Storia delle arti grafiche
La tecnologia applicata alle arti grafiche trova la sua origine nel tempo diversi secoli addietro. Già nella Cina del Quarto secolo venivano utilizzate matrici in pietra per effettuare la stampa in serie, fino a quando, nell’Undicesimo secolo, un fabbro di nome Pi Sheng creò un complesso sistema di stampa con caratteri mobili realizzati in terracotta e incastrati in un’apposita cornice di legno. Tuttavia questa tecnica non arrivò mai fino all’Europa, dove come tutti sanno la tipografia, ossia la stampa a caratteri mobili, nacque intorno al 1440-1450.
La nostra tipografia nacque dalla stampa tabellare xilografica, che andava tanto di moda in Europa nel presedente secolo, e che veniva ottenuta tramite l’incisione, su specifiche tavolette di legno, di quello che si voleva stampare, quindi disegni, scritte e a volte anche pagine di testo. L’invenzione della stampa moderna viene attribuita a Johann Gutenberg di Magonza, anche se alcuni danno il merito dell’invenzione della tipografia a Panfilo Castaldi, medico feltrino
La prima opera stampata, che segna quindi il distacco dal periodo amanuense alla moderna tipografia, pare sia stata la Bibbia a 42 linee, che venne pubblicata a partire dal 1452 da Gutenberg con grandissima attenzione ai particolari del procedimento che vennero studiati tanto in profondità da rimanere inalterati con il passare dei secoli. Le moderne tecnologie che utilizziamo oggi, infatti, nascono dai progressi tecnici che ebbero come punto di partenza proprio le tecnologie di allora. I problemi della matrice, della forma a fondere per la preparazione dei caratteri, le problematiche relative all’allineamento e all’avvicinamento degli stessi caratteri vennero infatti già risolte tempo addietro.
Vennero anche studiati speciali inchiostri per la stampa, e la forma veniva inchiostrata con i tipici rulli a mano. Vennero effettuati i necessari adattamenti del torchio, uno speciale macchinario che già veniva utilizzato per molte applicazioni tra cui anche la stampa tipografica, e vennero appositamente create le tipiche casse a scomparti dove venivano disposte le lettere dell’alfabeto, i numeri e tutti i caratteri necessari alla stampa.
Nasce la calcografia
Per quel che riguarda le illustrazioni, fino all’incirca al Sedicesimo secolo venivano stampate col metodo xilografico mediante l’incisione di una tavoletta di legno. Poi nacque la calcografia, parrebbe inventata da un fiorentino di nome Maso Finiguerra, che utilizzava una forma di stampa costituita da una lastra di rame incisa a bulino, passata nell’inchiostro e successivamente ripulita, di modo che l’inchiostro rimanesse solamente nei solchi delle incisioni.
La stampa vera e propria veniva poi effettuata in una calandra costituita da 2 cilindri in mezzo ai quali veniva falla scorrere la lastra di rame incisa e il foglio di carta che doveva essere stampato, previamente inumidito per poter meglio assorbire l’inchiostro che si trovava nei solchi delle incisioni. Questa tecnica costituì un grande passo avanti rispetto alla xilografia poiché permetteva di ottenere tantissime sfumature di tonalità ed ebbe un successo tale da diventare il metodo privilegiato ed esclusivo per la stampa delle illustrazioni praticamente fino alla fine dello scorso secolo.
L’unico svantaggio di questa tecnica era che, rispetto alla xilografia in cui le immagini potevano essere stampate insieme al testo, nel caso della calcografia dovevano essere stampate a parte e tratta come ‘inserti’. La tecnica della calcografia a bulino venne perfezionata negli anni successivi con l’introduzione dell’acquaforte.
Gli stampatori italiani
Tra gli stampatori italiani che si sono distinti per la qualità delle loro opere sicuramente è da ricordare il saluzzese Giambattista Bodoni, che realizzò opere di grande valore tecnico e che fu padre del carattere romano moderno che ha preso il suo nome e che ancora oggi viene utilizzato, principalmente per l’eleganza delle sue terminazioni filiformi e per la delicatezza del suo chiaroscuro.
Il secolo in cui le arti grafiche subirono un processo di trasformazione più profondo e decisivo fu senza dubbio l’Ottocento. Con l’introduzione della macchina continua da carta, realizzata verso la fine del Settecento, maggiori quantità di carta erano finalmente disponibili e il torchio non era più in grado, da solo, di far fronte alle molteplici esigenze di stampa di tutti i tipi, che diventavano ogni giorno più complesse e quantitativamente rilevanti.
Nacquero quindi le macchine tipografiche a pressione piano-cilindrica per invenzione del tedesco Friedrich Konig, che sono tutt’oggi, con tutte le modificazioni e i perfezionamenti del caso dovuti al progresso tecnologico, alla base della nostra industria tipografica moderna. Un altro problema affrontato in quel medesimo secolo dagli inventori fu quello della composizione a macchina, che aveva lo scopo di sostituire nella sua totalità il lavoro manuale, quindi ovviamente lento, dei tipografi compositori.
Nasce la Linotype
Ci furono inventori nel settore delle arti grafiche che tentarono di costruire macchine per la composizione con caratteri mobili, altri che si concentrarono sulla creazione di matrici da cui ottenere, per fusione, i caratteri nel momento stesso della composizione.
Chi ottenne maggior successo in questo campo fu un tipografo di origine tedesca chiamato Ottmar Mergenthaler, che nel 1886, negli Stati Uniti, realizzò un macchinario che venne chiamato Linotype, in grado di comporre matrici e fondere lingotti di una lunghezza prefissata, chiamata giustezza. Solo un anno dopo, quindi nel 1887, Tolbert Lanston brevettò un procedimento chiamato Monotype che consentiva di creare una composizione a macchina con caratteri mobili.
Il grande successo della composizione meccanica rispetto a quella manuale era data da un rapporto di produzione tra una e l’altra di circa 6 a 1: questo voleva dire che nello stesso tempo in cui un compositore componeva manualmente un lavoro un linotipista poteva comporne addirittura sei, con un evidente vantaggio in termini di tempo che non era difficile tradurre immediatamente in una rendita economica superiore.
Il processo litografico
Sempre verso fine ottocento vide la luce il processo di stampa chiamato litografico, inventato da Aloys Senefelder,che rivoluzionava le arti grafiche. Questa tecnica, che utilizzava come forma per la stampa una lastra di pietra, aveva la caratteristica particolare di essere dotato di parti stampanti e parti non stampanti della forma tutte posizionate sullo stesso piano.
Per quel che riguarda la nascita della stampa con procedimento rotocalcografico, invece, avvenne nel 1889 per merito di Karl Klietsch, portando un profondo rinnovamento e stabilendo una vera e propria rinascita del procedimento calcografico, che era stato accantonato a causa della nascita della fotografia e di vari processi fotomeccanici che servivano a riprodurre le illustrazioni.