a cura della Dottoressa Saccà
Un’intervista interessante a cura della Dottoressa Sacca, su un argomento molto interessante: I bambini e il computer.
A che età i bambini di oggi cominciano ad avvicinarsi al computer?
C’è da dire che oggi, rispetto al passato, si è abbassata l’età in cui un bambino inizia a sedersi davanti alla tastiera: secondo gli esperti Laniado e Pietra (2004) “a 3 anni clicca sul mouse; a 4-5 impara a servirsi dei programmi di grafica, a 6 anni, dopo essersi fatto una buona esperienza con i videogiochi, comincia già a navigare in rete”.
Il computer facilita l’apprendimento dei bambini?
Il computer risponde alla moderna filosofia dell’edutainment, genere che coniuga l’aspetto ludico a quello didattico (“educational” + “entertainment”), offrendo ai bambini la possibilità di apprendere con modalità divertenti senza per questo sminuire il valore delle conoscenze.
Nata dall’unione di due termini inglesi, educational (educativo, didattico) ed entertainment (intrattenimento, gioco), l’edutainment si riferisce al carattere ludico delle attività didattiche non tradizionali, nelle quali l’interazione con il computer, internet e il DVD diventa il punto centrale.
Giocando, i bambini conoscono le tecnologie più avanzate e attraverso di esse apprendono le materie più tradizionali come la storia, la matematica e l’inglese
Per i bambini, a differenza di molti adulti, è estremamente semplice “approcciarsi” al computer, come mai?
I genitori rimangono spesso affascinati dall’estrema facilità d’approccio con cui i loro figli utilizzano il computer. Secondo Seymour Papert (1996), “la naturalezza d’approccio dei bambini alle nuove tecnologie deriva dal particolare processo di apprendimento che contraddistingue le prime fasi di vita, che è di tipo esperienziale, nel senso che le azioni sono guidate dalle risposte che l’ambiente circostante fornisce.
Man mano che si cresce, l’apprendimento diventa cognitivo, meno spontaneo e sempre più dipendente da altre persone con le quali ci si relaziona verbalmente”.
Il computer offre dunque ai bambini la possibilità di utilizzare un processo di apprendimento affine a quello che essi utilizzano per conoscere il mondo che li circonda, ossia un apprendimento che procede per esplorazione. I bambini infatti “apprendono ad apprendere” esplorando, manipolando, giocando, facendo: questa modalità di agire che Hawkins (1974) chiama “pasticciamento” è una tappa fondamentale nella costruzione del rapporto con la realtà.