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secondo figlio: quando aspettarlo?

Oltre a considerare gli elementi psicologici che sicuramente entrano in gioco quando si pensa ad un secondo figlio, la scelta dipende molto dalle condizioni fisiche della donna. In sostanza, non è possibile pensare ad un’altra gravidanza fino a quanto il fisico della mamma non si è completamente ristabilito dalla prima. Sicuramente le donne che, per il primo parto, hanno avuto un travaglio naturale, possono decidere di concepire il secondo figlio anche in tempi molto brevi. Questo perché tecnicamente una volta che ricompare il ciclo mestruale la mamma è pronta per concepire di nuovo.

L’importante è che l’utero torni alle condizioni di normalità: generalmente per contrarsi passano dalle 6 alle 8 settimane. C’è comunque da considerare anche che finchè la mamma allatta il piccolo al seno, la ripresa dell’ovulazione è ostacolata dalla prolattina, l’ormone che favorisce la produzione del latte. Man mano che l’allattamento diventa meno frequente, invece, è probabile che l’ovulazione riprenda e che alla donna possa ritornare il ciclo mestruale.

Secondo figlio: è giusto quando sono i genitori a volerlo davvero

Già con la nascita del primo figlio, le dinamiche familiari subiscono uno sconvolgimento; in effetti, spesso accade che anche i rapporti con le famiglie di origine, i parenti, gli amici e i conoscenti siano sottoposti a cambiamenti e a nuovi assetti. Decidere perciò di fare un secondo figlio significa essere pronti a vivere questa destrutturazione e ricompattazione del nucleo familiare una seconda volta e con nuove problematiche. Sarebbe auspicabile perciò che i coniugi stringessero una forte alleanza e che facessero chiarezza sul vissuto emotivo di ciascuno.

La famiglia, infatti, è un piccolo gruppo ed è sufficiente che un elemento del sistema sia infelice perché tutto il sistema vada in crisi. Prima, perciò, di sconvolgere l’assetto familiare che è stato raggiunto non senza impegno e fatica, è importante che tutti condividano gli intenti di ciascuno. Se la mamma e il papà sono effettivamente pronti all’arrivo di un nuovo figlio, anche il primogenito si accompagnerà più felicemente all’arrivo di un nuovo fratellino. I genitori dovrebbero, per esempio, interrogarsi su che tipo di reazione potrebbe provocare nel primogenito la nascita di un altro bambino.

Secondo figlio: dopo il cesareo i tempi si allungano

Sono diversi i casi in cui le donne hanno avuto il primo figlio con un taglio cesareo. In questi casi, sono già i ginecologi che indicano alla mamma tempi più lunghi prima di affrontare una seconda gravidanza: possibilmente dai 12 ai 18 mesi. La donna, in effetti, con il cesareo subisce un vero e proprio intervento chirurgico durante il quale le pareti dell’utero sono state incise ed è quindi preferibile aspettare che si siano rimarginate. Inoltre, è importante anche considerare quanto possano pesare sui neogenitori i condizionamenti che hanno ricevuto da parenti, amici e conoscenti che spesso e volentieri si sentono autorizzati a spingere verso la decisione di allargare la famiglia a 4 componenti, come se fosse una regola dover avere un nucleo famigliare così composto.

Non ultima l’idea che un secondo figlio possa essere un buon compagno per il fratello più grande che, con il suo arrivo, non si sentirà più solo. Indubbiamente sono motivazioni che muovono qualcosa nella mamma e nel papà anche se, in realtà, ci sono altre domande che i genitori dovrebbero farsi, ad esempio domandarsi perché si vuole un secondo figlio oppure chiedersi cosa significherebbe diventare madre e padre per la seconda volta. Insomma, sarebbe opportuno capire quali sono davvero le motivazioni profonde che spingono i genitori a desiderare un nuovo figlio piuttosto che farsi condizionare da tutti quegli elementi che sono collaterali e sicuramente più superficiali rispetto alle motivazioni reali dei genitori. Insomma è fondamentale andare a fondo dei perché ed essendo consapevoli di quello cui si andrà incontro, la famiglia potrà essere più unita e salda.

Secondo figlio: che succede al primo?

Dal punto di vista del bambino, il legame che il piccolo ha instaurato con la mamma svolge un ruolo fondamentale nei confronti del fratellino. La teoria dell’attaccamento è nata in seguito alle osservazioni dei comportamenti dei bambini nel doversi separare dalla madre. Di norma, è proprio dopo i primi due anni di vita che il bambino struttura in maniera definitiva l’attaccamento alla madre, ovvero quel senso di sicurezza che gli consente di comprendere che anche se la mamma lo lascerà da solo per un po’, di sicuro tornerà.

Questo significa che la mamma ha imparato a interiorizzare la figura materna e ha sviluppato una modalità di attaccamento sicuro. Tuttavia, non per tutti i bambini questo processo avviene in modo sereno. Ci sono alcuni bambini, infatti, che all’età di 3-4 anni continuano a vivere ancora con difficoltà il distacco – anche traumatico – dalla figura materna. In sostanza questi bambini hanno sviluppato un attaccamento insicuro o ambivalente e non sono ancora certi del fatto che la mamma tornerà da loro. I motivi di questa sensazione vanno rintracciati soprattutto nel rapporto che la mamma ha stabilito nei loro confronti: per esempio, una madre ansiosa che teme il processo di autonomizzazione del bimbo, e guardando al mondo come un luogo potenzialmente e sicuramente pericoloso per il suo piccolo, tende a favorire nel bambino questa modalità di attaccamento ambivalente che sarà favorito proprio dalla sua ansia.

Quando, invece, il primo figlio è più sicuro del rapporto che ha instaurato con i suoi genitori ed è certo della costanza con cui tornerà la sua mamma, è più facile che accetti di buon grado l’arrivo di un altro fratellino. Diversamente, in una coppia dove sin dalla gravidanza si sono avute delle difficoltà, l’arrivo di un altro bambino creerà uno sconvolgimento generale che avrà come possibili conseguenze sul primo figlio una detronizzazione sofferta e una maggiore predisposizione alla gelosia e alla regressione infantile.

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