Il disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività (seconda parte)

Il disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività: facciamo un po’di chiarezza A cura della Dott.ssa Francesca Saccà http://psicologoinfamiglia.myblog.it Quali sono i fattori di rischio che possono influenzare l’insorgenza di questo disturbo? Gian Marco Marzocchi (2003), Ricercatore di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università “Bicocca” di Milano, ha evidenziato una serie di potenziali fattori di rischio per l’insorgenza dell’ADHD tra cui: –  Elevato livello di attività motoria ed eccessive richieste di cura e attenzione del bambino prima dei 5 anni – Precedenti casi di Ddai in famiglia – Atteggiamento direttivo e critico dei genitori verso i comportamenti del figlio –

Il disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività: facciamo un po’di chiarezza

A cura della Dott.ssa Francesca Saccà
http://psicologoinfamiglia.myblog.it

Quali sono i fattori di rischio che possono influenzare l’insorgenza di questo disturbo?
Gian Marco Marzocchi (2003), Ricercatore di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università “Bicocca” di Milano, ha evidenziato una serie di potenziali fattori di rischio per l’insorgenza dell’ADHD tra cui:

–  Elevato livello di attività motoria ed eccessive richieste di cura e attenzione del bambino prima dei 5 anni

– Precedenti casi di Ddai in famiglia

– Atteggiamento direttivo e critico dei genitori verso i comportamenti del figlio

– Fumo, uso di alcol, e problemi di salute della madre durante la gravidanza

– Elevato numero di complicazioni mediche durante il periodo di gravidanza
– Assenza di un genitore

– Basso livello educativo – culturale della madre

– Problemi di salute del bambino nei primi anni di vita e ritardo di sviluppo motorio e linguistico

Come si può intervenire efficacemente su tale patologia?
Ogni intervento terapeutico per i bambini con DDAI deve essere accuratamente personalizzato, preceduto da una accurata valutazione clinica e seguito da frequenti visite di controllo, almeno mensili. La combinazione della terapia farmacologica con l’intervento psicologico offre alcuni vantaggi rispetto al trattamento esclusivamente farmacologico: migliora le relazioni con i coetanei, aumenta la soddisfazione dei genitori per il trattamento, permette di utilizzare minori dosi di farmaco.

Appare opportuno precisare che non tutti i bambini affetti da Ddai hanno bisogno di un trattamento farmacologico bensì, dopo un’attenta valutazione medica, la decisione di usare farmaci si basa sulla severità dei sintomi, sul consenso dei genitori e del bambino, sulle risorse cognitive del bambino e sulle capacità di genitori ed insegnanti di gestire i problemi comportamentali, e sui risultati di precedenti terapie.

L’intervento psicologico è diretto ai soli bambini o anche ai loro genitori?
La terapia psicologica si estende a vari ambiti: da interventi diretti al bambino a consulenze rivolte agli insegnanti e ai genitori.

Diverse sono le tipologie d’intervento psicologico che si possono attuare con un bambino che presenta DDAI: esistono interventi definiti “comportamentali”, che si focalizzano principalmente sulle conseguenze dei comportamenti del bambino, e cercano, attraverso gratificazioni e punizioni, di ridurre i suoi sintomi e i suoi atteggiamenti negativi.

Altri interventi, definiti cognitivo-comportamentali, hanno come scopo quello di insegnare al bambino adeguate strategie cognitive (capacità di risoluzione dei problemi o di autoregolazione) e di incrementare le abilità carenti.

Con i genitori di questi bambini vengono utilizzati programmi di “Parent Training”, ossia percorsi di formazione il cui obiettivo è quello di fornire informazioni specifiche sul disturbo e suggerire tecniche educative per la gestione del comportamento problematico.

L’intervento psicologico con gli insegnanti (parte essenziale di un efficace percorso terapeutico di bambini con Ddai) ha diversi obiettivi: dopo aver informato gli insegnanti sulle caratteristiche specifiche del disturbo, questi vengono aiutati ad assumere un atteggiamento più costruttivo nel rapporto con il bambino.

Inoltre viene loro spiegato come lavorare in  classe per migliorare la relazione del bambino con i compagni e vengono suggerite particolari strategie didattiche per facilitare l’apprendimento dell’alunno.
A cura della Dott.ssa Francesca Saccà
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Milena Talento
Classe 1985, una laurea in Filosofia e una passione per il web nata ai tempi dei convegni universitari su Merleau-Ponty e i neuroni specchio. Autodidatta dalla A alla Z, comprende le potenzialità lavorative ma soprattutto economiche delle emergenti professioni tecnologiche e decide di sfruttare le proprie abilità letterarie e logiche applicandole ad un ambito nuovo. Da qui si affaccia alla professione di copywriter che coltiva per diversi anni. Scrive per alcuni e-commerce emergenti (tra cui Dalani e Zalando), si appassiona alla programmazione dei siti web, ma soprattutto agli algoritmi di Google. Circa 10 anni fa apre una web agency con cui si occupa di comunicazione a 360°. Guidaconsumatore.com viene acquistato nel 2018, dopo anni passati a lavorare in redazione come copy e seo.
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