Storia del costume da bagno da donna

E’ estate, fa caldissimo, siete in spiaggia sotto un rigenerante ombrellone, magari in prima fila. Di fronte a voi, il solito via vai di gente che passeggia sul lungomare. Osservate attentamente i loro costumi da mare: gli uomini si presentano nella solita variante (boxer o slip), qualcuno azzarda anche un seminudo, ma le donne…le donne brillano per varietà di forme, modelli e colori.

Origini e storia del costume da bagno da donna

Tra tanga e perizomi, topless, bikini e costumi interi (magari anche olimpionici per le più sportive), c’è solo da perder la testa. La donna è sempre meravigliosa, ma in estate (qualsiasi siano le sue taglie e le sue forme), è ancora più bella. Più affascinante, più maestosa. E l’uomo resta folgorato, come sempre.

Ma se iniziate a pensare a quanta carne e pelle nuda sia esposta ai raggi del sole, capirete che non è sempre stato così. La donna non ha sempre potuto esprimere a questi livelli la sua libertà, spesso ostacolata da rigorose leggi etiche e da ferree norme di tutela del buon costume e della morale comune. Andiamo a curiosare nella storia del costume da bagno da donna e scopriremo cose interessanti.

Storia del costume da bagno da donna

Per riacciuffare le origini e la storia del costume da bagno da donna bisogna tornare con la mente all’agosto del 1812, esattamente in Normandia, quando Ortensia del Beauharnais, nonché regina d’Olanda, entra in mare sfidando le onde con indosso un lungo abito pesante: una sorta di tunica che comprendeva anche un pantalone ton-sur-ton e l’imprescindibile corsetto.

Era considerato quasi un sacrilegio intravedere qualche centimetro di pelle nuda della bianchissima dama, vietato in spiaggia come in qualche squallido peschereccio. Ben dodici anni dopo, nel 1824, la figlia di Francesco I (nonché moglie di Carlo Ferdinando di Borbone), Carolina di Berry, è la pioniera di un’altra moda: entrare in acqua completamente vestita, con un abito che comprendeva, per l’esattezza, un abito di pesante panno, scarpe di vernice e calze di lana e addirittura guanti, cappello ed ombrellino.

Ci si copriva anche per evitare di abbronzarsi: l’abbronzatura apparteneva alle classi disagiate, ai lavoratori che, continuamente esposti al sole del duro lavoro nei campi, non potevano ripararsi. Ecco perché i nobili facevano di tutto (cipria compresa) per apparire al limite dell’evanescenza. Per gli appassionati di storia della moda e del costume, informiamo che il celebre (stilista Paul Poiret eliminò da ogni guardaroba femminile il busto ed il corsetto, consentendo alle donne di agire con più libertà, nonché di muoversi e di respirare più facilmente.

Da allora tante sono state le novità eclatanti nella storia del costume da bagno da donna, che tra l’altro diventa sempre più ridotto: pensate che già nel 1906, l’atleta Annette Kellermann, nuotatrice australiana, si presentò ad una gara negli U.S.A. con un costume intero che lasciava praticamente scoperte le cosce per intero: con questo nuovo capo si poteva scivolare meglio nell’acqua, muovendosi e nuotando con più libertà fisica.

Ma nella storia del costume da bagno da donna c’è un nome… Gabrielle “Coco” Chanel. La regina della moda e della storia del costume che nel 1920 diede il via alla moda dell’abbronzatura: ecco allora che inizia a prender piede la sfrenata febbre della tintarella, tutte sotto il sole ad arrostirsi e a prender colore! Il fashion-look proposto da Chanel per le sue donne al mare è sostituito da un paio di pantaloncini corti (tipo shorts ma un po’ più lunghi) e dalle braccia lasciate scoperte: i media e le istituzioni più rigide e moraliste iniziano ad allarmarsi per tanta nudità, chiedendosi cosa ne sarebbe stato del senso del pudore e del ritegno.

Nessuno però si aspettava la rivoluzione, si dice, che sopraggiunse puntualmente nel 1946 nella ville Lumière, a Parigi, quando l’ingegner Luois Réard non sapeva di passare alla storia come colui che inventò il bikini, un costume da bagno formato da due pezzi che lasciava interamente scoperta la pancia. Una pietra miliare nella storia del costume da bagno da donna.

