Così ha detto e così sta facendo. Donald Trump durante la sua campagna elettorale aveva annunciato severe misure restrittive per contrastare l’immigrazione e combattere con tutti i mezzi il terrorismo islamico. E così dopo l’annuncio della ferma volontà di costruire il muro che separa il Messico dagli Stati Uniti, sono arrivati due decreti con effetto immediato che riguardano le nuove diposizioni per l’immigrazione e i cittadini che arrivano in America da altri paesi del mondo.
Da quando è stato eletto Presidente degli Stati Uniti d’America l’attenzione su quello che accade oltreoceano è altissima. Il più caldo argomento di attualità, e di cui tutto il mondo sta parlando, riguarda la decisione con effetto immediato con la quale Trump vieta l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini che provengono da sette paesi musulmani.
Niente ingresso negli Stati Uniti, quindi, per chi proviene dalla Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia e Yemen. Le proteste sono scattate in tutto il mondo ma il Presidente ribadisce con fermezza la necessità di questa scelta per proteggere il paese da eventuali terroristi islamici.
In particolare, il comunicato con cui Trump illustra i suoi provvedimenti, cita l’11 settembre, la grande ferita per il popolo americano inferta da un gruppo di terroristi islamici. Terroristi che, però, non provenivano da nessuno dei paesi coinvolti nella decisione di Trump, ma provenienti dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dall’Egitto e dal Libano, paesi che il comunicato ufficiale non cita.
Allora viene da chiederci perché questa decisione? Perché paesi come l’Arabia Saudita non sono coinvolti in questa decisione? Chi conosce bene la politica internazionale e i delicati equilibri del medio-oriente la domanda se l’è già posta; forse Trump ha escluso l’Arabia Saudita da questo provvedimento perché si tratta di un paese chiave nell’asse economico americano? Del resto, parliamo di un paese ricco di petrolio e molto ricco.
Lo stesso di potrebbe dire dell’Egitto, paese che in questo provvedimento non è menzionato. Perché l’Egitto, insieme all’Arabia Saudita, a oggi tacciono riguardo questa decisione? Perché non hanno manifestato nessun genere di solidarietà con i paesi colpiti?
E ancor di più: perché altri paesi musulmani non vengono citati e coinvolti in questo provvedimento. La Turchia rappresenta un esempio emblematico; è un paese musulmano, che recentemente è stato coinvolto in sanguinosi attentanti di matrice terroristica, ma non viene nominata in nessun modo da Trump.
Forse perché il Presidente Trump non lo considera un paese pericoloso dal quale potrebbero partire diversi terroristi? O forse perché Trump in Turchia possiede ben due grattacieli? È lecito pensare che Trump non abbia toccato i paesi in cui i suoi interessi personali sono molto forti? Insomma, qual è il confine tra politica e interesse personale quando a diventare Presidente degli Stati Uniti è un ricco e potente imprenditore? Ai posteri l’ardua sentenza.