a cura della Dottoressa Francesca Saccà
Un’intervista che tocca un problema molto importante nella società odierna: la separazione dei genitori e di conseguenza gli aspetti psicologi che ricadono sui bambini. Abbiamo rivolto alla Dott.ssa Francesca Saccà alcune domande, relative a questa problematica, che abbiamo diviso in tre parti. Oggi vi proponiamo la prima parte.
Qual è il tasso di separazione in Italia?
Tra il 1995 e il 2005 i dati Istat hanno evidenziato un’impennata dei divorzi e delle separazioni in Italia che sono infatti cresciuti rispettivamente del 74% e del 57.3%.
La separazione nel nostro Paese non è più tanto un fenomeno quanto un dato di fatto e, ormai, i figli di coppie divorziate sono in tanti, quasi quanto quelli di coppie sposate.
Quale è il modo migliore, se esiste, per dire ai bambini che i genitori si stanno separando?
A volte i genitori si dilungano in lunghe e complesse narrazioni circa i motivi della separazione ma, soprattutto se il bambino è piccolo, non riesce a comprendere spiegazioni troppo complesse; per questo motivo i genitori devono esprimersi in modo comprensibile per il piccolo e rispondere alle sue domande con la massima semplicità.
Inoltre c’è da dire che, più importanti di ogni spiegazione, sono le “sensazioni” che vanno ad accompagnare le parole del genitore: l’adulto che si appresta a parlare con il bambino deve cercare di essere nel miglior stato d’animo possibile, evitando di manifestare sentimenti come rabbia ed ostilità nei confronti dell’altro partner; questo perché il bambino, quando è piccolo, non riesce a capire che questi sentimenti non hanno nulla a che vedere con lui, bensì riferisce a se stesso la rabbia che i due coniugi provano l’uno nei confronti dell’altro.
E’ bene ricordare che non saranno tanto le parole quanto i fatti, le esperienze e i cambiamenti che si verificheranno nella sua esistenza, a decidere il benessere del figlio.
Quali sono gli elementi della separazione che maggiormente vanno ad influenzare lo sviluppo psicologico dei figli?
In particolare, la continuità nel tempo della relazione genitore-figlio e il conflitto familiare nelle sue diverse sfaccettature (entità, durata e tipologia), sembrano rappresentare le variabili più importanti nel determinare il tipo di adattamento psicologico dei figli.
La possibilità di poter continuare ad avere rapporti significativi con entrambi i genitori rassicura il figlio sul fatto che non sarà abbandonato e salvaguarda la possibilità di avere a disposizione più modelli adulti possibilmente positivi con cui confrontarsi e su cui costruire la propria identità e le future relazioni sentimentali.
Altro elemento acquisito è che la conflittualità aperta tra i genitori incide negativamente sullo sviluppo della personalità del bambino tanto che è stato oramai ampiamente dimostrato che “è più nociva per la salute mentale del figlio una famiglia integra ma conflittuale, rispetto ad una situazione serena, anche se la coppia genitoriale è separata o divorziata”.
Dott.ssa Francesca Saccà
http://psicologoinfamiglia.myblog.it
domani non perdete la seconda parte dell’intervista
faglielo leggere e leggere più volte, si convincerà, se è vero amore, che insieme potete costruire una nuova famiglia, lui,tu e i suoi bambini. (senza nulla togliere alla loro mamma sia chiaro!) Buona fortuna.
io ho vissuto una separazione e sono molto d’accordo con quello che ha scritto la dott.ssa. Ora sto vivendo una bellissima storia d’amore con un uomo sposato ma con un matrimonio fallito, il quale ha due figli ma ha il terrore di separarsi per paura, come dice lui, che si sentano ABBANDONATI, e sotto consiglio di una psicologa non molto professionale che gli ha consigliato che per i figli deve rimanere in famiglia e “fingere” di essere felice e di andare d’accordo con la moglie, sta vivendo una crisi depressiva per l’indecisione sul da fare della sua vita….e non so più come aiutarlo. Gli ho fatto leggere questo articolo, lo trova verissimo ma la paura del rimorso è più forte di lui. Comunque ancora grazie per il suo articolo dott.ssa Saccà