bambini affetti da problemi di apprendimento con cui i tradizionali approcci non avevano avuto effetto. Gli immediati e positivi risultati ottenuti dalla Three in One in questo campo diedero la possibilità a Stokes e Whiteside di portare lo stesso metodo anche su persone adulte affette da un qualsiasi disagio emozionale, riuscendo ad avere lo stesso identico successo. E non è un caso che anche oggi è la kinesiologia emozionale a occuparsi di bambini e adolescenti con difficoltà di apprendimento.

Kinesiologia: il metodo One Brain e il riequilibrio delle energie psico-fisiche

Il fulcro della kinesiologia emozionale – lo dice lo stesso nome – sono le emozioni, che sono delle forze che interagiscono con il corpo e lo influenzano. Le emozioni non si vivono solamente nel presente, ma possono essere e sono spesso rivissute tramite il ricordo del passato; o possono essere immaginate, con delle ansie e preoccupazioni per il futuro. Basti per esempio, per esempio, al rimuginare: un’azione che vede l’individuo preoccuparsi, con paura di non essere capace di affrontare problemi futuri, e che evoca pensieri visti come incontrollabili, il cui scopo è prevedere – e prevenire – degli eventi minacciosi e negativi considerando anche delle possibili risoluzioni.

Questo concetto è utile per capire quanto accade nella mente umana quando si attiva una strategia di pensiero disfunzionale: l’individuo rimesta e rigira continuamente sullo stesso concetto, su un ricordo, su un’idea, rivivendo in loop le stesse catene di pensiero senza che però arrivi a una soluzione concreta.

Durante queste fasi di ricordo emozionale, vengono prodotte delle anomalie per quanto riguarda le reazioni del corpo. Infatti, basta solamente chiudere gli occhi e concentrarsi su una particolare emozione vissuta per cominciare vedere un’alterazione del battito, sudorazione eccessiva, distensione, contrazione dei muscoli e via dicendo.

La kinesiologia emozionale serve proprio a fermare questo processo difensivo che, però, risulta anche lesivo per corpo e mente, permettendo un riequilibrio delle energie psichiche e fisiche partendo dal trovare i motivi all’origine dei disequilibri organici nei tre livelli introdotti all’inizio:

  • Fisico-strutturale, che è influenzato dai nervi e che in caso di disfunzione nervosa vede gli organi lavorare male causando debolezza muscolare e problemi all’equilibrio strutturale.
  • Biochimico, influenzato dall’alimentazione e dai farmaci. Questo livello si può mantenere in equilibrio introducendo degli integratori naturali di vitamine e tenendo costantemente monitorata l’influenza delle medicine sull’organismo.
  • Emozionale, che si basa sul fatto che molti disturbi all’apparenza strutturali hanno una causa psicosomatica e quindi per evitare degli squilibri serve controllare l’influenza delle emozioni sul sistema nervoso.

Il test kinesiologico

Il test muscolare operato dalla kinesiologia serve a far interagire l’individuo con una stimolazione esterna, in modo che l’operatore possa vedere la qualità delle reazioni fisiche prodotte: questo serve a verificare se tali reazioni sono di tipo positivo o di tipo negativo.

Ciò che misura direttamente la tipologia delle reazioni è la sudorazione del corpo. Come base di questa tecnica c’è un collegamento stretto tra mente e corpo, che produce una serie di risposte reattive che corrispondono alla modalità “si/no”, debole/forte”. Ovvero serve a capire quali muscoli sono deboli (ovvero rispondono negativamente) e quali sono forti (danno una risposta positiva).

Il test muscolare kinesiologico agisce su un solo muscolo, scelto come indicatore. È un test non invasivo e molto semplice, perché consiste esclusivamente nel modificare la forza muscolare attraverso dei tocchi particolari – i tocchi “a farfalla” – su punti specifico energetico-emozionali.

Di solito, l’operatore agisce sul muscolo deltoide anteriore, con una procedura che si può paragonare a quella dell’agopuntura. Quando, durante questi tocchi, il professionista individua una disarmonia, capisce di trovarsi di fronte ai fattori che causano lo squilibrio energetico-emozionale del paziente. E, a questo punto, allontana quell’emozione dall’avvenimento in cui si è manifestata.

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Milena Talento21 Luglio 2014

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