Glifosfato: il ruolo oscuro delle multinazionali

Il glifosfato fa male? È cancerogeno? Distrugge le piante e avvelena il terreno? Da molto tempo, ormai, si cerca di rispondere in modo puntuale e preciso, ma mai come in questi mesi si affaccia sulla scena della discussione internazionale l’oscuro ruolo che le multinazionali giocherebbero nella faccenda. Vediamo insieme perché.

farmer spraying pesticide in the rice field protection pest

La battaglia sul glifosfato sembra proprio non finire; giornali e inchieste ne parlano da molto tempo, ormai, ma noi siamo sicuri di sapere tutto sull’argomento? Andiamo per ordine, allora, e iniziamo a capire per prima cosa che cos’è questa sostanza che indigna sempre di più la comunità internazionale.

Il glifosfato è una sostanza che viene usata all’interno dei pesticidi. Nasce ufficialmente nel 1950 a opera di un chimico svizzero che per la prima volta l’ha sintetizzato in laboratorio, ma è solo a partire dagli anni ’70 che il glifosfato ha cominciato a essere distribuito come diserbante per le coltivazioni.

In un primo momento il glifosfato veniva utilizzato per lo più prima della semina, per liberare la terra dalle erbacce, ma da quando esistono a le piante geneticamente modificate, resistenti a questa sostanza, il glifosfato viene utilizzato anche dopo la fase di semina. Oggi il glifosfato è venduto in tutto il mondo dalla Monsanto, il grande colosso che proprio ultimamente ha completato la sua fusione con il gruppo Bayer.

Ma quello che fa preoccupare molto la comunità internazionale è un rapporto redatto da Global 2000 dal titolo Buying Science. Quello che emerge è molto inquietante; secondo l’inchiesta la stessa Monsanto avrebbe distorto alcune prove scientifiche che dimostrerebbero che il glifosfato ha degli effetti negativi sulla salute. Gli autori del rapporto pubblicato accusano Monsanto di gravi omissioni in nome dell’interesse di mantenere inalterata la presenza sul mercato di questo erbicida.

E la situazione in Italia?

Come sappiamo, in Italia la coltivazione di piante geneticamente modificate è vietata, ma il glifosfato viene comunque impiegato su molte coltivazioni e anche in molte aree che non sono destinate all’agricoltura. Per essere più precisi, purtroppo, il glifosfato risulta essere uno dei prodotti fitosanitari più venduto a livello nazionale.

All’estero, invece, l’utilizzo del glifosfato è direttamente proporzionale alla massiccia presenza di colture OGM. Parliamo quindi dell’America Latina, Argentina prima su tutti gli altri paesi, ma anche di India, Cina e Stati Uniti. L’unione Europea, dal canto suo, ha prorogato l’utilizzo del glifosfato fino alla fine del 2017: ma perché questa proroga? E perché i governi non prendono alcuna posizione in merito a una sostanza accusata di essere nociva per la saluta?

Insomma: perché non viene fatta sufficiente chiarezza?

La risposta, per ora, non è data saperla, ma quello che forse può essere di conforto nel frattempo è la possibilità di seguire attentamente cosa la comunità scientifica potrà comunicarci nei prossimi mesi, nella speranza che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche si occupi seriamente di questo problema incombente.

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Milena Talento
Classe 1985, una laurea in Filosofia e una passione per il web nata ai tempi dei convegni universitari su Merleau-Ponty e i neuroni specchio. Autodidatta dalla A alla Z, comprende le potenzialità lavorative ma soprattutto economiche delle emergenti professioni tecnologiche e decide di sfruttare le proprie abilità letterarie e logiche applicandole ad un ambito nuovo. Da qui si affaccia alla professione di copywriter che coltiva per diversi anni. Scrive per alcuni e-commerce emergenti (tra cui Dalani e Zalando), si appassiona alla programmazione dei siti web, ma soprattutto agli algoritmi di Google. Circa 10 anni fa apre una web agency con cui si occupa di comunicazione a 360°. Guidaconsumatore.com viene acquistato nel 2018, dopo anni passati a lavorare in redazione come copy e seo.
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