La prima che si cimentò nell’opera d’indossarlo fu una sorta di streap-teaser, Micheline Bernardini, ma le due donne che portarono a spasso per il mondo e sugli altari della moda questa straordinaria innovazione modaiola furono Brigitte Bardot, la diva che impazzava nella Saint Tropez degli anni Cinquanta e la leggendaria Marilyn Monroe che proprio nel film del 1953 “Niagara” portò sul grande schermo quell’audace ed ancora esclusivo capo d’abbigliamento.

Due grandi dive per una storica rivoluzione, dunque, nella storia del costume da bagno da donna. Da non dimenticare, però, che se il bikini è divenuto il costume da bagno occidentale per eccellenza, lo dobbiamo in parte anche e soprattutto alla regina Margaret d’Inghilterra, immortalata dai reporter di tutto il mondo mentre sbarcava a Porto Cervo dallo yacht dell’Aga Khan proprio in bikini. Da allora ogni donna ne indossa uno e ne acquista un paio ad ogni stagione.

Storia del costume da bagno da donna nel cinema

Da sempre le donne in costume da bagno sono state muse ispiratrici di artisti, fotografi, registi ed ovviamente stilisti. Il costume che rende la donna ancor più fascinosa ed intrigante (con quel classico vedo-non vedo) è presente in un’interminabile serie di film.

Pensiamo alla Bond Girl Ursula Andress, rimasta nella storia del costume da bagno da donna con la scena del film “Agente 007, Licenza di uccidere”: uscendo dall’acqua in bikini incarnò l’icona sexy della donna. E’ suo, infatti, il primo posto nella classifica stilata da un noto quotidiano inglese che elenca i bikini migliori della storia cinematografica mondiale: quelli più belli e seducenti, quelli memorabili e più riusciti, insomma, quelli che nessuno dimentica.

E’ di un’altra Bond Girl il terzo posto: stavolta è Halle Berry a salire sul podio, nell’altro 007 “La morte può attendere”. Stesso copione (la donna, come la più bella ed incantevole tra le sirene, esce dall’acqua come e meglio di Venere), stesso effetto. Seguono a ruota la Charlie’s Angel Cameron Diaz e Bo Derek, resa celebre dalla moltitudine di perline che ornava i suoi capelli in “Ten”, glorioso film del 1979. Ma non dimentichiamoci però della naturalissima Jessica Alba e della mitica ed intramontabile Brigitte Bardot.

Nella classifica è presente perfino il protagonista di Borat, ovvero Sacha Baron Cohen, che si conquista un posto per l’esilarante slip verde mela (con bretelle) indossato nel film.

Costume da bagno per le miss

Se parliamo di storia del costume da bagno da donna non possiamo evitare il concorso di bellezza più famoso del paese. Da sempre le aspiranti bellissime al titolo di Miss Italia (ma anche a qualsiasi altro concorso di bellezza nel mondo), sono chiamate a sfilare in passerella, di fronte alla giuria che dovrà decidere dell’eventuale selezione e vittoria, in ridottissimi costumi da mare. Intero o a due pezzi, il costume da bagno mostra le forme della candidata, i suoi punti deboli e i suoi punti forti. Fisicamente parlando, ovvio.

Sfilare in underwear non sarebbe stato lo stesso: troppo intimo e profondo, legato ad una sfera personale e privata, il beachwear si presta meglio allo scopo. Più informale e spiritoso, sebbene altrettanto “mostratutto” e rivelatore. Ovviamente ogni singolo concorso di bellezza stabilisce canoni e norme relativi al decoro a cui deve sottostare il costume da bagno: si devono sì mostrare forme e portamento, ma al tempo stesso non si deve eccedere nel cattivo gusto e nella volgarità. Ne risentirebbe non solo la moralità della ragazza, ma anche la qualità della stessa manifestazione.

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Milena Talento
Classe 1985, una laurea in Filosofia e una passione per il web nata ai tempi dei convegni universitari su Merleau-Ponty e i neuroni specchio. Autodidatta dalla A alla Z, comprende le potenzialità lavorative ma soprattutto economiche delle emergenti professioni tecnologiche e decide di sfruttare le proprie abilità letterarie e logiche applicandole ad un ambito nuovo. Da qui si affaccia alla professione di copywriter che coltiva per diversi anni. Scrive per alcuni e-commerce emergenti (tra cui Dalani e Zalando), si appassiona alla programmazione dei siti web, ma soprattutto agli algoritmi di Google. Circa 10 anni fa apre una web agency con cui si occupa di comunicazione a 360°. Guidaconsumatore.com viene acquistato nel 2018, dopo anni passati a lavorare in redazione come copy e seo.
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