Pesce sì o pesce no?
Sembrerebbe proprio che in gravidanza una lieve esposizione al metilmercurio contenuto nei pesci, possa determinare problemi di iperattività e deficit dell’attenzione nel bambino. Ciò significa che il pesce può rappresentare un pericolo per il corretto sviluppo del feto, nonostante non sia sconsigliato da tutti i medici a priori dalla dieta di una gestante. Se da un lato infatti si tratta di un alimento che contiene importanti principi nutritivi come gli acidi grassi omega 3 che risultano fondamentali per lo sviluppo cerebrale del bambino, dall’altro altro mangiare troppo pesce potrebbe anche significare far ingerire alla futura mamma particelle indesiderate di mercurio.
Alcuni recenti studi scientifici hanno dimostrato come l’esposizione, seppur leggera, al metilmercurio per le donne in dolce attesa possa essere la prima causa di iperattività o di deficit dell’attenzione, la cosiddetta sindrome ADHD, nel bambino. Questo dato non implica necessariamente una totale esclusione del pesce durante tutto l’arco della gravidanza, ma più realisticamente significa limitarne il consumo quanto più possibile, per non creare in seguito dei problemi ben più gravi nel bambino. Quindi è consigliabile non consumare un pasto a base di pesce più di due volte a settimana, in questo modo i principi nutritivi contenuti in questo preziosissimo alimento potranno portare giovamento al feto senza danneggiarlo.
Anche per questo motivo, bisogna fare molta attenzione all’alimentazione durante i nove mesi di gravidanza e allo stato di salute generale della mamma. Una recente ricerca, infatti, ha dimostrato che se una donna in dolce attesa assume cibo spazzatura durante la gravidanza, potrà trasmettere voglia di cibo spazzatura anche al bambino che ne richiederà appena potrà. Condurre una sana alimentazione durante la gestazione quindi non significa solo garantire una buona salute al feto, ma anche evitare di trasmettergli delle malsane abitudini alimentari: la voglia di cibo spazzatura nel bambino sembra proporzionale infatti alla quantità che la mamma ha ingerito durante la gravidanza. In pratica, più si mangiano “schifezze” più il nascituro proverà la voglia di mangiarne appena sarà capace di richiederne. Questa richiesta dipende proprio dall’assuefazione all’eccessivo contenuto di grassi e zuccheri da parte del feto: se la mamma si nutre di schifezze, queste arriveranno anche al bambino che sarà capace di sviluppare una sorta di dipendenza da cibo spazzatura già durante la gestazione. Inoltre bisogna tener presente come eccessivi livelli di zuccheri nel sangue influiscano sui percorsi cerebrali del bambino e possano finire con l’alterarne le sue preferenze alimentari.
Oltre agli alimenti: ecco a cosa prestare attenzione
Gli eventuali pericoli, però, non sono solo da temere per quanto riguarda gli alimenti a cui bisogna comunque e sempre prestare attenzione, ma esistono tantissime sostanze da cui le donne in attesa devono cautelarsi perché molto nocive alla salute propria e a quella del feto. Per esempio, forse non tutte sanno che le sostanze a base di perfluorinato presenti nel teflon delle padelle antiaderenti, sono nocive. Utile sarà rimarcare quanto risultino dannosi i pesticidi organoclorurati, ovvero i famosi DDT, presenti negli antiparassitari, negli insetticidi, negli erbicidi e acaricidi. Ancora i bifenili policlorurati, ovvero le sostanze presenti negli apparecchi elettrici, possono causare lesioni al sistema immunitario e al sistema nervoso centrale; i flatati, usati per produrre le plastiche, gli idrocarburi policiclici aromati, sempre presenti nella sintesi di plastiche, coloranti e pesticidi, il bisfenolo A, contenuto nelle lattine di metallo e nella plastica, gli eteri di difenile polibromurato, che servono come ritardanti di fiamma in caso di incendi: tutti questi composti sono altamente nocivi e possono procurare alla mamma e al bambino malattie legate allo sviluppo cerebrale o peggio favorire la nascita del cancro.
Proprio per salvaguardare la salute dell’organismo, sono stati messi al bando anche quei composti chimici sintetici usati per plastificare e rendere ignifughi e indurenti certi materiali, che si trovano in colle, vernici, gomme, isolanti per l’edilizia, nei tessuti per automobili, nelle borse, nelle scarpe e nel cuoio; anche alcune sostanze chimiche presenti nella produzione delle copertine dei libri, nei detergenti e nei detersivi, nei deodoranti e nei profumi per ambienti, nei prodotti ammorbidenti e negli smacchianti sono state classificate nocive.